Fine di un’era

Pubblicato il 28 Marzo 2008 da Veronica Baker


Fine di un’era

[…]Caccia aperta alla liquidità : il mattone va a fondo in Spagna e i grandi gruppi immobiliari si rivolgono alle banche e ai creditori per fronteggiare il collasso con trasfusioni urgenti.

Ieri l’Ine, Istituto nazionale di statistica ha svelato le cifre dello sconforto : in gennaio, le compravendite di case sono crollate del 27% rispetto allo stesso mese del 2007 ; i prestiti bancari per acquisti e le ipoteche, del 25,7%. […]

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[…]Il mercato delle abitazioni nuove tiene relativamente meglio (meno 14,6%), ma l’«usato», che rappresenta la fetta più larga, perde il 35,6%.

Per le società immobiliari che, sull’onda della forte crescita del settore negli anni passati, si erano quotate in Borsa, la grande corsa rischia di finire con un deragliamento.

È bastata la notizia che le banche creditrici non avrebbero chiuso i rubinetti per ridare ossigeno a Colonial[…]

Fine di un'era

[…]Anche Martinsa-Fadesa ha comunicato a CNMV, la Consob spagnola, di aver ottenuto altro tempo per rinegoziare il suo debito di 5,1 miliardi di euro su cui è già in insolvenza, perché tutti gli enti creditori approvino (probabilmente in settimana) la modifica ai termini e alle condizioni del suo ri-finanziamento anche con nuovi partner stranieri.[…]

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Toh, e chi lo avrebbe mai detto, il crollo del mercato immobiliare spagnolo era un tema ampiamente dibattuto ed ampiamente atteso, che rischia di travolgere completamente il sistema bancario di un paese che economicamente è cresciuto troppo in fretta sull’onda di una bolla immobiliare scoppiata in modo fragoroso.

Lo stesso vale per l’Irlanda :

[…]Per anni l’Irlanda è stata l’allievo modello del liberismo terminale.

Ne ha applicato con entusiasmo tutte le ricette (liberalizzazioni, flat tax, mercato del lavoro libero) e la sua rinnovata «competitività» è stata premiata con un boom economico straordinario. Il boom è finito, ed è cominciato il disastro[…]

[…]I prezzi delle case sono scesi del 7% l’anno scorso, e continuano a precipitare.

La disoccupazione è in aumento.
Le banche sono piene di debiti.

E si rivela che il boom era, in realtà, soltanto una enorme bolla immobiliare.
Ma non è colpa degli irlandesi.

La colpa è del tasso primario imposto dalla BCE uguale per tutte le economie dell’eurozona.[…]

Molte banche hanno offerto mutui al 100% sul valore dell’immobile; il 55% sono a tasso variabile.

Quanto ai debiti delle famiglie, hanno raggiunto il 190% del reddito disponibile della famiglie stesse, la percentuale più inaudita del mondo sviluppato.

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Dopo il collasso cominciato in America, le banche irlandesi si trovano paurosamente esposte nell’immobiliare a prezzi precipitosamente calanti, con sempre più debitori insolventi, e come non bastasse, i tassi della Banca Centrale Europea sono saliti al 4,5%.

Decisamente troppo per una piccola economia in recessione, e in pieno «credit crunch» mondiale.

Il tasso EU ha creato la bolla e la distorsione dell’economia irlandese quando era troppo basso, ed ora la strangola definitivamente perché è troppo alto.

«Il mercato degli immobili è morto, quello delle auto nuove è ghiacciato, la perdita di lavoro è a livelli record, gli esportatori sono devastati dall’euro forte, i prezzi dei carburanti balzano in su, i pignoramenti crescono» : così ha sunteggiato la situazione il giornale Irish Independent.

E lo Stato è impotente a scongiurare che la recessione si trasformi in depressione. […]

Anche questo, un film tristemente annunciato, solo che, essendo un paese più piccolo, fa meno rumore di uno grande.

Ma l’economia irlandese è oramai andata, e, molto probabilmente, sarà necessario un gigantesco salvataggio del sistema bancario a discapito dei contribuenti.

Ma ciò comporterebbe l’uscita dall’€ .

Ecco, sull’onda di quello che sta succedendo in questi due stati, proviamo un po’ a pensare che cosa può accadere a noi italiani, che,  da un punto di vista dei fondamentali economici, siamo pure messi molto peggio di  Irlanda e Spagna.


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