Lo stato delle grandi aziende tedesche

Pubblicato il 30 Ottobre 2013 da Veronica Baker


Lo stato delle grandi aziende tedesche

Definire “corporativo“ il sistema industriale tedesco è un eufemismo : tutto viene tenuto rigorosamente in casa, e le reali collaborazioni industriali dell’industria tedesca con aziende straniere si contano sulle dita di una mano.
Il resto delle partnership è costituito prevalentemente da acquisti, nei quali l’azienda tedesca fa da padrone.

C’è ovviamente una ragione in tutto questo, ed è il ruolo politico e sociale svolto dalle industrie tedesche nel passato : quello che avveniva tra lo stato e la grande industria tedesca era che, per ragioni di impatto sull’occupazione, le sedi locali lentamente si “fondevano” con l’amministrazione del Lander, creando di conseguenza un giro di “inciuci” politici .

Finche’ l’economia “tira”, questo non è un problema, anzi : il Lander sponsorizza l’azienda come può cedendo terreni e migliorandone lo status su richiesta, avviando collaborazioni di ogni genere (sanita’, scuola) e l’industria in cambio assume tesserati del partito dominante, così come apre le nuove divisioni “concordandone” la sede (nelle aree politicamente colorate) ove dare lavoro agli elettori giusti.

In pratica, tutte le grandi industrie tedesche sono in uno stato di simbiosi con il Lander dove hanno sede, che procura loro ogni genere di vantaggio per ottenere posti di lavoro.

Ovviamente questo fomenta anche una corruzione a livelli enormi, perchè il dirigente della sede locale è una specie di SuperBoss che regna di fatto sul Lander, vista la fusione tra azienda e politica.

Questo sistema ha l’oggettivo vantaggio di produrre una quantità enorme di ricchezza e di produrre una società  apparentemente ricca e felice, ovviamente sempre a patto che non ci sia un periodo di recessione piuttosto lungo.

Ma come altro lato della medaglia produce aziende che sembrano la copia di un (pessimo) ministero, strutturate per di più a strati :

  • Pessimo management permanente, voluto dalla politica
  • Buon management , che prende le decisioni vere ma instabile
  • Pessimi lavoratori dipendenti (in genere tedeschi) , dei veri e propri “caporali”
  • Ottimi lavoratori (in genere tedeschi e immigrati) che mandano avanti la baracca

Su tutto questo ci sono i potenti sindacati tedeschi, che fanno in modo che coloro che mandano avanti la baracca abbiano uno stile di vita sufficientemente buono da non potersi lamentare.

Di per sè, corruzione a parte, il sistema non è malvagio , ma solo in periodi di crescita economica ; nei periodi di recessioni, i costi enormi del sistemi provocano sempre un vero e proprio bagno di sangue.

Lo stato delle grandi aziende tedescheLa ragione è piuttosto semplice : il sistema si regge su una piramide composta da fancazzisti e raccomandati tedeschi, ed a sua volta su lavoratori tedeschi più stranieri, nonchè a sua volta da manager politici/sindacali permanenti più manager temporanei/consulenti.

Finchè le persone che mandano avanti la baracca vogliono continuare a farlo, (lavoratori tedeschi e stranieri) e manager temporanei che abbiano voglia di sgobbare senza vedersi riconoscere meriti, funziona tutto.

Il problema sta nel fatto che gli immigrati ormai non arrivano più come prima, e soprattutto e quelli arrivati non vogliono più fare gli schiavi, od almeno non i loro figli : conoscono i loro diritti, e non accettano più la divisione implicita tra tedesco/non tedesco, la quale implica che il tedesco viva sul lavoro del non tedesco.

In pratica le grandi aziende hanno perso di interesse per  il personale migliore, e sono rimaste solo coi brocchi.
Risultato : le grandi aziende sono diventate dei parastati, cioè l’equivalente di un ente regionale.

La composizione interna è :

  • Manager eletti dal Lander, o che pagano tangenti al Lander
  • Fancazzisti, tesserati, amici
  • Sindacalisti, ed amici di sindacalisti

E (ovviamente) il Lander paga l’inevitabile inefficienza.
Questo è lo stato delle vecchie grandi aziende tedesche, specialmente nel settore metallurgico, chimico, automobilistico, ed anche le grandi banche.


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