Pubblicato il 14 Aprile 2023 da Veronica Baker
Gli addetti ai lavori erano già tutti sicuri del suo radioso avvenire.
Leonardo David, uno sfortunato campione
Fatalità, sfortuna, negligenza, superficialità.
Queste e tante altre parole a fiumi, polemiche, disperazione, lacrime, tanto è stato speso inutilmente dopo che la giovane vita di Leonardo David se n’è andata troppo presto, in un contrasto troppo stridente con la sua allegria, la sua semplicità ed il suo coraggio di ragazzo all’apice della sua vita e della sua carriera sportiva.
Di buone maniere, sguardo dolce ma al tempo stesso atleta di carattere, David aveva un talento cristallino, una classe innata che lo portò al vertice dello sci mondiale già molto giovane a soli 18 anni.
Di qualche anno più giovane di Ingemar Stenmark, era considerato l’unico atleta emergente in grado di poter arginare lo strapotere dell’immenso slalomista svedese, ancora oggi recordman in Coppa del Mondo con le sue 86 vittorie.
Il rimpianto cresce ancora di più se pensiamo che Leo sarebbe stato lo sciatore che generazionalmente avrebbe rappresentato la continuità dello sci italiano dal periodo “Thoeni-Valanga Azzurra” al periodo “Tomba”.
Thoeni infatti si ritirò nel 1980, mentre Tomba vinse la sua prima gara nel 1987.
Infatti nel periodo 1980-1987 la nazionale azzurra di sci non fu in grado di esprimere nessun vero campione capace di vincere ad alto livello con continuità.
La conseguenza fu che negli anni ottanta lo sci praticamente sparì dalla televisione e dalle prime pagine dei giornali.
Fu proprio per cercare di “costruire” David come atleta in grado di vincere la Coppa del Mondo che gli allora responsabili tecnici dello sci azzurro decidono di “lanciarlo” in discesa libera.
Leo doveva infatti guadagnare nelle combinate i punti necessari per superare l’asso svedese Ingemar Stenmark.
Gli addetti ai lavori erano già tutti sicuri del suo radioso avvenire.
Purtroppo David subisce due brutte cadute nelle ultime due discese libere che correrà.
La prima durante i Campionati Italiani a Cortina, la seconda – quella fatale – dopo una decina di giorni negli Stati Uniti durante la preolimpica di Lake Placid del 3 Marzo 1979.
Sta di fatto che dopo quest’ultima caduta Leo non si svegliarà più, rimanendo in coma per sei lunghi anni durante i quali le speranze di tutti si alternano alla disperazione.
Il giovane campione si spegne il 26 Febbraio 1985, come ricorda una lapide esposta fuori dalla chiesa di Oberteilplats nel suo paese natale Gressoney la Trinitè.