Pubblicato il 15 Febbraio 2009 da Veronica Baker
Si salvi chi può
Osservando dall’esterno il mondo industriale e facendo consulenza ad alcune aziende locali (che incautamente ed oserei dire scelleratamente non hanno voluto dare ascolto ai miei richiami che ho ripetuto loro almeno da un anno – il blog lo può dimostrare) sto assistendo al crollo dei loro fatturati e dei loro ordini.
La crisi era già profonda per molti – pur essendosi acuita solamente nelle ultime setimane – e continuo a reiterare che il peggio deve ancora arrivare.
Si parla spesso dell’Italia che in termini di indebitamento complessivo (cioè la somma fra quello pubblico e quello privato) è messa meglio di altri.
Non si cita mai il fatto che i termini di pagamento tra aziende in Italia sono decisamente più lunghi che in altri paesi .
Questo crea un effetto leva aggiuntivo rilevante nel sistema produttivo italiano che lavora a credito.
Credito che però si basa appunto sulla fiducia che poi avvenga il pagamento a scadenza.
Ma ora con la crisi questa certezza non solo manca, anzi in molti casi diventa certezza di non incasso.
Ed il sistema si incaglia, perchè la crisi di liquidità si riversa a catena sulle altre aziende creando difficoltà operative molto importanti.
Se la crisi durerà ancora diversi mesi (a mio modo di vedere inevitabile) questa situazione temo porterà al blocco produttivo anche delle realtà che potrebbero resistere se non si aggiungesse il dettaglio dei mancati incassi.
Molte banche italiane hanno poca liquidità e sono perciò costrette ad applicare tassi più elevati di alcuni concorrenti.
Soldi da destinare al settore produttivo ne sono rimasti ancora pochini.
Per quanto ne so, Fiat ha già bloccato unilateralmente la maggior parte dei pagamenti verso i fornitori da circa due mesi.
Ansaldo non paga da quasi un anno ed ha finito la cassa.
Altre importanti aziende della mia zona sono ad un passo dalla chiusura.
Molte altre di medie dimensioni hanno già chiuso i battenti
Probabilmente si vuole salvaguardare la scarsa liquidità in previsione di situazioni ancora più serie a breve vista la cassa integrazione pesante che non fa produrre e fatturare.
Ma di fatto, visto che i pagamenti che già circolano nel settore industriale in questione sono non inferiori ai 120 giorni, ora può diventare difficile mantenere vive certe aziende.
Il mio timore è che la catena sia destinata a spezzarsi e che le banche non possano sostenere la situazione a lungo.
Si salvi chi può.