Pubblicato il 12 Gennaio 2022 da Veronica Baker
I risultati sono (purtroppo) sotto gli occhi di tutti.
Uno spaccato reale
Liberamente ispirato a “Reminiscence of a stock operator” di Edwin Lefebre.
Agosto 26, 2011

Il giorno 11 settembre 2001 ero a terminale, come tutti i giorni.
Ricevevo i dati ancora via satellite.
Mentre per l’immissione degli ordini avevo una piattaforma interfacciata in rete con tecnologia push, allora considerata la migliore.
Si potevano trattare su internet solo azioni e future.
Le opzioni erano intermediabili solo via telefono.
Dopo pranzo (erano circa le ore 14,00) tornai al pc.
Si veniva da una settimana di vendite continue, incessanti, senza pausa, cui non si riusciva a dare una spiegazione logica.
I settori più venduti erano stati soprattutto il settore assicurativo e le linee aeree, dopo un agosto già largamente negativo.
Pochi giorni prima avevo liquidato in stop loss le poche posizioni long che ormai detenevo in portafoglio (le oramai defunte Bipop-Carire e Mondadori), mentre avevo deciso di mantenerei delle long put che però iniziavano a scottare perchè erano raddoppiate o triplicate di valore in pochissimi giorni.
Ad esempio Mediolanum veniva da 3 giorni consecutivi in cui era stata sospesa più volte per eccesso di ribasso alla soglia del 10% (che allora esisteva) passando in meno di una settimana da 12€ a circa 8€ (avevo allora una Put con strike 10€ e scadenza Settembre).
Le altre opzioni che avevo in portafoglio erano su IntesaBCI appena a ridosso dello strike (sempre put 2.8€ scadenza Settembre) e Generali (non mi ricordo perfettamente qua lo strike, mi pare 27.5€ , scadenza sempre Settembre).
Alla apertura i mercati partirono al galoppo, con un gap up di circa il 2%, rimanendo poi completamente fermi per tutto il resto della mattinata.
Pareva delinearsi finalmente un’ inversione almeno di breve.
Infatti il giorno precedente gli indici principali avevano disegnato una classica hammer (la lunga candela dal corpo lungo con apertura e chiusura vicine fra loro).
Il Dax era collassato senza sosta in poco più di un mese : da 5900 a 4700 circa (quindi circa il 20%).
Tutti davano la colpa allo scoppio della bolla tech che aveva appena travolto il Neuer Markt fra scandali contabili vari.
Ma il Nasdaq – ed in generali tutti i listini tech mondiali – era già collassato del 70% in un solo anno e mezzo (da 4900 a 1500 circa).
Intorno alle 14.10 decido di iniziare a prendere profitto su una parte delle put.
Telefonai allora al broker per il take profit sulla put su Mediolanum.
Ma sbaglio a comunicare il numero di lotti, anzichè 1 dico 2, e dopo poco vedo allo schermo aggiornata la mia posizione con una put venduta.
Immediatamente richiamai per chiudere immediatamente con un ordine a mercato la posizione, rimettendoci commissioni e spread ask/bid (circa il 3% del controvalore della operazione).
Credevo di avere fatto un terribile errore e di avere ceduto all’impulsività.
Invece mai operazione fu più saggia.
Dopo 5 minuti circa si scatenarono improvvisamente le vendite su Milano.
Generali precipitò del 5% (le seguivo attentamente insieme a IntesaBCI perchè erano le uniche posizioni che avevo in portafoglio e decisamente “taglienti”) ed a ruota le altre blue-chips (allora termometro del mercato italiano erano considerate le Telecom e tutta la “galassia” delle sue controllate).
Pochi minuti dopo tutti gli indici all’improvviso passarono simultaneamente da +2% a -8% in soli 2 minuti.
Cercai aggiornamenti Reuters, ma non ne trovai.
Accesi allora la tv.
E capii.
Soprattutto iniziai a comprendere le vere dinamiche che stanno dietro ai mercati ed all’andamento dei loro indici.
Il mercatino italiano, ed in generale tutti quelli periferici – da allora li definisco tali – fu liquidato prima degli altri (15 minuti circa).
Qualcuno – i soliti noti – ovviamente già sapeva quello che sarebbe successo.
Ed infatti in seguito fu scoperto che nei giorni precedenti all’attacco erano state aperte montagne di posizioni ribassiste lunghe (Long Put) su KLM ad Amsterdam e su SwissAir allo SMI (che poi fallì anche a causa della sua già traballante situazione debitoria).
Market manipulation

Uno dei più famosi esempi di manipolazione dei mercati finanziari fu quello che portò al fallimento della più antica banca d’affari inglese, la Barings Bank.
Nel Febbraio 1995 un trader alle grida – Nick Leeson aveva nel tempo aperto una posizione enorme sull’indice Nikkei225 vendendo simultaneamente centinaia di lotti di opzioni call e put.
Il trader aveva venduto volatilità al massimo della leva perchè il Nikkei225 da un anno oscillava in un range piuttosto stretto (circa il 10%).
La Barings si attendeva un andamento simile anche nei mesi successivi.
Sfortunatamente però accadde un evento imprevisto : il fortissimo terremoto che colpì il Giappone il 17 Gennaio 1995.
La implicazioni per il mercato erano naturalmente molto negative, infatti i maggiori gestori prospettavano un calo dell’indice di almeno il 5%.
Ma un misterioso acquirente stava comprando decine e decine di contratti futures sull’ indice Nikkei225.
Infatti Barings, per mantenere una posizione a portafoglio neutrale a delta-zero e non subire immediatamente fortissime perdite dovute all’improvviso aumento della volatilità, stava comprando a mercato la massima quantità di futures possibile.
Un evidente tentativo di manipolare il mercato.
Ma ben presto la stessa Barings si trovò a fronteggiare le vendite dei gestori di tutto il mondo, fino ad arrivare ad avere in portafoglio più di 10000 contratti future.
Quando la situazione divenne di pubblico dominio una ondata di vendite da tutto il mondo si scatenò sul Nikkei, che collassò immediatamente di 1000 punti.
I margini saltarono dopo la chiamata di reintegro (il ben noto margin call).
E Barings chiuse i battenti con 1.4 miliardi di $$ di perdite.
Un ambiente di arrivisti
Un certo mondo continua ad essere completamente slegato dal resto dell’universo.
Quello di chi lavora in banca (e nelle istituzioni finanziarie in generale).
Dove c’è ancora chi continua a far finta di non capire lo scempio che hanno creato nel corso degli anni.
Un ambiente di arrivisti, vacui turlupinatori del prossimo.
Un tempo pensavo che ad una certa retorica del denaro e delle apparenze come indicatore del valore della persona non ci credesse più nessuno.
Ed invece per certi versi in quell’ambiente sembra ancora di essere nel 1850 o giù di lì.
Inoltre gli organigrammi societari e le selezioni sul personale non si basano mai sulle reali capacità oggettive.
Ma sul politically correct e soprattutto sulla simpatia.
Infatti fanno solitamente carriera gli “imbucati”.
Ma soprattutto chi racconta delle spassose barzellette ai clienti.
Settembre 22, 2011

Vediamo un po’ – oggi sono in vena – quello è capitato la settimana scorsa ad UBS.
Il protagonista è un giovane ghanese di buona famiglia che ha studiato in un liceo privato inglese e che nel 2002 (a 23 anni) viene assunto nel back office di UBS a Londra.
Per chi non lo sapesse il “back office” è in pratica la contabilità.
Un lavoro banale e noioso che non richiede nessuna specializzazione tranne saper usare il pc.
Nel 2008 viene “promosso” market maker.
Cosa ben diversa da trader.
Il market maker esclusivamente esegue trades.
Non li sceglie e non li decide lui, ma immette solo liquidità nel sistema proponendo bid ed ask.
Purtroppo – secondo UBS – avrebbe iniziato anche ad agire di testa sua.
E due anni dopo “casualmente” scoprono che avrebbe falsificato i conti delle sue operazioni sin dal 2008.
Di gente che falsifica i propri conti per abbellirli e mostrare un rendimento positivo ce n’è da sempre molta.
Almeno il 90% dei cosiddetti “professional trader”.
Ma la realtà è probabilmente ben diversa da quella che viene raccontata dai vertici di UBS.
Il giovane trader avrebbe infatti preso posizione sul Future Eurostoxx50 (10€ a punto) sul mercato per almeno 10 miliardi di € di controvalore (qualche migliaia di contratti accumulati nella fase laterale).
Come ben noto, nelle prime due settimane di Agosto c’è stato un ribasso violento degli indici europei di più del 10%.
Quindi ha eroso tutto il capitale a sua disposizione (stava infatti utilizzando una leva 10:1). gli sono saltati i margini e – dopo la canonica chiamata di margin call – come da prassi l’Eurex ha liquidato al meglio tutti i contratti acquistati nei mesi precedenti.
Lasciamo stare per una volta le facili ironie su uno pseudo-trader che ha solo utilizzato il tastino blu o verde ed ignorava l’esistenza di quello rosso.
Perchè in una sala trading di una qualsiasi banca o broker (figuriamoci in una così importante come quella di UBS) esistono controlli immediati a cascata in base ai poteri delegati.
Nessuno può mai eludere tali richieste di autorizzazioni.
Il malcapitato giovane trader è solo il classico capro espiatorio.
Dicembre 20, 2019
VXX

Il Vix (VXX) ha toccato ancora una volta nuovi minimi.
Ma soprattutto il rapporto fra il Vix ed il Vxv (volatilità a tre mesi, VXX/VXV) ha raggiunto minimi quasi storici.
E’ vero che durante i bull market più duraturi il VIX si mantiene costantemente sotto 20.
Ma il mercato in questo momento sta molto probabilmente sottovalutando ogni possibile pericolo.
La percezione del rischio sembra davvero troppo bassa, l’umore che si percepisce è “greedy” e non “fearful”.
Ed un “misterioso” operatore nei giorni scorsi ha comprato la bellezza di 75000 options sul VXX ampiamente Out of the money a prezzi stracciatissimi (.50$), scadenza 21 Marzo ’20.
Una semplice operazione di copertura, oppure un improvviso aumento della volatilità in arrivo nelle prossime settimane ?
Gennaio 9, 2020
Mistress Sachs (and others)

Volumi sempre più in diminuzione.
Indici che disegnano delle V-Spike sempre più profonde.
Sfruttando la illiquidità dei mercati nella sessione in after hours, vengono prima pompati al ribasso i futures USA (agendo prima di tutto sul VXX) fuori dagli orari normali di contrattazione.
In questo modo i traders retail (ormai praticamente tutti catastrofisti ad oltranza) sono spinti ad aprire posizioni ribassiste.
Questo solitamente accade dalle 18 alle 19 NYT, quando quasi tutte le piazze principali mondiali (escluso Sidney) sono chiuse.
Poco dopo (in concomitanza con l’apertura di Tokio delle ore 19 NYT) iniziano le ricoperture da short selling.
Che diventano sempre più violente a partire dalle 20 NYT (orario di apertura delle piazze finanziarie cinesi).
Così le azioni nella sessione diurna del giorno dopo salgono – almeno nelle prime ore di contrattazione – per inerzia da ricopertura.
Un giochetto che ormai va avanti da diversi mesi, orchestrato da tutte le principali banche d’affari made in USA (finanziate a costo zero o quasi dalla Federal Reserve).
Con la Mistress Sachs sempre in prima fila.
Lo scopo ovviamente è abituare tutti gli operatori a sottostimare sempre di più (fino ad avere percezione nulla) il rischio di una profonda correzione degli indici.
Che arriverà improvvisamente e soprattutto inaspettatamente.
Quando nessuno ormai se la attenderà più.
Febbraio 3, 2020
Short squeeze

Se si guardano i singoli pezzi del puzzle e si uniscono fra loro, la visione d’assieme pare dare delle indicazioni ben precise.
Il tema è sempre lo stesso.
Ogni qualvolta c’è un ribasso violento in borsa immediatamente si moltiplicano i catastrofisti in giro per i vari forum e web a predire una fine del mondo ormai imminente.
Che la situazione sia molto seria, non l’ho mai messo in dubbio.
E chi mi legge da anni – sin dai tempi di Metropolis – sa benissimo come la penso su tutto il sistema.
Ma quando ci sono gli eccessi di pessimismo, ecco che saltano fuori all’improvviso quando meno te lo aspetti i movimenti devastanti di short squeeze .
Ricordo ad esempio cosa successe nel 2001 in una situazione dalle modalità molto simili a quella di questi giorni in Asia.
I listini persero in due settimane il 50% circa per poi recuperarlo in quelle successive a botte di +10%.
Oppure la crisi del 2002 quando in mezza seduta il Dax passò da -7% (venivano date dai mass-media per spacciate e fallite Allianz e Commerzbank) a +3% (momento della smentita ufficiale).
La volatilità pazzesca del 2003 alla vigilia della guerra americana in Iraq.
Improvvisi +5% e +6% sulle news “unofficial”.
E pure nelle crisi finanziarie del 2008 e del 2011 la stessa cosa.
Anzi, la volatilità ai tempi era molto superiore a quella di questi giorni.
Difficoltà sempre crescenti.
Ma attenzione ai gufi.
Coloro che mettono in giro voci per causare improvvisamente panico ricoprendosi poco dopo.
Nella real life la pesante recessione già si vede da anni ed anni.
Mentre nella realtà virtuale dei mercati finanziari è mascherata dai diversi programmi di Quantitative Easing.
E chi tiene il coltello dalla parte del manico (le grosse banche d’affari) vogliono – ed avranno – il Qe4, 5, 6…
Anche se la situazione inizia ad assomigliare a ciò che si è già visto nella prima settimana di Febbraio 2018.
Oggi – come allora – siamo ancora piuttosto vicini ai massimi storici assoluti.
E tutto quello che succederà in futuro sarà la classica scusa per ottenere al più presto ciò che desiderano.
Un film già visto
Europe banned short selling in Italy, Belgium, Spain, and France.
Un film già visto in passato molte volte e che gradualmente si estenderà in tutto il mondo.
Ma mai ha sortito l’effetto voluto perchè semplicemente in un momento di panico solo i ribassisti si pongono in acquisto.
I book si svuoteranno.
Ed i listini si inabisseranno sempre di più, come sempre è successo in passato.
Il mio archvio serve esclusivamente a questo.
August 11, 2011

Il mercatino dei derivati della pescheria italiana si è bloccato questo pomeriggio, lasciando incastrati numerosi operatori che verranno accuratamente “tosati” nelle prossime ore (teorico +3% al momento).
Il solito guasto tecnico “improvviso”.
Si vocifera un ban dello short al mercato del pesce (a me però risulta esistere già da almeno un anno) ed alle formaggerie riunite francesi.
Il giorno che passa una misura del genere prendo immediatamente posizione (short ETF o long bear ETF) in entrambi i mercati e simultaneamente chiudo pure i video…naturalmente dopo il classico dip da +7% o +8% dovuto alle ricoperture forzate.
Oppure ancora meglio bear spread a lunga scadenza, alto rendimento garantito al limone senza fatica.
Ecco un esempio tratto dal 2008 : XLF (indice settore finanziario USA), -48% in un solo mese (!) dopo il ban allo short selling.
Ma la letteratura finanziaria è piena di centinaia di esempi del genere, che mai sortiscono l’effetto voluto (per chi volesse approfondire, può leggere i miei post del 2008 sull’argomento) .
Se levi il carburante per le ricoperture nei bear markets semplicemente il risultato è una caduta libera senza paracadute.
May 19, 2010

A titolo puramente informativo, segnalo la piena disponibilità – e meno male, visto che altrimenti non sarebbe stato possibile hedgiare le diverse posizioni, come spiegato in altro post – di ottenere azioni in prestito di tutti i titoli facente parte della oramai celeberrima lista BaFin (questo significa ovviamente che si può andare short semplicemente prendendo in prestito i titoli pagando il tasso di interesse composito annuo richiesto + eventuali dividendi staccati).
Per cui, non è vero – come riportano oggi invece quasi tutti i siti finanziari appartenenti alla cricca italiana e che vogliono spargere il terrore fra gli investitori al fine di spingerli a sottoscrivere le loro proposte bidone – che non si possono aprire posizioni short, se mai è il contrario (anche se farlo oggi pare piuttosto sconsigliabile).
E ad esempio, non è nemmeno vero che da oggi l’Austria sta vietando lo short selling, se mai stanno restringendo quello naked.
Vergognatevi, paladini della libera informazione, alleati con falsissimi bancari “etici” che scrivono solo di disastri immani senza mai prendere realmente una propria posizione !
Meno male che almeno hanno avuto un briciolo di buon senso in questo caso agli alti livelli, hanno capito che il mercato non poteva essere di punto in bianco affossato subito.
Per la cronaca in questo momento Ftsemib -4% , Ibex -4% , Dax -3%, Cac -3.4%…
September 17, 2008
[…]The Securities and Exchange Commission’s surprise order Wednesday to ban naked short selling is an improvement on its earlier attempts, but still doesn’t address some key issues.
The order, made under the Administrative Procedure Act, will go into effect Thursday.
By requiring short sellers to actually locate shares to borrow, the selling pressure on stocks may ease. The commission is seeking to end price manipulation presumably through rumors. […][…]The problem is that for many investors, the SEC is changing the rules in the middle of the game.
Like it or not, many naked short sellers used the practice as part of a legitimate investing strategy.The stock market is moving lower, investors should have a right to profit on movement.[…]
[…]It’s a positive development that the SEC is prepared to correct the market’s failings, but the timing could be better and the commission should be willing to admit that its own mistakes have fueled the fire.[…]
Ed ecco che ritornano le solite norme protezionistiche che porteranno a guai ancora peggiori.

Da domani non sarà possibile piu’ praticare short selling “naked”.
I titoli devono essere ottenuti in prestito realmente da una controparte (pagando un interesse giornaliero + eventuali stacchi di dividendo) e non solo venderli allo scoperto.
Peccato che per i comuni traders come la sottoscritta sia da sempre stato così, quindi non cambia nei fatti nulla.
Senza contare che gli strumenti ribassisti per eccellenza (cioè i futures) non potranno certo essere limitati.
Replicando questi il basket dell’indice trascineranno inesorabilmente tutti i titoli al ribasso.
…fatto salvo che una mossa del genere va esattamente ad incastonarsi nello scenario paventato a partire da lunedì, momento in cui a tutti i costi si vorrà fare rimbalzare i mercati almeno fino alle elezioni presidenziali (e forse, fino a Gennaio 2009, momento in cui ritengo che inizierà l’ultima gamba ribassista).
Ma…parliamo chiaramente, come già affermato due mesi fa in occasione della stessa grandiosa idea della SEC, questa limitazione allo short selling è assoluramente inutile, oltre che oltremodo dannosa per i mercati, che devono trovare naturalmente il loro equilibrio fra domanda ed offerta.
Così dopano il mercato e lo faranno scendere ancora di più in seguito.
Come appunto è successo in questi giorni dopo il finto rally di luglio/agosto (che però è stata una ottima occasione di acquisto, devo ammettere…).
Inoltre in questo momento non sono le vendite allo scoperto che stanno facendo scendere i mercati.
Ritengo che ci siano alcuni grossi fondi comuni (e probabilmente anche diversi hedge funds) che stanno fallendo e che quindi sono costretti a liquidare interi basket di titoli con vendite coattive dovute al margin call.
Inoltre altre centinaia di fondi dovranno liquidare per le innumerevoli richieste di riscatto che ci saranno nelle prossime settimane.
In giro è pieno di gente che possiede unit ed index linked (investimenti gettonatissimi e consigliatissimi dalle banche, anche italiane) che sono diventati carta straccia o quasi alla luce degli sviluppi delle ultime settimane.
…alla faccia della pensione integrativa che avrebbero dovuto garantire.
Piccola nota a margine : in questo momento il rendimento del T-Bill a 3 mesi , è lo 0.02% (!!).
Secondo Bloomberg il rendimento del titolo del Tesoro Usa a 3 mesi è crollato proprio perchè “aumenta la perdita di fiducia nel mercato creditizio”.
E vorrei ben vedere, dopo tutto quello che hanno combinato !
Il mercato del reddito fisso ha quasi raggiunto il top della bolla.
Questa sarà la prossima che scoppierà in modo fragoroso.
Sarà l’ultima, ma nettamente la peggiore.
La situazione attuale dei mercati non è certo da addebitarsi ai ribassisti (gli unici dalla parte giusta del mercato) ed ai day traders.
The new big short ?

La crisi del 2022 sarà pari alla somma di quella del 1998 e di quella del 2008.
Allacciatevi le cinture, perchè non sarà per nulla un soft-landing.
Ma piuttosto un crash (finanziario e soprattutto sociale) mai visto nella storia moderna.
Tutti gli stati e tutti i mass-media ovviamente tacciono.
Ma quello che stiamo vivendo oggi è figlio della paura folle che hanno i governi in questo momento.
Sono diventati violenti e tirannici perchè letteralmente se la stanno facendo sotto.
La slavina partirà dall’Europa.
Redde Rationem.
Ed infatti ieri, in silenzio, Elon Musk…

The Big Short è un film girato dal regista Adam McKay (finanziato dalla casa di produzione Plan B Entertainment Inc. di proprietà di Brad Pitt) riguardo la fase iniziale (2006-2007) della crisi finanziaria dei mutui americani.
Il film è stato molto aderente alla realtà nel descrivere quello che è allora successo.
I banchieri sapevano benissimo che stavano riempiendo i CDO di spazzatura e che sarebbero ben presto crollati di valore.
Ma non hanno minimamente compreso quanto velocemente la leva finanziaria di ciò che stavano rifilando ai “gonzi” che li compravano gli si sarebbe ritorta contro.
Nel film il regista paragona il mercato dei CDO ad un azzardo da casinò.
Ma in realtà era più azzeccata un’analogia con le polizze vita.
Da sempre è possibile stipulare una assicurazione sulla (propria) vita.
Ma può farlo anche qualcun altro su di noi.
Una multinazionale può stipulare una polizza (ulteriore) su di un proprio manager che riveste un ruolo chiave in azienda.
In questo modo esistono più polizze assicurative sulla vita della stessa persona.
Ma il premio (eventualmente) pagato sarà unico.
Ecco dove stava la truffa dei CDO.
Giugno 10, 2008
L’emissione di prestiti obbligazionari collateralizzati è crollata del 73% quest’anno.
Il motivo è che gli investitori evitano titoli che non possono facilmente essere rivenduti.
Il lancio di CDO (Collateralized Debt Obligations) che consistono nell’impacchettare titoli ad alto rendimento ed alto grado di rischio di aziende in securities con livello di rischio variante, ha totalizzato 13 Miliardi di $ quest’anno da Gennaio a Maggio compreso.
In raffronto ai 49 Miliardi di $ dello stesso periodo del 2007.
Il mercato per altri tipi di CDO è completamento morto per le conseguenze della crisi dei mutui subprime in America.
Come faranno quindi tutte le varie istituzioni a mettere a bilancio le tonnellate di CDO che hanno momentaneamente valorizzato alla pari ?
Oppure che hanno parcheggiato presso le banche centrali con una valorizzazione fittizia ?
Pesanti writedown in arrivo ?
Oppure sarnno le banche centrali stesse, sulla scia della Federal Reserve, a contabilizzare le nuove perdite ?
The ratings of MBIA Inc. and Ambac Financial Group Inc., the world’s largest bond insurers, are poised to fall to below investment grade, according to analysts at Municipal Market Advisors.
Standard & Poor’s lowered the two insurers to AA from AAA on June 5, while Moody’s Investors Service said it is considering a reduction of the companies’ top-level ratings. The downgrades will make it more difficult for the insurers to generate new business and raise additional capital, accelerating the decline of their credit quality, Municipal Market Advisors of Concord, Massachusetts, said in a report today.
Analysts said they based their prediction on what happened when S&P and Moody’s reduced other bond guarantors. The insurance units of CIFG Holding Ltd., FGIC Corp. and Security Capital Assurance Ltd. fell below investment grade after initially losing their AAA ratings.
Based solely on what has happened to other downgraded bond insurers, the downgrades to MBIA’s and Ambac’s ratings will reasonably continue, perhaps rapidly, into non-investment grade territory,” the analysts wrote.

Il fallimento (annunciato) di un business adagiato su un oceano di liquidità.
Bastava però solo il movimento dell’1% del sottostante per bruciare integralmente il loro capitale sociale.
Il che dà l’idea della assoluta mancanza di consapevolezza del rischio.
Ma ad un certo punto l’oceano si è aperto e li ha inghiottiti senza pietà, dato che solo uno sapeva camminare sulle acque.
Ambac sostiene che “l’incertezza è temporanea”.
MBIA ha criticato aspramente Moody’s per la sua decisione e ha detto che “la revisione è inutile e la tempistica infelice perchè i problemi della società sono temporanei”.
Ambac ha perso circa il 97% della sua capitalizzazione azionaria, MBIA il 95% e l’incertezza è ancora temporanea ?
C’è da chiedersi del perchè di tale ritardo.
Ma non è difficile capire i motivi.
Il problema delle monolines (in teoria baluardo del sistema di garanzia sui crediti americani e mondiali) si “estende” attraverso l’economia reale risalendo sino alle stesse istituzioni nazionali.
Stati, comuni ed altre istituzioni si finanziano emettendo obbligazioni garantite per ottenere migliori agevolazioni sui tassi, che in futuro non avranno più.
Il declassamento delle monolines porterà ad un effetto domino dagli effetti assai pericolosi.
Comporterà, infatti, una diminuzione generalizzata dei rating attribuiti agli strumenti finanziari da esse assicurati (Municipal Bonds americani, CDOs, cartolarizzazioni).
O quantomeno una nuova forte pressione di vendita sugli stessi.
Con conseguenti, ulteriori svalutazioni nei bilanci delle istituzioni finanziarie che li detengono all’attivo.
Oltre agli investitori nei sicurissimi (ma solo in teoria, però) ”Municipal Bonds”, chi saranno le prossime vittime illustri ?
Si vocifera che Barclays e HBOS avrebbero riassicurato a loro volta gli assicuratori su alcuni CDOs.
E rischiano di trovarsi nella scomoda situazione di dover rimborsare le monolines.
Che pur essendo tecnicamente ormai fallite sono tenute in vita proprio per questo motivo (non si era ancora capito ?).
E nella stessa situazione delle due banche inglesi, quante ce ne saranno ?
Quien sabe.
Ma temo una valanga.
Mah, che aggiungere di più ?
Non vorrei essere pessimista, in fondo.
Ma i numeri, purtroppo, sono questi.