Quello che ho imparato

Pubblicato il 20 Aprile 2023 da Veronica Baker

Chi proviene dal fango non ha motivi per essere ipocrita.

Veronica Baker


Quello che ho imparato

Quello che ho imparato
La gente ti detesta di più quando si sente sovrastata…

Non è molto quello che ho imparato.

Solo quanto bastava per sopravvivere e cavarmela in un mondo che, per una ragione o per l’altra, mi ha sempre considerata diversa, od indegna, od immorale, o strana, o comunque una minaccia per quelle certezze “consolidate” che tanto rassicurano gli animi dei cosiddetti benpensanti, e di chi occupa una posizione di prestigio in questa società costruita su misura per le “brave persone”.

Per questo motivo ho sempre cercato di mantenere un livello molto basso, restandomene sempre al mio posto.

Non è certo disistima per me stessa ; ma da quel poco che ho imparato, ho capito che la gente ti detesta di più quando si sente sovrastata.

In effetti a nessuno piace sentirsi in posizione di inferiorità.

Perciò, essendo di mio già alta di statura, preferisco occupare un gradino più basso quando devo fronteggiare qualcuno, proprio per evitare che nel disagio trovi le ragioni di un’irrazionale antipatia che inevitabilmente, potrebbe provare nei miei confronti.

Sono quindi poche le cose che ho imparato, in quanto di più non me ne servivano.
E fra queste, appunto, i pericoli che si annidano nell’ambizione, nel voler sovrastare gli altri, nella presunzione di essere migliori.

E ne ho imparata anche un’altra, ancora più importante : l’ipocrisia.

Chi proviene dal fango non ha in effetti alcun motivo per essere ipocrita : fin da quando si nasce si ha la consapevolezza di appartenere a quella categoria umana per la quale non ci sarà mai un riconoscimento di alcun tipo.

Per quante docce ci potremo fare, resteremo sempre sporche.
Per quanti valori potremo coltivare, resteremo sempre moralmente inferiori.

Perchè le posizioni che occupiamo (le ultime) sono già state stabilite a priori e ci sono state assegnate da molto tempo.
E non esiste alcuna “redenzione”.


Le pagine della vergogna


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