Pubblicato il 21 Aprile 2008 da Veronica Baker
Petrolio ed economia politica
L’economia politica si definisce per l’appunto così per le ovvie implicazioni politiche.
Ma anteporre i pregiudizi politici alle visioni economiche fino a non volerle vedere con l’onestà che certe situazioni richiedono, mi sembra davvero stupido, e anche un po’ infantile.
Il rincaro spropositato delle commodities mette realmente a rischio la stabilità sociale : a Shanghai esistono due grandi torri zeppe di prodotti elettronici, ma il riso scarseggia mentre i prezzi vanno alle stelle.
L ‘inflazione danneggia la maggior parte delle persone (dai poveri per davvero alla grande massa dei poco abbienti).
Tutte queste sono argomentazioni incontrovertibili.
Se poi si vuol far spallucce, è un altro paio di maniche.
Che con le lenti della politica si vedano le cose sotto una diversa luce, e che l’astio e/o i convincimenti ideologici travisino la realtà ci può stare.
Ma è un fatto che, malgrado i rincari, non si vedono ancora manifestazioni di piazza, e questa Domenica come le precedenti c’erano le strade intasate da migliaia di macchine in giro per il week-end.
Un segno obiettivo della sostenibilità delle quotazioni, che sottolinea contemporaneamente l’irrisorietà oggettiva dei prezzi delle materie prime (che, ricordiamolo, sono “prime”) rispetto ai prezzi dell’intera sovrastruttura.
Ci dà fastidio riconoscerlo, ma siamo circondati di oggetti derivati dal petrolio (mica solo auto ed elettrodomestici) e usiamo continuamente fonti di energia più o meno dipendenti dal petrolio.
Quindi, sotto questo aspetto, il prezzo del petrolio e di molte commodities è tutt’ora basso.
Che poi non ci sia alcuna ragione, se non speculativa, per un aumento del 45% in 3 mesi siamo tutti d’accordo.
Ma è un’altra questione inserita nel più vasto ambito delle speculazioni finanziarie.
Serve la necessità di riflettere.
Siamo senz’altro alle prese con uno sconvolgimento profondo che vedrà le economie occidentali cedere necessariamente il passo a quelle asiatiche e che vedrà, parimenti, un sovvertimento ulteriore dei prezzi relativi, ivi incluso il costo del lavoro.
Per noi (Europa dell’Ovest, USA e Giappone) saranno grossi guai per molti anni.