Pubblicato il 1 Marzo 2011 da Veronica Baker
Uno sport gravemente malato
Il mondo degli scacchisti è come una persona che sa di avere una malattia, ma non vuole andare a farsi visitare perchè il dottore gli dirà esattamente di che disturbo soffre : temono di perdere amici di una vita e di litigare fra di loro se parlano dei problemi esistenti.
Meglio evitare e ritrovarsi fra coloro che si conoscono da una vita.
Il classico problema degli ambienti piccoli.
Ma è proprio questa la paura : guardare in faccia la realtà del movimento, e che il giocattolino diventi ancora più piccolo di quello che è in realtà.
Per cui non solo c’è il rifiuto categorico di discutere, ma peggio ancora vengono totalmente ignorati (e spesso anche dileggiati) tutti coloro che provano a proporre alternative, bollati come incompetenti oppure come persone animate da ostilità nei loro confronti.
In questo caso non è mai necessario usare le tablabases per conoscere l’esito del finale : è semplicemente la storia che ce lo insegna.
20-30-40 anni fa non solo c’erano molti più giocatori di base, ma anche i grandi festival avevano un numero di giocatori, premi e soprattutto sponsor (tra cui le banche, che ora sono sparite) del tutto scomparsi.
E se uno sport già minore, che già dava in tempi di vacche grasse premi modesti nei festival ai migliori GM (paragonandoli agli sport più importanti, chiaramente), oggi li ha addirittura ridotti del 50% e più (escluso i primi 10-15 del mondo), quello sport è almeno gravemente malato.