Pubblicato il 30 Novembre 2021 da Veronica Baker
Si ha una conoscenza molto completa dei fattori che determinano l’assorbimento delle onde elettromagnetiche a seconda delle applicazioni e degli usi che si desiderano.
“Chen, Y“
Onde elettromagnetiche e possibili effetti nocivi per la salute umana
5g Stadio Riccione
5g Via Veneto presso cimitero Riccione
5G presso SS 16 vicino distributore Tamoil Riccione
5G vicino discoteca Prince Riccione
5G Via Finale Ligure Riccione
5G centro paese Riccione
5G zona artigianale Riccione
5g presso Algida Riccione
5G zona Porto Riccione
5g sottopassaggio Luna Park Riccione
1 micro [μ] = 0,001 milli [m]
Micro- (µ) è un prefisso unità nel Sistema Internazionale di Unità (SI), che denota un fattore di un milionesimo (10⁻⁶).
Il nome del prefisso deriva dal greco μικρός (mikrós), piccolo.
Milli- (m) è un prefisso unità nel Sistema Internazionale di Unità (SI), che denota un fattore di un migliaio (1/1000).
Il nome del prefisso deriva dal latino mille.
Limite attuale normativa : 6.1 V/m = 9.870 mW/cm² = 9870 µW/cm² (per convertire i due sistemi di misura : http://rfcalculator.mobi/convert-vm.html)
Valori misurati nella prima occasione : ≃ 50000 µW/cm² = 50mW/cm2 ≃ 43.42 V/m fino a ≃ 70000 µW/cm² = 70mW/cm² ≃ 51.37 V/m
In questa occasione : ≃ 50000 µW/cm² = 50mW/cm2 ≃ 43.42 V/m fino a ≃ 80000 µW/cm² = 80mW/cm² ≃ 54.918 V/m
Fonte : Italy’s 6 V/m RF Limit at Risk
Traduzione e rielaborazione a cura di Veronica Baker
Standard rigorosi visti come “barriera allo sviluppo del 5G”
“L’Italia ha guidato il mondo negli ultimi 20 anni nel dimostrare che i loro limiti di esposizione più bassi e più protettivi per la salute possono essere raggiunti dall’industria italiana delle telecomunicazioni senza significative barriere economiche o tecniche alla loro espansione nei sistemi 4 e 5G.”
Lo standard di esposizione RF di 6 V/m dell’Italia, uno dei più severi al mondo, potrebbe presto cadere vittima del 5G.
Il limite italiano, adottato più di 20 anni fa, è ampiamente percepito come un ostacolo alla costruzione dell’infrastruttura 5G, che richiederà l’installazione di molte più antenne RF.
La soluzione proposta è di aumentare lo standard di esposizione di dieci volte e portarlo in linea con la linea guida dell’ICNIRP di 61 V/m.
Lo standard è un obiettivo del cosiddetto piano nazionale di recupero (noto come Next Generation Italia o PNRR), che ha stanziato oltre 40 miliardi di Euro per far progredire la digitalizzazione del paese, compresa la promozione della tecnologia 5G e l’aumento della velocità della banda larga a livello nazionale, attualmente tra le più lente in Europa.
La proposta ha mobilitato diversi ricercatori attivisti ambientali italiani, così come molti membri della comunità internazionale di ricerca RF, che si sono appellati al governo per mantenere il limite di 6 V/m.
Un appello inviato in data 26 Aprile al capo del governo Mario Draghi è stato firmato in soli due giorni da più di 8.700 sostenitori, ha riferito Fiorella Belpoggi, direttore scientifico dell’Istituto Ramazzini di Bologna.
Da tempo in Italia sono presenti un gran numero di attivisti anti-5G.
Ad esempio, una petizione che chiede una moratoria sul 5G, lanciata due anni fa, ha raccolto più di 63.000 firme.
L’Alleanza italiana Stop 5G è stata una forza importante nel promuovere questo appello.
Le proteste – compreso uno sciopero della fame di oltre 150 persone – sembrano aver ammorbidito per il momento l’approccio del governo.
Gran parte delle proteste per il potenziale indebolimento del limite di esposizione sono state dirette nei confronti di Vittorio Colao, attuale ministro per l’innovazione, la tecnologia e la digitalizzazione del governo presieduto da Mario Draghi.
Colao, che ha studiato a Harvard, è stato amministratore delegato di Vodafone, la più grande società di telecomunicazioni in Europa, per dieci anni, dimettendosi alla fine del 2018.
L’anno successivo è diventato – fino alla sua nomina a ministro per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico – direttore di Verizon, la seconda più grande società di telecomunicazioni mondiale (dopo AT&T) e, come lo stesso Colao, una delle principali promotrici della tecnologia 5G.
Colao ha giocato un ruolo importante nella progettazione del cosiddetto PNRR che nei fatti propone di aumentare i limiti di esposizione dell’Italia a quelli raccomandati dalla Commissione Europea (cioè i limiti dell’ICNIRP).
Questo piano ha anche favorito la concessione alle autorità nazionali del diritto di veto sulle ordinanze locali che potrebbero ostacolare o persino bloccare la installazione delle “famigerate” antenne.
La nuova iniziativa di digitalizzazione rappresenta circa il 20% delle spese totali del PNRR da 200 miliardi di euro.
In un incontro con i legislatori in aprile, Colao ha riconosciuto che un indebolimento del limite di 6 V/m è “impopolare”.
Si è “impegnato” a trovare un equilibrio tra il numero di antenne e la salute e il benessere dei cittadini, promettendo che “l’evidenza scientifica sarà valutata”.
Quando lo standard di 6 V/m è entrato in vigore nel 1999, l’Italia aveva lo standard più restrittivo in Europa.
Un anno dopo, la Svizzera ha adottato un limite di 4 V/m per le radiazioni dei ripetitori e un limite di 3 V/m per i trasmettitori radio e TV .
Il limite di 6 V/m è circa lo stesso dello standard di esposizione sovietico/russo di 10 μW/cm2.
Fonte : “Il 5G non causa il cancro” : tribunale tedesco condanna professore negazionista. 6 mesi di carcere se continua a negare l’evidenza del danno
Autore : Massimo Martucci
Rielaborazione : Veronica Baker
Una corte d’appello tedesca ha ordinato ad Alexander Lerchl di cessare immediatamente di diffamare gli autori di due documenti che hanno dimostrato scientificamente come le radiazioni dei telefoni cellulari possano rompere il DNA e quindi potenzialmente causare dei tumori.
Per più di un decennio, Lerchl, professore di biologia alla Jacobs University di Brema, ha accusato, senza prove, che i dati sperimentali del laboratorio di Hugo Rüdiger presso l’Università di Medicina di Vienna (MUV) erano stati “fabbricati”.
Ma nella decisione, datata 11 dicembre 2020 e resa pubblica alla fine di gennaio 2021, il tribunale regionale superiore anseatico di Brema ha minacciato Lerchl con una multa fino a € 250.000, od in alternativa sei mesi di carcere, nel caso continuasse a denigrare in modo mendace gli autori dei due documenti.
Le sanzioni saranno applicate ogni volta che Lerchl violerà la sentenza del tribunale di Brema.
Inoltre Lerchl è stato condannato al pagamento delle spese processuali (€ 20.000).
Svolgimento dei fatti
Dal 2007, Lerchl ha ripetutamente richiesto che due documenti che mostravano rotture del DNA indotte da RF venissero ritirati dalle pubblicazioni.
La radiofrequenza (RF) è il tasso di oscillazione di una corrente o tensione elettrica alternata o di un campo magnetico, elettrico od elettromagnetico, oppure di un sistema meccanico nella gamma di frequenze da circa 20 kHz a circa 300 GHz.
Il primo, sulle radiazioni 2G, è stato pubblicato su Mutation Research nel 2005 ; il secondo, sulle radiazioni 3G, è apparso negli Archivi internazionali di medicina del lavoro e dell’ambiente nel 2008.
Gli esperimenti sul DNA di Hugo Rüdiger facevano parte di REFLEX , un progetto da circa 3 milioni di euro sponsorizzato dalla Commissione Europea dal 2000 al 2004 per valutare i rischi per la salute dovuti alle radiazioni dei telefoni cellulari.
Una dozzina di laboratori in sette paesi hanno partecipato prima sotto la supervisione di Franz Adlkofer, e poi alla Verum Foundation di Monaco di Baviera.
Nel tempo, REFLEX è diventato quasi sinonimo degli studi sul DNA di Rüdiger.
Lerchl “non è riuscito a soddisfare l’onere della prova richiesto che gli studi REFLEX erano stati effettivamente falsificati”, ha affermato la corte nella sentenza di 20 pagine pubblicata sopra.
La decisione non è impugnabile, secondo la sentenza.
“Le accuse di contraffazione si sono ora dimostrate fittizie”, ha detto Adlkofer a Microwave News in uno scambio di e-mail.
“Nel corso degli anni, Alexander Lerchl non ha mai evitato qualsiasi tipo di menzogna per raggiungere i suoi obiettivi.
È arrivato il momento delle conseguenze”.
Lerchl non ha fornito alcun commento alla sentenza del tribunale di Brema.
E’ importante notare che proprio Alexander Lerchl è stato il ricercatore di laboratorio più pagato dal governo tedesco sugli studi effettuati riguardo i possibili effetti nocivi delle onde elettromagnetiche negli ultimi 20 anni.
Fonte : NIER Effects on Flora & Fauna : A Major Review
Traduzione e rielaborazione a cura di Veronica Baker
Un esame dettagliato – probabilmente il più esaustivo fino ad ora mai tentato – degli effetti ambientali causati dalle radiazioni non ionizzanti è stato pubblicato su Reviews on Environmental Health da parte dei ricercatori
“Effetti dei campi elettromagnetici non ionizzanti su flora e fauna” è un accurato studio pubblicato in tre parti :
Aumento dei livelli di campi elettromagnetici ambientali nell’ambiente, parte 1 – Effects of non-ionizing electromagnetic fields on flora and fauna, part 1. Rising ambient EMF levels in the environment, https://doi.org/10.1515/reveh-2021-0026
Come le specie interagiscono con i campi elettromagnetici naturali e artificiali, parte 2 – Effects of non-ionizing electromagnetic fields on flora and fauna, part 2 impacts: how species interact with natural and man-made EMF, https://doi.org/10.1515/reveh-2021-0050
Norme di esposizione, politiche pubbliche, leggi e direzioni future, parte 3 – Effects of non-ionizing electromagnetic fields on flora and fauna, part 3. Exposure standards, public policy, laws, and future directions, https://doi.org/10.1515/reveh-2021-0083
Gli autori sono Blake Levitt, Henry Lai e Albert Manville.
Blake Levitt è una giornalista scientifica, residente nel Connecticut, ed autrice del libro Electromagnetic fields : A Consumer’s Guide to the Issues and How To Protect Ourselves, pubblicato nel 2007.
Henry Lai è un professore emerito presso l’Università di Washington, Seattle.
Negli anni ’90 lui e N.P. Singh sono stati i primi a dimostrare che le onde ELF (60 Hz), le onde EMFs e le radiazioni RF possono portare al danneggiamento ed alla rottura del DNA.
Albert Manville è un biologo della fauna selvatica che per anni ha lavorato con la US Fish and Wildlife Service. Ha conseguito una laurea in zoologia (Allegheny College, PA), un master in risorse naturali e gestione della fauna selvatica (Univ. WI, Stevens Point) ed un dottorato in ecologia e gestione della fauna selvatica (MI State Univ.)