Un disastro annunciato

Pubblicato il 5 Novembre 2011 da Veronica Baker


Un disastro annunciato

Tre cadaveri sepolti nel fango, due bimbe e la loro mamma sommerse dall’acqua in uno scantinato allagato a Marassi.

È la fotografia di Genova in ginocchio, travolta dall’esondazione di due torrenti.
Sono bastati 300 millimetri di pioggia battente a gonfiarli fino a farli scoppiare.

Non ci voleva un indovino per capire che la zona era a rischio.
Nonostante quel che la scorsa settimana era accaduto alle Cinque Terre e in Lunigiana, il pericolo è stato sottovalutato.

Chissà cosa sarebbe accaduto, in Liguria e in Toscana, se le cinque direzioni generali della Protezione Civile non funzionassero secondo gli obiettivi fissati in “previsione, prevenzione, valutazione, mitigazione”. Ovvero, chissà quali disastri si sarebbero evitati se a capo della struttura ci fosse ancora Guido Bertolaso.[…]

[…]Le regole impongono di studiare gli scenari “in tempo di pace”, quando cioè non vi sono emergenze in atto. Non basta attivarsi in tempo e intervenire velocemente. Si devono valutare gli eventi prima che accadano, elaborare gli strumenti con i quali porre rimedio agli effetti delle catastrofi.

È la mentalità prefettesca ad agire come la sabbia nel motore.

Burocraticamente, gli eventi eccezionali sono divisi in categorie. Il tipo A è il livello locale, il B ha un’estensione regionale e il C, infine, riguarda il territorio nazionale.

Solo quest’ultimo, in teoria, rientra fra i compiti della Protezione Civile.
L’interventista Bertolaso, al primo sentore di un disastro, si precipitava a Palazzo Chigi e faceva firmare al presidente del Consiglio una dichiarazione di stato d’emergenza nazionale.

Come secondo step, piazzava una sala operativa direttamente sul luogo e da lì coordinava i lavori. Gabrielli no. Lui agisce nei termini di legge: i livelli A e B non sono affar suo.

Ci devono pensare i Comitati provinciali e regionali. Sono le regole a cui un funzionario dello Stato ritiene di doversi attenere scrupolosamente.

Così ieri ha convocato il comitato operativo per le 17, quando il bilancio delle vittime dell’inondazione a Genova ormai era già salito a sei. Per fortuna ci sono i Vigili del Fuoco, altrimenti ci si dovrebbe affidare alle raccomandazioni del Comitato di Protezione civile del Comune di Genova, che si limitano al consiglio di «trovare rifugio su un vagone ferroviario fermo sul binario 1 della stazione di Brignole», o a seguire le indicazioni del Comitato regionale

: «Tutti quelli che si trovano nell’area del Bisagno si allontanino» e fa appello a «chiudere tutte le attività» mentre suggerisce, a chi non può allontanarsi, di «trovare riparo ai primi piani delle abitazioni»..

Impreparati, si improvvisa. Del resto in mattinata Gabrielli aveva provveduto a rassicurare la popolazione: «Siamo assolutamente pronti. Il Levante ligure tecnicamente non è riferibile a una situazione di criticità elevata, al contrario della Liguria centrale e di Ponente, ma in considerazione di quanto avvenuto in precedenza è stato portato a una situazione di elevata criticità».

Giusto, la crisi riguarda esclusivamente lui. Per i parenti di chi è rimasto travolto, suona quasi beffardo l’annuncio dell’insediamento, a metà novembre, di una nuova Commissione grandi rischi, con la partecipazione della Protezione civile e del mondo dell’Università.

Ma è tutto quello che Gabrielli è riuscito a escogitare ieri, intervenendo a un convegno sull’alluvione del 1966 e la prevenzione del rischio idrogeologico a Firenze. Siamo nel 2011, forse non è ancora stata diramata la circolare per informarne anche il capo dipartimento della Protezione Civile.

Quando dirigeva la Digos di Firenze, almeno, aveva il calendario.
Poi, passato alla direzione del Sisde, aveva spostato l’orologio indietro, smantellando la struttura. E pensare che si vedrebbe già nel ruolo di capo della Polizia.

Fa parte della natura umana lamentarsi sempre e non essere mai contenti di quello che si ha.

Poi succedono questi fatti e ci si rende conto di quanto si è fortunati per il solo fatto di stare bene.

Perchè succedono queste cose ?

Semplicemente è la natura che si ribella alle violenze che subisce ogni giorno dagli uomini.

Inoltre manca sempre la prevenzione : le manutenzioni al letto dei torrenti, la loro pulizia NON viene mai fatta perchè costa troppo e “tanto le probabilità che succeda un evento negativo è decisamente bassa”(tutte affermazioni che ho sentito con le mie orecchie l’anno scorso più volte in vacanza in Liguria).

Senza contare il disboscamento selvaggio, gli incendi dolosi che distruggono sempre di più la flora e tutte le speculazioni edilizie da parte dei soliti noti, sempre e comunque appoggiate dalle amministrazioni locali (di qualsiasi ideologia, of course).

In compenso le medesime hanno utilizzato i sempre più magrissimi fondi a disposizione per le cosiddette “Notti Bianche” o per manifestazioni ludiche pseudo/culturali di ogni genere.

Panem et Circenses, i Romani dicevano.

Questo nubifragio era stato “annunciato” (perchè “provocato artificialmente, of course”) da almeno una settimana.
Tutti sapevano, ma nessuno ha mosso un dito, nonostante gli incessanti allarmi.
Ed oggi le probabilità di errore in questi casi sono decisamente basse (chissà come mai, rotfl…).

Indi occorreva correre ai ripari prima che succedesse il peggio (od almeno evacuare le zone a rischio) e che le persone morissero.

Quantomeno potevano essere risparmiate vite umane se davvero non si poteva fare nulla per i danni materiali.

Ma si sa, siamo in Ita(g)lia.
Quando i buoi sono scappati chiudiamo le stalle.

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