Pubblicato il 27 Aprile 2023 da Veronica Baker
Ogni cosa che non ci uccide ci rende sempre più forti.
Non praevalebunt

Avere vissuto una situazione come la mia mi ha insegnato davvero molto, soprattutto a resistere alle discriminazioni “dei soliti (ig)noti”.
Oltre a rendermi molto più facile rispetto agli altri il compito di resistere facilmente alle angherie dei vari governi vissute negli ultimissimi anni, che al confronto sono state per me una passeggiata al parco.
D’altra parte, ogni cosa che non ci uccide ci rende sempre più forti.
Per questo motivo, sapere di rappresentare tutto quello per cui si viene considerate indegne, oggetto di critica, se non addirittura “disgustose” al punto tale che al solo nel guardarmi tutti si sentono un po’ ripuliti (sia fuori che dentro), è proprio quello che ogni persona dovrebbe provare almeno una volta nella vita sulla propria pelle (soprattutto senza covare sentimenti di odio nei confronti di coloro che hanno rivolto loro tutti questi epiteti poco piacevoli).
Solo in questo modo a mio avviso si può comprende davvero il significato della parola libertà.
D’altra parte, una volta che tutti sanno “chi sei”, non hai più nemmeno il dovere di mantenere, spesso con comportamenti al limite della ipocrisia, alcuna “rendita di posizione acquisita”.
Non devi proprio adeguarti agli altri per poterti sentire in qualche modo parte del loro “gruppo”.
In poche parole, non devi più fingere, nè obbedire, o temere ricatti o “sputtanamenti” vari.
D’altra parte, cosa c’è di più ignobile di me ?
Secondo il pensiero di alcuni, non esiste niente che sia più deplorevole.
Tuttavia, maschilisti, perbenisti, bigotti, razzisti, integralisti di ogni genere, non hanno mai potuto farmi realmente nulla.
Perchè nel tempo ho saputo costruirmi nel tempo tutte le difese per respingere ogni (loro) attacco.
Solo in questo modo ho potuto guardare dritta negli occhi gli altri senza abbassare mai la testa e soprattutto senza il timore di essere ferita.
Perchè una persona come me è come chi ha perso tutto, libera perchè non ha più nulla da perdere.
In un contesto culturale, basato esclusivamente sul “politically correct”, che descrive chi è “diverso” di volta in volta come rigetto divino, errore della natura, immorale, disgustoso, è possibile infine usare finalmente le nostre parole, per creare uno spazio di Verità in grado di abbattere i recinti, le diffidenze, le discriminazioni e soprattutto l’odio sociale.
Perchè l’ammissione di ciò che si è contribuisce a creare gli anticorpi necessari a non provare mai vergogna.
Non praevalebunt.