Pubblicato il 1 Novembre 2008 da Veronica Baker
Una nuova avventura
All’inizio di quest’anno è iniziata la mia avventura al Tal Lentate.
Avevo appena chiuso in modo certamente non felice con il mio vecchio circolo, ed il mio desiderio era solamente quello di trovare un posto il più vicino a me.
Semplicemente per giocare.
L’impresa non era certo difficile, abitando vicino ad uno dei circoli più importanti della Lombardia.
Una sede bellissima, a mio parere la più bella in assoluto fra tutte quelle che abbia mai visto in Italia fino ad ora, e di circoli – anche solo per giocare – ne ho visitati a centinaia nel corso degli anni.
Una attività interna molto buona, ed una forza media di gioco assolutamente di primo ordine (da anni la prima squadra gioca fra il Master e la A1).
Per cui avevo già compilato il foglio di iscrizione, spedito via email oramai già da un paio di settimane, e dato la mia adesione per i tornei a squadre.
Nei fatti, ero già socia, doveva soltanto essere depositata la documentazione in federazione per il tesseramento .
A dire il vero, non la consideravo una scelta di cui ero completamente entusiasta.
Piuttosto, una soluzione alternativa.
Prestigiosa, certo, ma di cui sentivo non essere completamente convinta.
Ma all’improvviso, dopo avere ricevuto un invito a giocare qualche turno del TPUA , decisi di cambiare idea.
In fretta e furia bloccai il tesseramento per il “nuovo” circolo, e senza pensarci su due volte, passai al Tal.
Decisi di seguire il mio cuore, dando fiducia al mio istinto.
Capii subito che sarei riuscita immediatamente ad ambientarmi e che, soprattutto, sarebbe stato il posto giusto per poter provare a creare – in gruppo – qualche cosa di importante.
Per cui mi sono subito gettata con entusiasmo in questa nuova avventura, cercando di immedesimarmi nel giusto spirito, con la voglia di creare un ambiente il più possibile propositivo.
Ed ora, eccomi qua, dopo solo nove mesi, nel direttivo del Tal.
Una responsabilità importante.
Spero solo di riuscire a fare bene e di poter apportare il giusto contributo, dosando sapientemente nuove idee innovative per l’attività interna con le diverse anime che vivono all’interno del nostro gruppo.
Le serate didattiche organizzate nella saletta Petrosian in parallelo (e non in alternativa) alla normale attività di circolo sono state il primo banco di prova di una serie di attività che potranno essere portate avanti in futuro.
I sabati junior sono stati una piacevolissima sopresa.
Non solo perchè diversi bimbi hanno iniziato mettere piede al circolo per muovere i primi passi nel nostro meraviglioso mondo.
Ma soprattutto perchè le mamme ed i papà degli stessi bimbi hanno trovato piacevole passare parte del loro tempo a giocare con noi o con gli stessi bimbi.
Creando un ambiente sano, felice, di divertimento.
Noi non pretendiamo di trovare immediatamente il giovane talento da gettare subito nell’agone agonistico.
Ma desideriamo prima di tutto che i bimbi si divertano a giocare.
Perdendo tranquillamente qualche partita in più.
Ma senza perdere mai il sorriso e la voglia di divertirsi.
Noi vogliamo che i bimbi prima di tutto acquisiscano i principi di lealtà e di etica sportiva che, oggigiorno, troppo spesso non sono più patrimonio degli stessi bimbi, fin dalla prima infanzia.
Vincere in modo pulito ,senza aiuti dall’esterno e senza accordi sottobanco, come troppo spesso purtroppo capita sin dalle competizioni giovanili.
Probabilmente , anzi sicuramente non saremo mai i primi come risultati agonistici.
Ma contribueremo a creare prima di tutto delle persone adulte e responsabili.
Spesso una delle domande che mi vengono spesso poste da adulti che vorrebbero avvicinarsi al gioco è la seguente : “Come mai i circoli di scacchi sono posti così chiusi dove i rapporti umani sono praticamente nulli ?”.
L’idea che viene percepita dall’esterno è questa.
Sono inoltre a conoscenza che molti si avvicinano al gioco, ma in seguito se ne allontanano perchè scoraggiati dalle frequenti sconfitte e dal fatto che non riescono a progredire, non trovando un valido aiuto umano.
Di libri ne trovi a centinaia, ma è difficile all’inizio apprenderne il significato recondito senza una guida umana che ti accompagni ,soprattutto nei primi tempi.
Ne consegue che molti potenziali frequentatori dei circoli sono persi in partenza, oppure, scoraggiati dai racconti degli amici o di altri amatori, non ci provano nemmeno ad iscriversi, preferendo giocare esclusivamente in rete.
Che non è proprio la stessa cosa.
Senza contare la scarsa – se non nulla – presenza femminile nella stragrande maggioranza dei circoli.
E’ purtroppo vero che si tende spesso a creare dei piccoli gruppi, basati solo ed esclusivamente sulla forza di gioco.
Ed i più bravi, appunto, tendono a giocare fra di loro ad isolarsi dal resto del gruppo.
I rapporti umani sono inesistenti o quasi ,e si creano delle gerarchie basate sulla forza di gioco e sull’elo.
Nulla di più sbagliato.
Un circolo di scacchi deve essere prima di tutto un punto di ritrovo fra amici, che, appunto, come tali, devono conoscere i pregi ed i difetti (solitamente in misura superiore) di ciascuno.
L’atmosfera in questo modo diventa seriosa, e non snob come appaiono solitamente i principali circoli di scacchi, soprattutto i più rinomati.
Occorre accogliere ogni nuovo visitatore come un amico, e non come un semplice astante che si ritrova a venire a giocare e, possibilmente da convincere ad iscriversi (per ottenere la quota di iscrizione, of course).
.E’ chiaro che il collante fra tutti noi è la passione per il gioco.
Ma occorre essere delle persone che stanno bene insieme : scherzando, condivendo le proprie esperienze e le proprie idee.Indipendentemente dalla forza di gioco e dal talento scacchistico.
Occorre dare umanità, non lezioni di tecnica.
Occorre avere unità di intenti, non avere un piccolo gruppo che decide arbitrariamente su tutto.
Occorre cercare prima di tutto di creare un ambiente accogliente, non cercare esclusivamente di avere il maggior numero di soci iscritti.Perchè questi ultimi se ne andranno sicuramente un giorno, se non si troveranno bene.
Occorre divertirsi e far divertire.
Occorre condividere le proprie esperienze, non solo di vita, ma quelle che ci accompagnano nella vita di tutti i giorni.
Da ognuna di queste ne possiamo trarre a nostra volta beneficio ed imparare qualche cosa di nuovo di cui non conoscevamo l’esistenza o di cui avevamo informazioni sbagliate.
Occorre sapere rischiare, proponendo nuove idee, nuovi progetti innovativi, e non solo ripetere ciò che hanno fatto altri, magari con successo.
Le sorprese sono all’ordine del giorno, tutti i progetti più importanti e le scoperte più significative sono sempre partite da questo modo di pensare e di agire.
In questo modo, avremo sempre lo sprone adatto a fare sempre meglio ed a raggiungere obiettivi che nemmeno ci immaginiamo.
La diversità unisce, non divide.