Approfondendo il discorso sul feudalesimo economico

Pubblicato il 7 Aprile 2010 da Veronica Baker


Approfondendo il discorso sul feudalesimo economico

Negli ultimi giorni ho avuto in email interessanti discussioni.
Eccone una che ritengo particolarmente importante e che riprende alcuni dei punti trattati in precedenza.

Welfare e prospettive economiche per il futuro.
Parto dal motivo scatenante a mio avviso di questa crisi : la globalizzazione.

La globalizzazione delle multinazionali è una catastrofe naturale di fronte alla quale governi e società sono oramai impotenti, essendo un processo a mio modo di vedere oramai irreversibile.

I ricchi Paesi industrializzati hanno ceduto molto , troppo presto alla pressione dei grandi gruppi,concedendo loro molte libertà.

Approfondendo il discorso sul feudalesimo economico

Che questo danneggi o meno la nostra società e il nostro pianeta, non ha importanza.

I grandi gruppi e le persone molto ricche hanno abusato ed abusano della globalizzazione per i propri interessi e si arricchiscono ulteriormente per mezzo di sfruttamento, guerre ,danni all’ambiente o speculazioni finanziarie.

Non a caso, in tempi non sospetti definii la globalizzazione come il cigno nero dell’economia mondiale.

Quali sono le ragioni di questa crisi che appare sempre più profonda e marcata nel tempo ?
Personalmente, mi sento di sposare le seguenti due tesi :

  • L’accordo WTO del 2001 è stato assolutamente deleterio per l’economia Occidentale : aprire i mercati alla Cina, all’India ed al resto dell’Asia senza nessuna corrispondente contropartita da parte di questi paesi ha causato un aumento mostruoso del deficit estero cumulato dell’occidente (USA, Australia, Europa,Inghilterra, Est Europa)
  • La “delocalizzazione” : spostare le fabbriche ed anche le società di servizi negli stessi paesi  (banche, società di computer, finanche ai call-center)

Queste due “idee” all’apparenza geniali (si tagliano i costi alla produzione e si migliorano i bilanci delle aziende) sono in realtà alla fine deleterie, perchè stanno causando la lenta agonia della economia occidentale.

Tutti i mass-media più importanti fanno a gara a ripetere che “fa bene anche a noi l’apertura al mercato mondiale”.

globalizzazione

Ma invece non è affatto vero.

La globalizzazione porta al miglioramento della situazione del paese meno ricco a spese del paese che precedentemente era più avanzato.
Notare che in un ciclo economico di questo tipo, il declino dei paesi globalizzati sarà a partire da un certo punto molto più veloce e repentino dei paesi globalizzanti.

Lasciare che progressivamente tutto quello che acquistiamo all’ipermercato venga prodotto in Cina o India e spostare pian piano le nostre fabbriche e servizi in Asia (o Messico per gli USA) è la ricetta per l’autodistruzione.

Il motivo di fondo dei dati macroeconomici – in particolare la disoccupazione sempre più crescente – che stanno via via peggiorando è questo.
La crisi finanziaria e la finanza fatta di carta è stato solo un modo per nascondere la realtà della svuotamento dell’economia europea ed USA.

Passando all’Italia (ma il ragionamento si potrebbe estendere a tutto l’Occidente) ,si può tranquillamente notare che sul lungo periodo la nostra economia è destinata – se non cambieranno le cose – ad un declino irreversibile :

  • Pressione fiscale al 50% (teorico, come vedremo)
  • Cinque milioni di famiglie hanno mutui per la casa : pignoramenti in aumento costante
  • Assegni protestati : trend in continuo e costante aumento
  • Si moltiplicano i dati che indicano consumi zero o negativi (basta andare agli ipermercati) : gli sconti , in particolare sui generi alimentari – spesso del 50% – sono sempre più presenti.

Le persone che lavorano (considerando i cassaintegrati) sono circa 22 milioni su 58 milioni di italiani ; questo dato significa che la pressione fiscale su chi effettivamente lavora non è il 50% ma ben più alta, dato che nel calcolo della pressione fiscale al denominatore si utilizza il PIL, che include l’intera popolazione, dagli infanti ai novantenni, ai disoccupati a chi lavora in nero.

Il 50% è solamente la media : chiunque  abbia un reddito da lavoro tutto o quasi visibile e fatturabile paga sul 65-70% del reddito che produce in tasse, dato che su di lui incidono tutte le tasse indirette sul consumo.

debito pubblico

Questo è assolutamente demenziale e fa sì che per tirare avanti la massa dei lavoratori si indebiti, i consumi si fermino e con loro l’economia.
Simultaneamente invece il debito dello stato italiano continua a salire.

Di conseguenza in Italia è diventato impossibile stimolare l’economia, lo stato si mangia la maggioranza del reddito nazionale e spreca gran parte di queste risorse.

L’unica che potrebbe essere stimolata è quella privata, quella statale segue leggi che non sono economiche ; ma quando l’economia è  più del 50% statale si ferma e comincia ad accumulare debiti.

L’unica soluzione sarebbe esportare molto, ma con l’€ e la concorrenza cinese sta diventando per noi molto difficile.

In Europa – e negli USA –  abbiamo tagliato i tassi di interesse più o meno a zero per “stimolare” con la politica monetaria qualcosa che andrebbe fatto con quella fiscale : tagliare  la spesa pubblica e le tasse, cosa però di fatto impossibile qua da noi.

In Cina la pressione fiscale è inferiore al 25% del PIL (ok, i dati sono completamente taroccati ed il costo del lavoro è da fame), in Russia – ed Est Europa – idem e in Asia in genere è sotto il 30%.

Questo è il loro ingrediente di successo economico.

globalizzazione1

Una Cina che però continua a costruire cattedrali nel deserto ed a fornire dati fantasiosi e completamente irreali di crescita :

  • The government is targetting growth of 8% this year
  • Consumer price inflation will be kept at around 8%
  • The government is targeting new loans of CNY7.5 trillion, down from 2009’s record CNY9.59 trillion
  • M2 growth in 2010 is targeted at 17%

Per cui, tutti gli stati sovrani, dato che hanno deciso una politica di stimolo monetario e non certo di taglio delle spese, arrivati al punto attuale (= deficit fuori controllo, gli USA in primis dopo la riforma sanitaria appena approvata che di fatto è un regalo incredibile alle lobbies farmaceutiche ed assicurative) non potranno fare altro che stampare moneta per tappare dei buchi che saranno sempre più ampi.

Ed il welfare ?

La vedo sempre più nera, al di là delle chiacchiere di propaganda, come faranno – in uno scenario del genere – a continuare a garantire servizi essenziali quando i fondi non ci sono ?

Purtroppo il problema è che manca un pensiero economico-politico organico e ben strutturato.
E’ ridicolo che la denuncia dei problemi della globalizzazione si fondi su gruppi di svitati scassa-vetrine come i no-global “popolo di Seattle”, e la loro “bibbia” sia un libretto qualunque da due soldi come “No logo” di Naomi Klein.

E i media non fanno che disinformare.

Una nuova politica mondiale, promossa dai Paesi occidentali, dovrebbe basarsi su due semplici cose :

  • Promuovere un welfare efficiente, tagliando gli sprechi incredibili che esistono.
  • Togliere potere alle lobbies mondiali, per una distribuzione delle risorse più equa : ma senza ridicole e pericolose velleità comuniste, come nel secolo scorso.

E’ incredibile ad esempio che in Italia ci siano sprechi pazzeschi, gente assunta in comuni, regioni, per fare gli stessi lavori di altri, puro clientelismo dopo le elezioni.
Impiegati statali a cui ancora lo Stato e le regioni danno gratis abitazioni di servizio.
Per non parlare degli orari ridicoli, 50 giorni di ferie, e della difesa corporativa verso fannulloni ed emeriti incapaci.

E che dire poi del fatto che in Italia esiste un numero di auto blu 10 volte più grande di quello degli USA (350 milioni di abitanti contro solo 60) ?
Per non dire poi delle risorse dilapidate in stipendi d’oro : alla regione Sicilia ci sono quasi più dirigenti che impiegati.

Ma sono mille gli sprechi dello Stato italiano, e purtroppo manca assolutamente la volontà politica di metterci davvero mano, anche perché poi ti trovi contro il sindacato, i giornali, le tv, i fancazzisti di ogni risma.

Eppure bisognerà farlo, per non rischiare una rivolta tra generazioni e categorie.

Quando uno Stato arriva al 70% ed oltre di pressione fiscale, vuol dire che somiglia ad uno Stato sovietico, viene meno ogni stimolo a fare impresa.

Quanto togliere potere alle multinazionali e alle lobbies, anche qui non resta che scegliere: è forse possibile continuare a vedere che sempre meno persone divengono sempre più ricche ?

Per lo meno 20 anni fa il comunismo è andato in soffitta, e meno male.
Ma tra il comunismo e la libertà di pochissimi di diventare sempre più ricchi, ci sono mille altre possibilità.

Quindi tutto dipenderà da come la gente reagirà in futuro, ed è anche un problema di informazione.

Se la gente cominciasse ad opporsi ed indignarsi al fatto che la Nestlè, la Procter & Gamble, la Shell hanno fatturati superiori a quelli di interi Stati, sarebbe già un buon inizio.

Infine, sulla globalizzazione, anche qui la disinformazione regna sovrana.

Quando un italiano compra una merce cinese, ad esempio un paio di scarpe, è facile sentire l’obiezione : “Ma scusa, cosa dovrei comprare, se non arrivo a fine mese ? Me li dai tu i soldi ?”.

Eppure quello che non arriva a fine mese non si rende conto che lui non arriva a fine mese ANCHE perché compra scarpe cinesi, perché così facendo distrugge il lavoro dei calzaturifici indigeni e sta dando lavoro ai cinesi, che ringraziano sentitamente (e ingrassano sulla nostra rovina) .

C’è poi un discorso più importante da fare su alcuni Paesi.

Se uno compra merce dalla Cina, non compra solo una merce, ma implicitamente dice sì ad un sistema disumano in cui la gente deve lavorare fino a 12-14 ore al giorno in condizioni di schiavitù, in cui non esiste alcuna tutela sindacale di chi lavora, in cui chi protesta viene incarcerato e non di rado ammazzato.

In pratica dice sì ad una dittatura spietata.

E quando qualcuno in Occidente protesta per i diritti umani, quelli fanno la voce sempre più arrogante, addirittura vorrebbero impedire ai capi di Stato di incontrare il Dalai Lama.

Ecco perché ad esempio in Germania 1 consumatore su 4 boicotta apertamente i prodotti cinesi, e lo fa perché ha capito cosa succede alla nostra economia a comprare da certi Paesi.

In Italia nessuno ne parla perché sono ipocriti, soprattutto i “buonisti” di sinistra.

Qualcuno dice che non si può tornare all’autarchia.
All’autarchia no, però nemmeno si può globalizzare lo sfruttamento ed il sistema dittatoriale cinese.


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