Pubblicato il 6 Marzo 2010 da Veronica Baker
La banda dei ladri “onesti” (2)
Volete sapere perchè investire in una società italiana (soprattutto se ci si basa a livello di analisi fondamentale) è sempre e comunque come minimo altamente sconsigliabile ?
Ecco un esempio di vicenda all’italiana, dove i protagonisti – se fossimo negli USA , ma anche nella maggior parte degli altri paesi mondiali – sarebbero già in gattabuia da tempo.
Qui non si tratta solo di un semplicissimo falso in bilancio, ma un qualche cosa di molto più grave, dall’aggiotaggio, all’appropriazione indebita di capitali, all’insider trading.
Ma nel nostro paese si preferisce cavillare sulla burocrazia e costruire teoremi campati per aria, anzichè agire sulla base di fatti concreti facilmente riscontrabili.
Circa un anno e mezzo fa scrissi il seguente post : La banda dei ladri onesti.
Immediatamente fui tempestata di richieste che mi chiedevano il perchè mi stavo accanendo con un personaggio “così puro ed onesto”.
Questo semplice resoconto dimostrerà invece esattamente il contrario e che ero stata nei termini fin troppo morbida.
E che la credibilità dei bilanci di tutte o quasi le società italiane – non solo Saras, ovviamente – rasenta lo zero.
Negli ultimi giorni non si è fatto altro che parlare dei deludentissimi – oltre ogni pessimistica attesa – risultati di Saras, tanto che all’inizio ho pensato che il board avesse voluto presentare risultati molto peggiori del previsto per poter affossare nel lungo periodo l’andamento del titolo e poter procedere poi alla fine ad un favorevolissimo delisting a prezzi stracciati.
Ma forse non è così : conti in rosso e fronte giudiziario (in due ambiti ben distinti) più che mai in evoluzione.
I conti 2009 : perdita netta “adjusted” di 54.5 milioni di € contro un utile di 327.2 milioni di € riportato nel 2008.
E soprattutto l’annuncio che non ci sarà alcun dividendo, per la prima volta nella storia industriale di Saras.
Fronte giudiziario : non sono uscite buone notizie sul fronte delle indagini per l’incidente con morti – tre – dell’anno scorso avvenuto a Sarroch, l’azienda sarebbe responsabile di non adeguata organizzazione della sicurezza sul posto di lavoro.
Pare incredibile che – oltre alla quotazione “truffa” ci sono stati nei successivi tre anni ben 3 ADC (=Aumenti di Capitale), cioè una ulteriore richiesta di fondi agli azionisti, per un totale di 300 milioni di €, i fratelli Moratti non investano nemmeno un centesimo nella loro azienda.
E attraverso la voce dell’associazione dei raffinatori chiedono indirettamente un aiuto di stato, oppure altrimenti devono licenziare.
Ma con che faccia tosta.
Ma soprattutto la cosa più vergognosa di tutte è che la famiglia Moratti – con a capo l’AD di Saras Massimo Moratti – dirotta continuamente tramite triangolazione capitali da Saras stessa ad una squadra di calcio, l’Internazionale FC .
E volete sapere come è avvenuta tecnicamente una delle più colossali truffe ai danni dei piccoli risparmiatori italiani (al pari di Cirio, Parmalat, Finmatica, Giacomelli e molte altre) ?
Al momento della quotazione, il titolo valeva al massimo fra 4 e 5 € per azione.
Invece le banche e la famiglia Moratti lo hanno piazzato sul mercato a 6 € (per la cronaca, ora siamo ad 1.85€ dopo avere rimbalzato dai minimi storici a 1.70 € circa).
Per farlo, non hanno pubblicato alcuni dati rilevanti nel prospetto informativo.
Che la quotazione di Saras fosse stata giudicata gonfiata, lo si era capito fin da subito : il giorno successivo alla quotazione, avvenuta il 18 maggio 2006, il titolo aveva perso oltre il 10% del suo valore.
Ed infatti, i consulenti tecnici della procura che stanno indagando sul caso, hanno ricostruito in un documento di oltre 400 pagine i motivi di quella “debacle”: l’incasso della quotazione è servito soprattutto a un ramo della famiglia, quello di Massimo Moratti, per far fronte ai debiti dell’Internazionale FC.
Danno per il mercato : 770 milioni di €.
Analisti, banchieri ed investitori istituzionali avevano capito immediatamente – nonostante la faraonica ed imponente campagna pubblicitaria che aveva portato la Saras in Borsa – che la valorizzazione era troppo elevata.
Ma nessuno ha fatto nulla per “correggere il tiro”.
Un dato emerge inequivocabilmente : l’utile di gruppo, il principale indicatore su cui calcolare il valore della società, era “gonfiato”.
“Si è potuto riscontrare che l’informativa da Prospetto – scrive il consulente della procura che sta indagando sulla vicenda – non aveva evidenziato l’esistenza di una considerevole componente di utili non ricorrente nei dati storici, dati unici su cui basarsi per la decisione di investimento (quantomeno per il pubblico indistinto)”.
La mancanza si riferisce all’utile 2005, pari a 292,6 milioni di €.
Una cifra riportata tale e quale nel prospetto, senza avvisare i risparmiatori che il dato era “gonfiato” da utili derivanti dalle scorte di magazzino.
Dalla documentazione sequestrata dalla Guardia di Finanza presso Jp Morgan, una delle banche advisor per la quotazione, invece, emerge chiaramente che nei report su Saras redatti prima della quotazione, gli analisti, compresi quelli di Morgan Stanley e Caboto di Banca Intesa (gli altri due advisor dei Moratti) prendono in considerazione gli utili depurati (“comparable”) per calcolare il valore delle società di raffinazione.
A febbraio 2007, in un altro comunicato, la società svelerà che l’utile netto rettificato per il 2005 è di 230 milioni di €.
Con questi profitti, il valore per azione di Saras sarebbe stato tra i 4.1 e i 5.1 € e non tra i 5.25 e i 6.5 €, come indicato nel prospetto.
Non vi è nessuna giustificazione di un prezzo di 6 € nemmeno negli studi delle tre banche che hanno partecipato alla quotazione : “Sulla base delle valutazioni rettificate delle banche d’affari partecipanti all’operazione, il range avrebbe dovuto collocarsi tra i 4 e i 5 miliardi di € ( cioè tra i 4.4 e i 5.6 € per azione); dunque inferiore di 700 milioni a quello definito nel Prospetto Informativo”.
Non è un caso, quindi, che le quotazioni di Saras, dal giorno dello sbarco in Borsa a oggi, non abbiano fatto altro che scendere.
Un ottimo investimento allo scoperto, senza dubbio.
Per la cronaca gli investitori istituzionali ed i fondi hedge se ne erano accorti subito : in fase di quotazione avevano ridotto significativamente o cancellato gli ordini di acquisto.
Perché allora spingere il prezzo di quotazione ?
Le email sequestrate dagli inquirenti offrono qualche indicazione.
“È vitale che davanti al prezzo ci sia un 6”, scriveva il numero uno di Jp Morgan, Federico Imbert, a un suo collega, mentre il bookbuilding attraversava una fase critica.
Jp Morgan, oltre alle commissioni per il collocamento, otterrà, cosa taciuta nel prospetto, anche il mandato dalla famiglia Moratti per gestire attraverso la sua filiale di private banking, i lauti proventi della quotazione.
Un altro banchiere di Jp Morgan, Emilio R. Saracho (private banking) svela in una email un ulteriore dettaglio : “Devi essere al corrente del fatto che abbiamo ottenuto 1,6 miliardi di €, cioè da entrambi i fratelli, ma uno dei due deve ripagare 500 milioni di debiti, e così quella parte non la vedremo per lungo tempo”.
In un documento, poi, trovato presso la Jp Morgan, intitolato “Materiale di discussione”, si spiega la scelta di affiancare un aumento di capitale, non necessario, alla vendita di titoli da parte della famiglia.
Se così non fosse, “verrebbe evidenziata una scarsa propensione ad investire e si darebbe l’idea che la proprietà vuole solo fare cassa, prestando il fianco a critiche su altre iniziative (metti i soldi nell’Inter)”.
In ogni caso, secondo me i Moratti – pur essendo colpevoli di falso in bilancio, aggiotaggio, insider trading e molti altri reati minori – e pur avendo fregato i piccoli azionisti in maniera indegna nel collocamento di Saras non saranno mai condannati dai giudici.
L’indagine andrà per le lunghe e con questo escamotage tutto andrà in prescrizione.
Ma non lamentiamoci se l’Italia non attrae capitali esteri.
Chiunque sia dotato di un minimo di sale in zucca non metterebbe un centesimo in una qualsiasi azienda italiana.
Soprattutto anche perchè i massmedia non solo non continuano a segnalare, ma anzi osannano personaggi che – nella migliore delle ipotesi – dovrebbero vedere il sole a scacchi.
Affondando sempre di più la credibilità del nostro paese.