Nel mio girovagare per la rete internet mi sono casualmente imbattuta in un articolo che ha destato immediatamente la mia attenzione.
Correva il 30 Settembre 2013, quando il portale Soloscacchi ha pubblicato – senza contattarmi in precedenza – un mio articolo del 3 Luglio 2007.
Un fatto a me ignoto fino a ieri.
E’ stato cambiato semplicemente il titolo (Ricordo di un ragazzo dolce) ed aggiunto solo un nickname.
Come se in qualche modo facessi parte della redazione.
Ma non è mai stato così.
Nel 2010 avevo semplicemente scambiato un paio di brevi messaggi con uno dei redattori, cui avevo esclusivamente fornito il link all’articolo nel mio sito internet del 2007.
Nessuno della redazione può dire che non fosse al corrente di questo fatto.
Infatti nei commenti del giorno successivo alla pubblicazione del post il direttore responsabile (editore del medesimo sito internet) si affretta a precisare – “con la pedanteria del cronista” – che i fatti raccontati nell’articolo si riferivano all’anno 2007.
Solo una disattenzione ?
Non penso proprio…
Ovviamente un articolo di 12 anni fa (fra l’altro stilisticamente mediocre) non può essere evidentemente oggetto di alcun copyright.
Ma questa “scoperta” mi ha fatto riflettere su un capitolo della mia vita ormai assolutamente chiuso.
Sono passati ormai ben undici anni dal momento in cui ho abbandonato completamente quest’ambiente (almeno per me) completamente malsano.
Una triste esperienza ?
Anche l’indifendibile…
Indubbiamente il mobbing da me subito negli ultimi tre anni non era stato per nulla piacevole.
Tutti hanno sempre negato.
Anche l’indifendibile.
Mancavano le prove anche quando sistematicamente venivano portate.
Ma ci sono pure ricordi piacevoli ?
Indubbiamente sì.
Tutti coloro che ho conosciuto nel corso della mia vita hanno contribuito a farmi crescere.
Nessuno escluso.
Sia nel bene che nel male.
Ma per la stragrande maggioranza degli scacchisti confrontarsi con me significava dover affrontare la parte oscura che invece vogliono a tutti i costi sopprimere.
Di cui ne avevano davvero una “fottuta” paura.
Ecco il perchè del loro reiterato mobbing.
Dei loro atteggiamenti di intolleranza.
Della mancanza di dialogo, del muro contro muro.
Come sono cambiata da allora
Ero timorosa, paurosa, talvolta ombrosa.
Dovevo ancora maturare, sia interiormente che spiritualmente.
E soprattutto capire cosa volevo davvero dalla mia vita.
Oggi invece sono viva, sorridente, ottimista.
Soprattutto aperta al mondo intero.
E lo sono diventata anche grazie alle esperienze negative vissute in quel periodo.
Altrimenti non sarei mai diventata quella che sono.
Invece in quell’ambiente sono rimasti sempre gli stessi.
Oggi uguali a ieri.
Ma ciò che non cambia, muore.
Una battaglia inutile
La prima cosa che provarono a fare ?
Avrei combattuto ben presto una battaglia inutile.
Questo è quello che successe al momento in cui decisi di provare di tornare a calcare l’ambiente agonistico.
Evidentemente, nonostante la apparenze, ero un personaggio reale, in carne ed ossa.
Immaginavo ovviamente di scatenare un simile putiferio.
Ma volevo solo capire che aria tirasse.
Non avevo ancora del tutto compreso la sua totale insalubrità e malsanità.
La prima cosa che provarono a fare ?
Isolarmi immediatamente dal gruppo di cui in passato avevo fatto pienamente parte.
A questo punto avrei dovuto immediatamente lasciare perdere e passare ad altro.
Almeno, oggi reagirei esattamente in questo modo.
Anzi, non avrei nemmeno provato a sondare l’ambiente.
Ma allora ero ancora molto ingenua nei confronti del mondo e della vita.
28 Febbraio, 2006
Per questione di privacy, ometterò parzialmente i nomi.
Quella privacy che però è stata pesantemente invasa nei miei riguardi.
Dopo anni di inattività, decido di tornare all’agonismo.
La mia situazione è evidentemente assai particolare, provo a muovere piccoli passi su it.Hobby.Scacchi, dove avevo scritto gli ultimi posts nell’anno 2000.
Conosco personalmente il 90% dello zoccolo duro di IHS.
Con molti ho in passato non solo condiviso trasferte in tornei a squadre, ma anche interi week-end o settimane nel caso di festival.
Un rapporto di amicizia, quindi.
Due di loro (Corrado A. e Giorgio B.) sanno che dopo il primo turno del Campionato Svizzero a squadre improvvisamente mollai completamente gli scacchi (dal 1998 avevo giocato esclusivamente tornei a squadre per il mio circolo in Svizzera, più qualche rarissimo semilampo) per gravi problemi personali che ovviamente non specificai.
La cosa creò grande malumore all’interno del team, con strascichi polemici fino alla fine della stagione.
Qualcosa non quadrava.
Qualcuno si è accorto che non c’erano riferimenti noti su di me, per cui la curiosità aumentava.
C’era però chi sapeva che avevo giocato in alcune occasioni la Baltica.
Penso che al quel punto fossi considerata un troll od un fake di Sonia S., che in passato scriveva proprio su questo NG.
Le analogie c’erano, eccome : capacità di linguaggio, competenza in ambito economico-finanziario, forza di gioco.
Decido di chiedere lumi tecnici.
Scrivo un post palloso e pedante sui regolamenti antidoping.
Dove però, fra le righe, chiedo dei quesiti scomodi.
Ma non voglio per ora alimentare il casino che poi farò scoppiare.
Risponde Roberto M.
Non centra affatto la questione che volevo sapere, ma ok, il suo dubbio è legittimo.
Mi risponde Edoardo V.
Equivoca in parte.
Lo stesso faccio io nella risposta successiva.
Su Internet capita spesso questo.
La cosa sarebbe finita lì se non avesse fatto una battuta decisamente di cattivo gusto che mi tocca un nervo scoperto.
A questo punto reagisco.
Penso che lui abbia capito chi fossi su imbeccata di qualcuno ed allora decido di scrivere un post molto provocatorio pur sapendo che, dati i contenuti spinosi, avrei fatto scoppiare un vero macello.
A questo punto, il casino.
Non si capisce ancora se sto bluffando o sono reale.
Ma non ci vuole poi molto a capire chi sono, basta prendere un qualsiasi motore di ricerca sull’elo con regione, anno dell’ultimo torneo disputato e categoria.
Arrivano i post di Roberta J.N. che comprende sin da subito che non sono un troll, ma un personaggio reale.
Ancora peggio, perchè la curiosità diventa morbosa.
A questo punto, alcuni idioti (quelli che intervengono e non si firmano) mi scrivono in email la mia identità ”segreta”.
Francesco R. (che non mi conosce personalmente, nè ha mai avuto a che fare con me assolutamente in alcun modo) mi prende per i fondelli sull’NG.
Lui è risalito alla mia identità dopo che qualcuno gliel’ha fornita.
E quel qualcuno è molto probabilmente uno di due miei ex- compagni di squadra, di circolo e di tornei.
Alla fine, dopo che continuavano ad arrivarmi email, oppure accuse di vario tipo, devo fare una smentita pubblica, dicendo che ho preso tutti per i fondelli.
Smentita farlocca, ovviamente.
Ma quantomeno chiudo (per il momento) il thread.
Anche al costo di passare come psicopatica o persona alla ricerca di protagonismo eccessivo.
Ovviamente non finì mica qui.
Una giornata piovosa
Un momento può diventare un ricordo esattamente nell’istante in cui lo vivi.
Perché è così vero, così puro, e così importante da volerlo catturare per sempre.
Un fiore piantato, un giocattolo dimenticato nell’erba possono essere tasselli di una storia più grande.
Da cui si può provare a ricostruirla partendo da proprio quel punto.
Marzo 25, 2006
Giornata piovosa…
Riprendere a muovere i legnetti come avevo fatto per tanto tempo in passato.
Giornata piovosa, fredda, molto umida.
Non trovo l’entrata.
Ma dopo un certo girovagare, vedo finalmente vicino ad un portone la targhetta degli ex-Martinitt (in dialetto milanese, i Martinitt erano gli orfani ed i bambini abbandonati. Le ragazze erano chiamate Stelinn).
Suono con un po’ di timore.
Si apre il portone.
Appare una rampa di scale.
Salgo, un’altra porta.
Vedo delle luci.
Delle voci in lontananza.
Un’ultima porta.
Mi accoglie in modo premuroso ed affabile un signore di una certa età, dai modi molto gentili.
E’ Angelo.
Mi chiede chi cercassi.
Per un attimo rimane stupito.
Poi immediatamente inizia a spiegarmi con entusiasmo.
Un thé per riscaldarmi.
E per osservare un attimo l’ambiente che mi circondava.
“Vuole fare una partita con qualcuno ?”
Trascinandomi quasi di forza in sala.
Un buon trainer
Essere un buon trainer non è certo una cosa semplice.
Febbraio 5, 2007
Si può avere la squadra più forte e poi ottenere un flop clamoroso.
Si può avere la squadra più forte e poi ottenere un flop clamoroso…
Al contrario, una squadra senza elementi di spicco, ma molto coesa fra i suoi componenti otterrà sicuramente risultati migliori.
Occorre sapere gestire correttamente le risorse umane, ponendo attenzione prima di tutto al patrimonio umano considerandolo a tutti gli effetti il bene più prezioso a disposizione.
Altrettanta rilevanza assumono tutti coloro che lavorano dietro le quinte, che aiutano nella preparazione e nello studio dei propri avversari, e che spesso incoraggiano ad andare avanti ed a lottare.
Creare un ambiente positivo significa migliorare le condizioni iniziali, una atmosfera priva di tensioni e di conflitti.
L’assenza di contrasti all’interno dello staff e l’armonia fra i vari componenti è direttamente proporzionale alle capacità di chi coordina la squadra, facendo in modo che ognuno si senta parte indispensabile, indipendentemente dal tipo di compiti che si è chiamati a svolgere e dalle responsabilità attribuite.
Va creato quello che si chiama lo spirito di squadra.
Capacità di un buon trainer
Naturalmente occorre una personale sensibilità e la necessaria esperienza accumulata nel corso della propria carriera.
Questi due fattori assumono una importanza fondamentale.
Equilibrio, serenità, decisione ed un atteggiamento sempre e comunque imparziale sono indispensabili per gestire un team.
Inoltre il trainer deve svolgere una funzione di orientamento, incoraggiamento e sostegno.
Possibilmente devono essere organizzate delle riunioni per condividere le proprie esperienze.
Incontrandosi periodicamente ci si abitua a parlare lo stesso linguaggio.
Occorre infine saper dare le opportune spinte motivazionali.
Sapere motivare significa metterle in condizione di dare il massimo.
Indipendentemente dal risultato finale ottenuto.
Morbosità assortite
Marcatura asfissiante sin dentro i bagni (dell’Accademia).
Per poi chiudersi dentro provando a curiosare su cosa stessi facendo in quello attiguo.
Questa nel mio campionario sinceramente mi mancava.
Sinceramente ora ci rido.
Ma lì per lì sono rimasta davvero molto perplessa.
Soprattutto perchè il tipo in questione (che conoscevo molto bene) ha seriamente rischiato di essere linciato da qualche sciura.
Arcobaleno sulla Madonnina
L’infelicità non è una astratta sofferenza dell’anima, ma un dolore concreto e pungente.
Per molti provare invidia è come sentire dolore fisico.
Quell’emozione meschina e negativa che spinge a desiderare il male per gli altri e a sminuirli per non ammettere che sono migliori di noi è l’equivalente della slogatura di una caviglia o della bruciatura di un dito.
Ed ecco perchè la gente profondamente infelice è anche la più invidiosa di tutti.
Giugno 16, 2007
Nel suo piccolo, un evento inusuale….
Cinque vittorie consecutive nei primi cinque turni.
Buona ispirazione e grande creatività.
Al sesto turno mi basta un pari per vincere il torneo con un turno di anticipo.
Ottengo ben presto una posizione facilmente vinta.
Ma improvvisamente lascio una Torre in presa, e perdo malamente.
In quel momento il mio umore non era dei migliori.
E rimango letteralmente esterrefatta quando vedo un mio compagno di squadra – “Nimrod” – complimentarsi calorosamente con il mio avversario per la “brillantissima” partita giocata.
Un episodio davvero di cattivo gusto.
Ultimo turno.
Una partita a dir poco orrenda.
Finisco rapidamente in posizione completamente persa.
Oramai sono rassegnata alla sconfitta.
Ma improvvisamente il mio avversario si rilassa, iniziando a giocare in modo superficiale.
Finchè non trovo un’idea tremendamente efficace.
Una combinazione con cui forzavo lo stallo !
Il mio avversario non riesce a capacitarsene.
Gioca mosse inutili finchè non rimane con un solo secondo sul suo orologio.
Patta.
In questo modo vinco un torneo rapid davvero insignificante (tranne, ovviamente, che per “Nimrod”). E per la prima volta l’Arcobaleno si riflette a due passi dalla Madonnina.
Nel suo piccolo un evento inusuale.
Un ragazzo triste
La mancanza di sincerità ed il far finta sempre e comunque che nulla sia successo sono in ogni ambito la cosa peggiore.
Ma non puoi insegnare la trasparenza a chi non l’ha mai posseduta.
Luglio 3, 2007
Sempre disponibile, sorridente…
Aveva solo 25 anni quando una notte di quasi quattro anni fa Daniele ci ha lasciato.
In silenzio.
Praticamente in punta di piedi.
Era qualche anno oramai che non lo vedevo più.
Vittima di un disagio esistenziale, di problemi interiori mai compresi dagli altri.
Sempre disponibile, sorridente.
Mai arrogante e spocchioso con nessuno.
Nel suo ambiente sportivo semplicemente il giovane di maggior talento, destinato ad una luminosa carriera.
Ma purtroppo non aveva avuto alcuna possibilità di emergere.
Inoltre pochi anni prima era stato protagonista di polemiche su un suo presunto (ma mai provato in nessuna maniera) comportamento antisportivo e scarsamente etico.
Le solite malelingue che avevano scatenato una vera caccia all’eretico degna di Torquemada.
Le stesse che il giorno in cui è stata comunicata la notizia del suo tragico gesto non hanno risparmiato paroloni di condoglianze e pomposissimi ricordi grondanti ipocrisia a non finire.
E’ evidente che il comportamento di allora era già una spia del disagio esistenziale che Daniele stava vivendo in quel momento.
Bastava solo guardarlo negli occhi per vedere la sua tristezza interiore…
Il fair play paga ?
Il fair play (nella vita e nello sport) paga ?
Ormai secondo la stragrande maggioranza no, non paga più.
Lo sport, la vita, il mondo sono visti esclusivamente come una competizione in cui l’unica cosa che occorre ottenere è vincere.
E quindi il fair play limita i possibili risultati.
A mio parere, è proprio da questo punto che è possibile iniziare a capire i mali che attanagliano il nostro mondo.
Perchè è proprio da come un giocatore accetta e comprende la ragioni delle proprie sconfitte che si vede la vera stoffa di coloro che faranno poi “strada” nella vita.
Non è il ”come si perde”.
Non è ”prendendo per i fondelli” gli avversari che si progredisce.
Ma reagendo alle avversità ed alle sconfitte.
Cercando di fare meglio la volta successiva.
I furbetti del quartierino hanno (anzi, dovrebbero avere) da sempre vita breve.
Invece molto spesso sono assurti come idoli delle folle maleducati che sanno trasmettere il loro pensiero esclusivamente tramite l’emissione d’aria che attraversa il cavo orale proveniente dallo stomaco, attraverso l’esofago, a seguito di processi digestivi.
Forse c’è qualcosa che non va.
3 Luglio, 2007
Ingredienti necessari :
Organizzare un torneo chiuso invitando una combriccola di amiconi.
Fra questi, almeno uno deve avere un interesse specifico : fare una norma o raggiungere una determinata soglia elo.
Scegliere un collegio arbitrale compiacente che chiuda uno,anzi due occhi, davanti alle evidenti irregolarità.
Analizzare attentamente i vari database alla ricerca di partite interessanti da rigiocare poi per finta in torneo.
Pubblicare puntualmente i primi due bollettini del torneo, e poi ritardare tutti gli altri.
In presenza di eventuali pentiti o di giocatori che si rifiutano di sottostare alle condizioni precedenti, pressioni e/o minacce di ostracismo da tutti i tornei del suolo italico.
Alla fine lo scopo sarà senz’altro raggiunto : i punti necessari al conseguimento del titolo verranno senz’altro raccattati.
Volete sapere dove è successo tutto questo ?
Anagramma crittografico : [5,3=8]
Vado
(soluzione : vengo via = Vigevano)
Naturalmente, l’omertà regnava sovrana.
Nessuno conosceva, nessuno aveva sentito parlare di nulla.
In pubblico, ovviamente.
In privato invece…
La mia risposta (pubblica) non si fece ovviamente aspettare.
17 Ottobre, 2007
La coincidenza è assai strana.
Lunedì sera sul noto newsserver it.hobby.scacchi è apparso un copy&paste di un post scritto il 3.07.2007 su questo blog (quello tenuto dall’epoca da chi scrive, N.d.A.) senza citare nè la fonte, nè mettere alcun riferimento diretto.
Ma semplicemente facendo in modo che fosse possibile risalirne tramite Google.
La coincidenza è assai strana.
Perchè se il post in questione fosse stato così compromettente, avesse raccontato delle falsità, oppure se avesse dato fastidio a qualcuno, non si sarebbero aspettati ben tre mesi e mezzo prima di citarlo.
Dato che molti dei lettori del noto newsserver sono anche saltuari visitatori del mio sito.
Per cui, non comprendo minimamente la ragione del comportamento di colui che ha scritto tale post.
Spudoratamente ha finto di non conoscere la soluzione dell’anagramma crittografico posto in calce ad un post che fra le righe nascondeva, purtroppo, delle verità nemmeno tanto tanto nascoste su degli episodi strani che spesso si celano dietro i tornei chiusi.
Del caso in questione credo che si sia ampiamente già dibattuto.
Una analisi in comune fatta da più persone (da M a CM) ha mostrato che, in alcune delle partite giocate in tale torneo, c’erano dei grandi sospetti (ripeto, sospetti, non certezze) di pre-arrangiamento.
E, per questa ragione, di comune accordo, avevamo allora deciso di pubblicare il post “incriminato”.
Il tutto avvalorato dalla confessione di un presunto “pentito” (cui rispetto la decisione di non parlare sull’argomento anche se naturalmente non la condivido) che dapprima aveva l’intenzione di segnalare il fatto.
Ma poi ha cambiato idea improvvisamente .
Personalmente io ero assai scettica sulla decisione di segnalare questo episodio.
Ritenevo e ritengo tuttora (c’è un carteggio email a riguardo sull’argomento) che sia quasi impossibile lì per lì per un organizzatore e per un altro giocatore dello stesso torneo capire se c’è pre-arrangiamento di un risultato o no.
Un messaggio in codice, come sulle prime mi sembrava ?
E che inoltre sia molto difficile procedere in questi casi, dato che non esistono solitamente prove certe.
Sta di fatto che per qualche ragione che personalmente ignoro, il torneo non è stato ancora omologato dopo quasi quattro mesi.
E non penso proprio che tale fatto dipenda da un post pubblicato 3 mesi prima in un blog sperduto nell’oceano di Usenet.
Se tale post fosse stato così importante ed avesse avuto un contenuto inenarrabile, qualcuno nel corso di questi mesi me lo avrebbe senz’altro segnalato.
Invece nulla di tutto questo.
Per cui ritengo che l’intervento fatto lunedì sera su IHS abbia delle altre motivazioni.
Una ripicca.
Ma per cosa ?
Un messaggio in codice, come sulle prime mi sembrava ?
No, non ci credo.
Alimentare del gossip ?
Mah, nemmeno.
L’impressione che ne ho tratto è che semplicemente si sia cercato di screditare la sottoscritta come credibilità.
Oltre ad un tentativo di fare quadrato creando uno spirito di gruppo che in realtà non c’è proprio.
In un ambiente dove l’arrivismo e l’individualismo raggiungono vette altissime.
Passarono i mesi.
Il personaggio in questione continuò a decantare le sue “virtù”.
23 Ottobre, 2007
L’’ennesimo squallido spettacolo.
Non tanto per l’arroganza ed il tipo di linguaggio utilizzato.
Ma per i suoi contenuti deliranti.
Ammettere candidamente la compravendita di punti, di avere venduto partite e di continuare a farlo in futuro è di una gravità inaudita.
Mai visto in nessuna disciplina un autogol del genere.
Giustificando il fatto affermando che secondo il personaggio in questione “il 90% dei praticanti” comprava e/o vendeva partite per motivazioni varie.
Un vero folle.
Finchè una decina di anni dopo – quando probabilmente non serviva più – verrà “sanzionato” in quella vicenda che molto erroneamente verrà chiamata “Scaccopoli“.
In realtà si dovrebbe dire “incastrato”.
Perchè le circostanze furono davvero poco chiare.
Le prove portate dalla cosiddetta “accusa” fumose, per non dire proprio inesistenti.
Non è con la “giustizia ad orologeria” che si dovrebbe agire.
The winner takes it all
Una vicenda che mi insegnò davvero molto.
Alla premiazione applaudirono il secondo classificato consegnandomi la coppa spettante al vincitore del torneo (ed il relativo premio in denaro) appoggiandola semplicemente sul tavolo.
Rifiutandosi in modo plateale di darmi la consueta stretta di mano.
Da allora imparai che gli ambienti in apparenza “puliti” grondano quasi sempre ipocrisia e falsità.
Quelli che ben pensano, appunto.
Novembre 23, 2007
Settimo ed ultimo turno.
Sono attardata di mezzo punto dal battistrada, mio avversario diretto.
Al penultimo turno avevo sprecato banalmente mezzo punto, così come al quinto.
Da un certo punto di vista ero contenta di avere a disposizione un solo risultato – la vittoria – perchè altrimenti avrei corso il rischio di deconcentrarmi e di giocare una partita anonima.
Il mio avversario mi temeva davvero molto.
Infatti tutte le nostre partite ufficiali avevano avuto sempre esito positivo per me.
Casualmente ci incrociamo un quarto d’ora prima della partita.
Finge di non vedermi e non mi saluta.
La partita
Il mio avversario esce dall’apertura molto bene, ottenendo una posizione superiore nel mediogioco.
Devo complicare per avere chances di vittoria.
In questo preciso momento capisco di avere in pugno la partita…
In quel momento iniziano a riecheggiare dentro di me le parole di Andrea : “Veronica è pericolosissima nelle posizioni di attacco, è sempre capace di creare minacce tattiche improvvise, oppure di sfruttare debolezze create in precedenza nella posizione nemica”.
Contemporaneamente con ormai solo 3 minuti (con incremento : significa che ad ogni mossa effettuata viene aggiunto del tempo in più (solitamente alcuni secondi) rispetto a quello fissato all’inizio per completare la partita) sull’orologio intravedo una combinazione in cui sacrifico un Cavallo per un attacco assai pericoloso.
Posizione assai sgradita al mio avversario, che deve trovare l’unica replica corretta.
Il mio avversario strabuzza gli occhi fuori dalle orbite.
Praticamente senza riflettere decide di accettare il sacrificio.
In questo preciso momento capisco di avere davvero in pugno la partita.
I miei pezzi improvvisamente diventano tutti attivi coordinandosi all’unisono.
Un uragano di pezzi bianchi si scaraventa contro il Re nemico, il mio avversario non trova la difesa più coriacea ed in pochi tratti prende scacco matto praticamente senza accorgersene, esclamando nel contempo ad alta voce una imprecazione spettacolare : “cazzo, è matto !“
Non potevo avere un commiato migliore.
1.Nf3 Nf6 2.d4 g6 3.Bf4 Bg7 4.e3 d6 5.h3 0–0 6.Be2 c5 7.c3 b6 8.0–0 Bb7 9.a4 Na6 10.Nfd2!? Nc7 11.Na3 Nd7 12.Bf3 d5 13.Bg5!?
Con l’intento di creare nella posizione nera qualche indebolimento.
13…h6 14.Bh4 a6 15.Nc2 g5 16.Bg3 f5 17.c4!? Cxd4
17…e5 18.cxd5 Bxd5 19.Bxd5+ Nxd5 20.dxe5 Nxe5 21.Bxe5 Bxe5 22.Nc4 con leggerissimo vantaggio per il Bianco.
Mai sottovalutare qualsiasi avversario o situazione.
Le giustificazioni finali nascondono l’imbarazzo di una sonora sconfitta.
Questo è quello che ho imparato dalla vita.
In ogni campo quando ci si sente arrivati cominciano i dolori.
Prima di tutto la concentrazione non deve mai abbassarsi.
E le sconfitte servono all’analisi ed a migliorarsi sempre.
Soprattutto quelle più rovinose.
Aprile 10, 2008
Lo scontro decisivo…
Novembre 1990.
Il mio primo torneo di una certa importanza.
Da esordiente mi trovavo a sorpresa nelle prime posizioni, pur avendo giocato tutto il torneo contro avversari di categoria magistrale che continuavano a sottovalutarmi.
Nessuno infatti mi conosceva.
Ultimo turno.
Addirittura mi trovo a giocare lo scontro decisivo per divenire “campione assoluto” (locale) per le categorie non magistrali.
Che fare ?
Alla fine decisi di optare per una variante tagliente della difesa Grünfeld.
Il mio avversario dell’ultimo turno (un ben noto Candidato Maestro) infatti iniziava le sue partite invariabilmente con 1.d4.
Una variante allora davvero molto in voga : il Nero sacrifica un Pedone per ottenere l’iniziativa. 15.Kxf1 e5!?
15…Qd6 era la usuale continuazione. Avevo preparato a fondo questa continuazione talmente minore da poter essere forse assunta come una vera e propria novità teorica.
16.d5 Nc4 17.Qb3?!
17.Bf2!? è probabilmente migliore, conservando l’Alfiere delle case nere.
17…Nxe3+ 18.Qxe3 Qh4!?
Il Bianco ha un inutile Pedone doppiato in più. Invece il Nero ha preso invece decisamente l’iniziativa.
19.h3 Bh6 20.Qg3?!
Migliore 20.Qd3 Rf8+ 21.Kg1 Qf2+ 22.Kh2 Qe3 23.Qxe3 Bxe3 24.Nc3 Rc8! (24…Rf2 25.d6 Bf4+ 26.Kg1 Be3 con gioco incerto) 25.Nb5 Rc2 con gioco incerto.
20…Rf8+ 21.Kg1 Qxg3 22.Nxg3 Be3+ 23.Kh2 Rf2
Il Nero ha i pezzi molto attivi, di conseguenza il Bianco non può intraprendere alcunchè.
24.Rb1 b6 25.Rb3 Bf4
Recuperando il Pedone, il Nero ottiene finalmente un finale superiore.
26.a3 Re2 27.Rd3?
Giocata automaticamente seguendo il principio che le Torri vadano piazzate sempre dietro al Pedone passato.
Migliore 27.Kg1 Bxg3 28.Rxg3 Rxe4 29.Rc3 Rd4 30.Rc8+ Kg7 31.Rc7+ Kh6 32.Rxa7 Rxd5 con finale di Torri superiore per il Nero.
27…Rxe4
Ora il Nero sta davvero molto meglio.
28.d6? 28.Kg1 Ra4 29.Ne2 e4 30.Rc3 Bd2 31.Rc8+ Kf7 (31…Kg7? 32.d6!) 32.Rc7+ Kf6 33.Rxh7 Rxa3 con grande vantaggio del Nero.
28…Rd4 29.Rxd4 exd4 30.d7 Bc7 Il Pd7 è perso, inoltre il finale di pezzi minori non dà alcuna speranza di salvezza al Bianco.
A fine partita il mio avversario era ancora visibilmente incazzato per la sconfitta.
Per questa ragione analizzò a malapena per qualche minuto la partita.
Soprattutto recriminava sul fatto che aveva guadagnato un Pedone, non capacitandosi del fatto che il Pedone lo avevo sacrificato di proposito.
Inoltre ripeteva continuamente la seguente frase : “Finali di pezzi minori di questo genere ne ho vinti tanti…“
Sembrava ancora non capire cosa fosse successo.
E così, incredibilmente, arrivai 4a assoluta.
Miglior giocatore (per le categorie nazionali, ovviamente) di circolo, per di più da esordiente.
La prima volta non si scorda mai.
I miracoli non durano mai
I miracoli non durano mai.
Forse solo nei film…
Aprile 15, 2008
Una lotta inutile….
Primavera 1998.
Mi sforzavo di fare apparire a me stessa che tutto fosse normale.
Purtroppo non era così.
Dopo avere combattuto strenuamente, la situazione continuava a peggiorare.
Una lotta inutile.
La malattia della mia Mamma era incurabile.
L’illusione della prima guarigione.
Il successivo scoramento alla notizia che non era così.
Speranze che si affievoliscono giorno dopo giorno.
Una diagnosi impietosa.
Come era già capitato molte volte nella mia vita, giocavo a scacchi solo per dimenticare.
In uno dei miei rari momenti di pace, giocai la seguente partita.
Ero in testa ad un torneo tutto sommato giocato dignitosamente, un pari sarebbe stato sufficiente.
Ma dovevo conquistarlo sulla scacchiera, non ottenerlo per grazia divina.
Invece che faccio ?
Cerco di cambiare solo tutti i pezzi per ottenere una facile patta.
Nulla di più sbagliato.
La mia posizione infatti peggiorava lentamente, stavo su di un piano inclinato e non me ne accorgevo.
Naturalmente in questa situazione ad un certo punto una svista terribile chiude il conto e la partita.
Tutte le mosse giocate successivamente sono solo la dimostrazione che talvolta, testardamente, non si vuole ammettere di avere perso.
E si continua solo nella speranza di un miracolo.
Che naturalmente non arriverà.
In passato ho lottato aspramente per il riconoscimento del mio status sociale.
Allora mi sembrava importante.
Oggi invece lo trovo il più grande errore che avessi mai potuto commettere.
Non certo perchè sbagliavo dal punto di vista concettuale.
Anzi, da questo punto di vista avevo pienamente ragione.
Ma combattere contro i mulini a vento per vanagloria non è mai una scelta saggia.
Si arriva – come invariabilmente succede sempre in queste situazioni – al muro contro muro.
Non c’è quindi da stupirsi che dopo avere battuto il naso per troppo tempo abbia deciso di dare una discontinuità netta con il passato.
Naturalmente sapevo che istantaneamente avrei distrutto anni di successi.
Sarei finita immediatamente nell’oblio più totale.
Ma era proprio ciò che allora volevo.
Cancellare un periodo indubbiamente pieno di vittorie e di soddisfazioni.
Che però – alla fin fine – avevano solo un effimero valore.
Agosto 8, 2008
Serenità e leggerezza.
Belle parole.
Peccato però che non vadano molto d’accordo con il tipo d’ambiente che le vorrebbe propugnare.
Mi si accuserà di comportamento e di carattere “borderline”, di vedere i problemi prima che avvengano.
Sbagliato.
Perchè tutto mi è già stato predetto (e soprattutto promesso) da tempo.
Una vera e propria dichiarazione di guerra.
In una situazione del genere è fin troppo facile indirizzare un certo tipo di informazione (soprattutto di questi tempi) verso una piega ben precisa, facendo in modo di ignorare i veri motivi di tutta questa storia che io chiamo “la madre di tutte le battaglie“.
I veri nemici non sono certo le persone come me che criticano, anche ferocemente, le ingiustizie.
Ma personaggi troppo furbi e disinvolti.
Finchè saremo lasciati soli nelle nostre battaglie di principio, ecco che saremo costretti a servirci di un blog quanto meno per non passare da fessi.
Che piaccia o no, l’unica arma a nostra disposizione.
Visibilità mediatica
Ripensandoci ora, mi viene solamente da ridere.
Allora cercavano a tutti i costi la visibilità mediatica.
Senza riuscire per altro a trovarla.
Tranquilli che è solo una citazione di un vecchio ricordo.
Di voi non voglio più sentire parlare nemmeno in cartolina !
Settembre 1, 2008
Un controllo antidoping…
Il Festival internazionale di Castione si è chiuso con un controllo antidoping.
Il secondo in 28 edizioni della manifestazione.
Ad essere sottoposte al test sono state cinque giocatrici del Campionato Italiano Femminile assoluto.
In questo caso si tratta di una novità, perché è la prima volta che in Italia i controlli riguardano un torneo femminile.
La procedura è iniziata poco prima che cominciasse l’ultimo turno di gioco.
Cinque le giocatrici scelte.
Non appena ognuna di loro ha terminato la propria partita, un direttore di gara l’ha avvicinata per comunicarle che avrebbe dovuto sottoporsi al controllo.
Alcune giocatrici, quando è stata comunicata la notizia, pensavano addirittura a uno scherzo.
Nonostante la possibilità di un test antidoping fosse nell’aria, molti ancora non ci credevano.
Anche perché tutto si è svolto nella massima discrezione.
Ma, del resto, è piuttosto inusuale associare gli scacchi al doping.
Le provette ora verranno inviate a Roma all’ufficio di medicina sportiva del Coni.
Con le analisi si cercherà di scoprire l’eventuale presenza di ben 700 sostanze dopanti.
Per avere i risultati ci vorranno dalle 6 alle 8 settimane.
Magic moments
I ricordi – belli o brutti che siano – non si possono mai cancellare.
Nulla o nessuno lo potrà mai fare…
Febbraio 2, 2009
Ogni sabato è sempre più magico del precedente.
Un ambiente davvero unico
Un ambiente speciale….
Abbiamo creato un ambiente speciale.
Una metamorfosi per certi versi inaspettata.
All’inizio una scommessa e nulla più.
I locali erano vuoti, deserti.
Poi, l’idea.
Perchè non iniziare a creare uno spazio per i più piccoli ?
Ogni volta un non so che di magico illumina queste giornate.
Bimbi che giocano, urlano, e si divertono un mondo.
I più piccolini che ci cercano, ci abbracciano, giocano fra di loro e poi corrono dalla mamma a raccontare quanto si sono divertiti.
Le lezioni che ben presto si trasformano in un guazzabuglio.
Tutti vogliono dire la loro, esattamente come i grandi.
L’importante è il divertimento.
Stare sempre insieme.
Non solo puro agonismo.
Ma soprattutto razionalità e riflessione.
Tutte doti davvero utili anche per quando vanno a scuola.
Le ragazzine stanno diventando le più brave…
Le ragazzine che stanno diventando le più brave e le più motivate.
I bimbi più piccoli si impegnano spasmodicamente per fare una bella figura.
Che vincano o perdano, poco importa.
Un sorriso e via, subito un’altra partita.
Le mamme ed i papà osservano, commentano e si divertono.
Poco importa se talvolta perdono contro i loro bimbi.
Esattamente come gli adulti, che hanno riscoperto il sabato.
Perchè stanno vivendo a loro volta questa magia.
Luci.
Sensazioni.
Sentimenti.
Soprattutto persone.
Giovani e filosofeggianti universitari che portano amici a visitare il nostro ambiente e speriamo un giorno a frequentarlo.
Giovani ragazze che prendono appunti incessantemente e che ascoltano rapite gli insegnamenti loro impartiti.
Amori che stanno nascendo piano piano quasi senza che i protagonisti se ne accorgano.
Impavidi Alfieri che ben presto diventano giullari di corte.
Umili ed anonimi Pedoni che raggiungono l’ultima traversa e diventano Donna.
Cavalli che si sacrificano coraggiosamente per catturare sua maestà il Re.
Questo è il nostro magico mondo.
Questi siamo noi.
Scandalosa Veronica
Non troviamo scuse patetiche…
L’incipit del mio profondo cambiamento interiore iniziò proprio in questo periodo.
Allora pubblicai questo post molto aspro e decisamente fuori le righe.
Non posso certo negarlo.
Ma spontaneo e soprattutto assai sincero.
Sancendo definitivamente la mia rottura definitiva con un ambiente che non mi aveva mai tollerata semplicemente perchè vincente e soprattutto amata dalla gente.
Non certo perchè non fossi apprezzata.
Anzi, lo ero fin troppo.
Ma perchè davo l’impressione di sembrare un poco intransigente.
In realtà questo mio atteggiamento era figlio di una situazione che era viavia degenerata sempre di più e che non avrebbe potuto avere altra soluzione logica che il totale abbandono.
Una scelta che – a distanza di ben undici anni – giudico tuttora davvero molto saggia.
La migliore che avrei mai potuto fare allora.
Luglio 9, 2009
Un coma profondo causato da una incredibile serie di cazzate da parte vostra.
Fatte coscientemente od inconsciamente, poco importa.
Ma le mie iniziative dovevano essere ad ogni costo affossate.
Errori marchiani di comunicazione, pubblicizzazione inesistente o quasi.
Sono stata davvero una ingenua in passato aprendomi completamente nei vostri confronti.
Che sciocca che sono stata.
Riguardo il nostro declino, avevo avvertito assolutamente in anticipo dei pericoli che stavamo correndo.
Ma le mie parole sono state lasciate al vento.
Come una Cassandra.
No, non vi serve certo un personaggio esotico e nuovo per risollevarvi.
C’era.
Stava riscuotendo un grandissimo successo.
Ma ve la siete giocata in maniera indegna.
E per cosa poi ?
Ah, già, Scandalosa Veronica.
Un ambiente chiuso ed intollerante.
Non troviamo scuse patetiche per favore.
Se c’era qualche cosa che non andava bene, bastava dirlo.
Naturalmente davanti si nega e si fa finta di apprezzare.
Siete capaci solo di parlare dietro e mai de visu.
Per cui se reputate che ci sia del falso in quello che ho scritto, controbattetemi pure.
Un errore gravissimo
Allora avevo focalizzato l’attenzione soprattutto sull’intolleranza e la mancanza di dialogo.
In seguito invece mi sono resa conto di quanto semplicemente siano sedimentati taluni pregiudizi nella gente.
Non necessariamente lesivi.
Ma pur sempre veicolati culturalmente.
E sia che siano portati da un altruismo superstizioso (meglio) che da una compassione sprezzante (peggio) restano sempre in quell’oscillazione che va dalla tolleranza all’intolleranza.
Come se ci fosse per forza, ed a tutti i costi, davvero un problema nei confronti di cui porsi necessariamente in una qualche modalità.
Ed in più dover affrontare un muro di giudizi altrui.
Inopportuni, arbitrari.
Uno stare tra l’incudine ed il martello.
Senza per altro aver arrecato danno ad alcuno.
In realtà avevo erroneamente dato un valore troppo elevato ad alcune mie soddisfazioni in ambito sociale.
Come reintegro di una dignità umana che allora mi era stata messa pregiudizialmente in dubbio.
Un errore gravissimo.
Perchè in questo modo avevo represso la mia essenza più intima e profonda.
E ben presto avrei dovuto pagare dazio a questa palese forzatura di me stessa.
Luglio 13, 2009
La brutta abitudine di chi non ha argomenti concreti…
Sono Bruno M., che tu hai pesantemente chiamato in causa nel corso del tuo delirante commento al plateale commiato dal nostro circolo.
Un commiato volutamente plateale.
Troppa amarezza.
Le tue parole offensive si possono solamente inquadrare, appunto, in un delirio, cioè nel dar corpo a visioni al di fuori della realtà.
Delirio ?
La solita vecchia storia.
Si nega fino all’inverosimile.
Il tono offensivo nei confronti miei e degli altri soci del circolo mi impongono una replica.
Il tono “offensivo” era nei confronti di soli tre soci, non di tutti.
Ma poco importa.
1. Ti abbiamo accettato…
Le persone non si ”accettano”.
Ma si frequentano e si conoscono.
…nel circolo ben sapendo i tuoi trascorsi psico-fisici, che hanno probabilmente motivato la tua estromissione (più o meno forzata) dal tuo precedente circolo.
Me ne sono andata di mia spontanea volontà…
Scelsi il vostro, ma purtroppo sbagliai.
Trascorsi psicofisici ?
Se si fosse trattato di un ambiente di lavoro dubito che avresti utilizzato queste parole.
Pesantemente a rischio di una querela immediata.
Tutti noi abbiamo cercato di creare un ambiente che potesse accoglierti amichevolmente, senza farti sentire una “diversa”.
Il classico atteggiamento che si tiene nei confronti delle persone ”diversamente abili”.
Un modo solo sintatticamente elegante per dire disabili.
2. Abbiamo sempre sopportato alcune tue periodiche manifestazioni “esuberanti”, considerando una tua possibile fragilità di carattere, dando una sorta di giustificazione alla stessa.
Fragilità di carattere ?
Ho un carattere troppo forte, altro che troppo fragile.
Non tollero i compromessi, nè i soprusi.
Chi sei tu per potermi giudicare ?
3. Per favorire il tuo inserimento nel gruppo ti abbiamo invitato a far parte del Consiglio Direttivo.
Non ho bisogno di alcun inserimento in alcun gruppo.
La vostra società che tanto definite civile è in realtà pregna di un bigottismo senza pari.
Vi sentite superiori e non lo malcelate nemmeno.
Poi…nessuno voleva fare parte del Consiglio Direttivo.
Eravate in tre, e per statuto erano necessari cinque elementi.
Ho accettato solo per questo.
Per cui di cosa parlate ?
E ti abbiamo affidato l’importante responsabilità della gestione dei soci junior. Il tuo apporto è stato meritorio ed apprezzato, per la tua competenza ed assiduità
Che già tenevo da un anno da sola.
Apprezzato ?
Non mi pare proprio, dato che avete fatto di tutto per affossarlo.
4. Non sono mancati, tuttavia, screzi (non voglio e non posso sindacare di chi sia stata la colpa) con alcuni genitori, e di questo non puoi certo imputare la responsabilità ad altri soci del circolo.
Screzi ?
Nell’ultima comunciazione ai soci indicavi Stefano come unico responsabile della didattica del circolo.
Solo che non si è mai occupato di questa attività, dato che la responsabile ero io.
Quindi ci sono stati dei genitori che mi hanno chiesto il perchè di queste parole.
5. Parimenti, ti sei spesso lamentata con il Consiglio di non produrre un’efficace politica di sviluppo per l’attività giovanile. Anche per questo, di chi la responsabilità se non tua, dato che hai sempre avuto carta bianca per l’impostazione dei sabati e non ti è mai stato rifiutato nulla su eventuali tue proposte ?
Sto ancora aspettando la riunione fissata ad inizio di Giugno per parlare delle attività.
Perchè tanto ritardo ?
Sapevate che avrei presentato le mie dimissioni se non fosse cambiato nulla.
L’unico bambino che sta gettando le basi per un futuro agonistico è [nome censurato dalla sottoscritta trattandosi di blog pubblico, sia per questione di privacy, sia perchè si tratta soprattutto di un minore !], grazie alle iniziative (indipendenti dai tuoi corsi) di suo padre, che tu hai sempre osteggiato, per motivi che non hai mai voluto spiegare.
Osteggiato ?
Non è mai venuto alle mie lezioni e nemmeno al circolo.
6. Il Consiglio non ti ha mai snobbata od estromessa da riunioni. Una sola volta non siamo riusciti a contattarti e ci siamo incontrati senza di te unicamente per una minimale questione di orario : in quell’occasione ti abbiamo reso edotta della decisione presa nel giovedì successivo.
Ma se proprio tu a partire dall’inizio di Marzo hai iniziato a non redigere più nemmeno i verbali per occultare ciò che veniva detto nelle riunioni.
Devo riportare per filo per segno tutto quello che ci siamo detti e che non avete mai voluto scrivere ?
A me invece risulta in diverse occasioni…
Ed una sola volta non siete riusciti a contattarmi ?
A me invece risulta in diverse occasioni.
7. In molte occasioni ti sei lamentata di persecuzioni che ti avrebbero fatto in ambiente federale. Ti abbiamo assicurato una presa di posizione del Consiglio in tuo favore presso la Federazione qualora avessi portato prove che avvalorassero quanto dicevi. Siamo ancora in attesa di queste prove.
Sono ancora in attesa – da quando ne ho parlato otto mesi fa, portando prove concrete – della tua risposta alla mia email del 24 Dicembre dell’anno scorso.
Naturalmente nessuno ha risposto.
8. Altri casi di persecuzione nei tuoi confronti da parte di soci sono stati da te lamentati presso il Consiglio. Ti è stato sempre chiesto di fare nomi e descrizioni di episodi perchè potessimo intervenire, ma, ogni volta, glissavi dicendo che era meglio non andare oltre e che eri comunque abituata a sopportare situazioni difficili.
Cosa devo aggiungere a riguardo ?
Qualcuno – o qualcuna ? – un sabato pomeriggio ha infilato nella mia borsa mentre tenevo una lezione una scatola di preservativi.
Il messaggio ?
Vediamo se ci arrivi.
Questo atteggiamento è lo stesso che tu adotti nelle parole del commento su questo blog : parli di falsità, di comportamenti maschilisti o scorretti, di odio ed invidia nei tuoi confronti, senza avere il coraggio (o la possibilità ?) di esplicitare quanto lamenti.
Nomi e cognomi in pubblico ?
Così mi becco subito una querela per violazione della privacy.
La rabbia per le immotivate accuse che ci hai rivolto è unita a profonda tristezza per la tua condizione di evidente disagio e confusione in cui innegabilmente versi.
La mia condizione di disagio e confusione ?
Siete voi che invece avete perso il senso della realtà.
La sorpresa e l’imbarazzo per la tua teatrale uscita di scena di giovedì scorso avrebbe, come spesso è accaduto in passato, sortito un tentativo da parte del Consiglio (quante volte lo ha fatto Stefano, nonostante le offese che esplicitamente gli portavi !) di ripianare la situazione e di farti recedere da una decisione quantomeno “strana”.
La mia decisione strana ?
Ma se lo avevo detto più volte che mi sarei al più presto dimessa se le cose non fossero cambiate.
Avevo già proposto le mie dimissioni a Marzo.
E se le offese a Stefano sono dire che l’attività interna non va bene, ecco…basta guardare i numeri.
Le cattive parole che hai spietatamente usato su questo blog, però, rendono insanabile il nostro rapporto, indipendentemente dalla tua appartenenza o meno ad un circolo comune.
Nell’ultimo mese ho deciso di uscire di scena.
Da parte mia nessun rimpianto.
Il tuo attacco è personale e paranoico : ne prendo atto e, per quanto mi riguarda (parlo a titolo personale) non intendo avere più niente a che fare con te.
Amen.
Per quanto riguarda le defezioni dal circolo che hai menzionato, non ti ha mai sfiorato il sospetto che le stesse possano, almeno in parte, dipendere dall’atteggiamento che hai tenuto nei confronti di altri soci ?
Quali sarebbero i soci cui avrei tenuto un atteggiamento irrispettoso e che se ne sarebbero andati a causa mia ?
Nell’ultimo mese ho deciso di uscire di scena…
Ovviamente nessuno.
La caratteristica peculiare del circolo, per i primi suoi 18 anni, è stata la straordinaria cordialità ed affiatamento dei suoi componenti.
Hai voglia di trarre una conclusione logica considerando l’attuale disagio che stiamo vivendo attualmente ?
Un problema vostro.
Non certo mio.
Ti auguro di trovare, dove andrai, un ambiente che ti sappia accettare come lo è stato il nostro, ma dubito che riuscirai a trovarlo.
Non mi interessa la accettazione.
Se tutti gli ambienti “normali” sono questi, semplicemente preferisco non frequentarli.
Un copione noto
Ora è diverso dato che di fatto sono diventata un personaggio (semi)pubblico.
Ma allora ancora non lo ero.
E soprattutto non desideravo esserlo.
Tutto cambia.
Ma certi personaggi non rispondono mai delle loro azioni.
Ed i primi razzisti sono coloro che si proclamano antirazzisti.
Agosto 30, 2009
Una vera e propria liberazione…
La mia è stata una vera e propria liberazione.
Invece alcuni credono che io sia arrabbiata ed incazzata.
Ovviamente ho compreso dove sono stati i miei errori.
Ed avevo naturalmente sbagliato ad accettare un incarico del genere.
Non voglio più avere a che fare con certi ambienti bigotti, tradizionalisti e strachiusi con il mondo esterno, dove guardano gli altri dall’alto in basso come se fossero chissà chi.
Ma cosa mi ha dato più fastidio ?
Siccome ero benvoluta ed amata da tutti, allora hanno iniziato a spifferare – spettegolando in mia assenza sempre e comunque – ciò che avrei dovuto un giorno spiegare io.
Ed in maniera molto subdola.
Dicendo e non dicendo.
Un comportamento degno della peggiore parrocchietta di periferia.
Per di più da parte delle medesime persone cui io mi ero aperta incautamente ed a cui avevo dato confidenza.
E poi dopo – speculando sui soliti stereotipi che vanno per la maggiore – hanno continuato ad andare avanti.
Negando sempre all’infinito ovviamente.
Un copione noto.
E’ ancora il gioco dei re ?
In questo mio vecchissimo articolo provai a spiegare il perchè molti giocatori smettessero nel praticare la disciplina.
E soprattutto perchè gli agonisti in realtà non crescono.
Una immagine non certo buona.
Un ambiente che – a mio parere – allora era già diventato assai tossico.
16 Agosto, 2009
Apparentemente i tesserati sono in crescita…
Chi predilige gli articoli zuccherosi e trionfalistici, nello stile tipico di molte riviste scacchistiche e siti web, quali ad esempio : “tutto va bene…nuovi giovani campioni spuntano all’orizzonte…gens una sumus…” farebbe bene a smettere sin da ora di leggere il contenuto di questo articolo.
Perché quella che si descrive è l’immagine dettagliata dell’ambiente scacchistico italiano (anche se non esclusivamente italiano).
Ed è la spietata elencazione dei motivi per cui, nonostante molti cerchino in ogni modo di far credere il contrario gettando – come si suol dire – lo sporco sotto il tappeto, non vi siano speranze – stando così le cose – che il numero degli scacchisti praticanti salga significativamente.
A differenza di altri sport (come ad esempio nuoto, pallavolo, atletica leggera), dove il numero di praticanti si è davvero moltiplicato nel corso dei decenni, dagli anni ’60 a oggi , non vi è alcuna speranza che ciò accada per gli scacchi.
E se anche nell’immediato futuro vi sarà – come assai probabile – una crescita di giocatori di alto livello (GM), non cambierà nulla, quanto a prospettive per lo sport degli scacchi in Italia.
Senza un numero adeguato di praticanti che portano interesse dei media, sponsor e denaro liquido, perfino un GM non può seriamente pensare al professionismo.
A meno che non sia un top player tra i primi dieci al mondo, o non sia ricco di famiglia.
E già a questo punto mi pare di sentire le obiezioni risentite di alcuni responsabili federali:
“Ma come ? Non è vero, i tesserati sono in crescita !”
Non è vero, o meglio, apparentemente i tesserati sono in crescita.
Ma se poi vai a scavare ti accorgi che diverse migliaia di tesserati sono semplicemente bambini delle scuole elementari o medie, che sono stati fatti partecipare a qualche torneo scolastico e sono stati tesserati “obtorto collo”.
Poi di solito quei bambini nel 90% e oltre dei casi giocheranno solo un torneino scolastico o due, e poi non toccheranno più gli scacchi.
Quindi è del tutto arbitrario aggiungerli al numero dei veri scacchisti praticanti.
In tal modo, con un po’ di maquillage sui dati del tesseramento, è facile gonfiare le cifre.
E far credere che i tesserati siano in crescita.
Non perché gli scacchi non attraggano ed abbiano perso il loro fascino millenario…
Mentre invece è vero proprio il contrario.
In Italia sempre meno scacchisti frequentano i circoli.
E sempre meno scacchisti praticano con una certa assiduità e stabilità i tornei.
Quindi, anche se in apparenza i tesserati oggi sono circa 14.000 e 30 anni fa erano meno (ma anche la popolazione era inferiore), nella sostanza non è cambiato nulla.
Non c’è stata una vera crescita.
E ciò – attenzione ! – non perché gli scacchi non attraggano ed abbiano perso il loro fascino millenario.
Come dimostra ad esempio il fatto che il gioco in rete sia in crescita esponenziale.
E moltissimi appassionati dedicano parte del tempo libero a giocare a casa e tra amici.
O seguire partite di scacchi dei tornei più importanti.
Ma se i giocatori sommersi (diciamo così) sono almeno 15 o 20 volte tanto il numero dei praticanti assidui, i motivi sono molti.
Ma tra i tanti, uno dei più importanti, quello che tutti negano, o fingono di non vedere, è dato dal fatto che purtroppo imperversano i frustrati repellenti.
Coloro che ammorbano e fanno scappare i nuovi giocatori.
Attenzione.
Qui si parla di ambiente.
Costituito principalmente da una mentalità diffusa.
Da un modo tipico e generale di comportarsi, al di là dei singoli individui presi uno per uno, e delle percentuali.
E’ un po’ come se qualcuno di voi fosse un insegnante di scuola, e dovesse esprimere un giudizio su una classe nella quale ci fossero 4-5 bulletti che disturbano sempre.
Poco vi importerebbe se gli altri 15 ragazzini fossero educati e studiosi.
Alla fine il giudizio su quella classe sarebbe negativo.
Perché sicuramente anche una minoranza di 4-5 teppisti che disturbano sistematicamente le lezioni renderebbe esasperante ed estremamente penoso insegnare.
E poco importa se voi (ed io) conoscete alcuni giocatori simpatici, equilibrati, cordiali e gradevoli da frequentare.
Ma se poi – come accade – chi riesce ad imporsi, nei circoli, a livello dirigenziale, tra giocatori, istruttori, organizzatori, sono spesso degli squilibrati, frustrati e arroganti, allora alla fine non ci si può stupire se moltissimi neofiti che mettono piede nell’ambiente scacchistico poi nel giro di poco tempo lo abbandonano, e le percentuali di giocatori attivi sono sempre da prefisso telefonico.
E’ un po’ – se ci pensate – come il principio della resistenza alla trazione di una catena, che è data proprio dal suo anello più debole, non già da quello più forte.
Per capire cosa non va , occorre sentire cosa hanno da dire coloro che hanno smesso di giocare.
Non coloro che giocano ancora.
Il Maestro Van Katz
Il personaggio “medio” di un certo ambiente…
All’epoca scoppiarono nel mio blog grandissime baruffe a causa di questo impietoso (ma reale) ritratto riguardo il personaggio “medio” di un certo ambiente (quello scacchistico).
Perchè avevo voluto essere il più possibile generica.
Il Maestro Van Katz era infatti un personaggio immaginario.
E compendiava i difetti e le abitudini di molte persone dell’ambiente.
Un “collage” di episodi realmente capitati (ed a cui avevo assistito, oppure di cui avevo ricevuto relative testimonianze) nel corso dei tanti anni in cui avevo frequentato (purtroppo) quel mondo.
Ovviamente non avrebbe avuto nessun senso scaricare tutto su di una sola persona rendendola riconoscibile.
Ma scatenarono una caccia al “personaggio”.
Ed ovviamente “i soliti noti” – guardacaso sempre della stessa “sponda” – da classisti fino al midollo qual sono sempre stati, mica erano venuti ad interloquire con me.
Ma discutevano sul “loro” forum estrapolando alcune frasi a caso dal post.
Pubblicando inoltre affermazioni diffamatorie e davvero molto pesanti nei miei confronti, con tanto di riferimenti anagrafici.
Ovviamente la vicenda ebbe poi alla fine strascichi nella sede legale competente (Garante della Privacy).
A cui fu chiesta (ed ottenuta immediatamente come per il successivo caso che mi capitò l’anno dopo) la cancellazione delle pagine web in cui in modo del tutto arbitrario tali personaggi mi avevano tirata in causa.
Ed il “loro” forum si ammutolì improvvisamente. diventando “privato”.
I soliti “sinistri”.
Con cui proprio non si può dialogare mai in modo civile ed educato.
Agosto 19, 2009
Un esempio di giocatore frustrato e ammorbante, che imperversa nell’ambiente italiano (e il fatto che molti lo trovino gradevole è la prova di quanto malato sia l’ambiente) è il maestro Van Katz.
Chi è, un olandese ?
In effetti il nome è di fantasia.
Ma Van Katz mi pare descriva bene la personalità di costui, fancazzista, frustrato e parassita come pochi.
Parassita sicuramente.
Dal momento che lavora – si fa per dire – in un ente pubblico.
Dove a suo stesso dire è lì solo per prendere uno stipendio.
Perché per lui quella è vacanza e non lavoro.
Ma nessuno ha mai capito quale sia davvero la sua professione.
Mentre gli scacchi sarebbero “lavoro” per lui.
La maggioranza degli italiani riesce a prendersi circa un mese di ferie l’anno.
Quasi sempre durante l’estate, a Luglio od Agosto.
Lui invece è sempre in giro a fare tornei per tutto l’anno.
Pur non essendo un professionista, visto che la sua forza di gioco non glielo consentirebbe.
Quindi a spese del contribuente.
Van Katz compendia e racchiude nella sua personalità i peggiori difetti dell’ambiente (scacchistico) italiano.
Tanto per cominciare, è servile e viscido come pochi.
Forte coi deboli e debole coi forti.
Normalmente lo potete vedere intento ad arruffianarsi qualche Grande Maestro.
Od in generale qualche altro giocatore titolato.
Con loro Van Katz è sempre gentile e cordiale.
Mentre solitamente è sprezzante e sgarbato con giocatori che reputa di basso livello.
In questo è altamente stupido.
A lui piace citare una battuta di Steinitz, che una volta trattò dall’alto in basso e con arroganza un grande finanziere austriaco (e modesto scacchista dilettante) che si era recato al circolo di Vienna, dicendogli : “Alla Borsa lei sarà il n° 1, qui il numero 1 invece sono io !”.
Qualunque persona con un po’ di cervello e buon senso avrebbe trattato con educazione ed un minimo di tatto il finanziere.
Che forse avrebbe potuto contribuire in futuro con generosi premi a qualche torneo.
Ma Steinitz (e Van Katz) a questo non ci arrivava.
Van Katz inoltre è ridicolo.
Crede di essere un fenomeno quando in realtà è un giocatore qualunque.
E come tanti di noi talvolta è in grado di battere qualche giocatore professionista.
Ma anche lui come tutti può pareggiare o perdere con giocatori di rango inferiore.
Che però in quella singola partita si sono dimostrati più forti della loro (teorica) forza.
Inoltre Van Katz è totalmente privo di senso pratico e comune buon senso.
Uno strappo in auto per alcune centinaia di Km…
Una volta si recò da un mio conoscente chiedendogli uno strappo in auto per alcune centinaia di Km.
Dalla sede del torneo fino a casa sua.
Lui gli rispose che aveva spazio e non avrebbe avuto alcun problema a concedergli un passaggio.
Ma contemporaneamente aveva avuto anche la faccia tosta di chiedergli che gli prestasse dei soldi perché – a suo dire – aveva esaurito gli € ed aveva problemi a farsi cambiare la valuta.
Ora, a parte il fatto che in quel momento si trovava in una città europea modernissima piena di banche.
Anzi, una grande città nel paese per eccellenza delle banche !
Quindi la scusa era quanto meno esilarante.
Ma se Van Katz era rimasto senza il becco di un quattrino il motivo era un poco differente.
Aveva voluto a tutti i costi comprare un pc portatile per collegarsi ad internet anche dalla sua camera di albergo.
Quello che aveva con sè si era “guastato” (o più probabilmente non riusciva a riavviarlo).
Naturalmente alla fine Van Katz non ottenne né il passaggio in auto, né (ovviamente) il prestito.
Chi troppo vuole nulla stringe.
Ma ci sono altri aspetti della sua personalità decisamente insopportabili.
Van Katz è altamente maligno.
Infatti ha una capacità infallibile di salire sul carro del vincitore per opportunismo.
Ed allo stesso tempo è spietato nell’infierire su chi è in difficoltà.
Se avete perso una partita stategli alla larga !
Perché solitamente non perderà occasione per affondare il coltello nella piaga.
Prendendo invariabilmente le parti del vincitore.
Inoltre è formalista e classista come pochi.
Anche se a parole (ovviamente) ostenta idee “progressiste”.
Più di una volta mi è capitato di sentirlo dire che lui è “maestro di scacchi” per imporsi e troncare discussioni con giocatori di categoria inferiore.
Una cosa ridicola oltre ogni possibile immaginazione.
Infine, Van Katz è ignorante oltre ogni limite.
In ciò si affianca ai vari frustrati e falliti che hanno buttato via migliaia di ore della loro vita giocando esclusivamente a scacchi.
E poi non sanno nemmeno scrivere due righe decentemente, senza strafalcioni sintattici o grammaticali.
Van Katz commette infatti svarioni da 5a elementare.
Ad esempio mette l’apostrofo dopo “un” seguito da sostantivo maschile.
Ma quale “maestro” ?
Quindi, se l’immagine di Van Katz è obiettivamente quella di un fallito, parassita, ignorante, frustrato e maligno, allora non si capisce perché chi frequenta abitualmente l’ambiente lo stimi e lo valuti positivamente.
Io ho incontrato parecchi giocatori estranei all’ambiente che mi hanno confidato di trovarlo insopportabile.
Eppure da moltissimi è ritenuto un personaggio simpatico, estroso, originale.
E chi lo apprezza non riuscirà mai a capire perché su 60 milioni di italiani la stragrande maggioranza avrebbe la nausea a praticare uno sport in cui si ha a che fare con gente come Van Katz.
Verba volant scripta manent
Circa 11 anni fa fui costretta ad agire legalmente…
Circa 11 anni fa fui costretta ad agire legalmente contro un famoso circolo di scacchi lombardo, il cui forum “Bar Sport Ghili” si permise di pubblicare insulti nei miei confronti (avallati dal loro giocatore più rappresentativo nonchè webmaster del loro sito internet Mauro K. C., uno stimato docente universitario del Politecnico di Milano !) con tanto di mio nome e cognome.
Secondo alcune menti “dotte” appartenenti alla Federazione Scacchistica Italiana avrei dovuto sempre e comunque sopportare e soprattutto “ignorare”.
Anche quando venivano pubblicati dati sensibili sulla sottoscritta.
D’altra parte, era stata proprio la Federazione stessa la vera mandante degli episodi di mobbing da me subiti nel corso degli anni precedenti.
Ma purtroppo per loro, vale sempre il seguente detto : verba volant, scripta manent.
Il garante della privacy – cui nel frattempo mi ero rivolta – accolse in un battibaleno la mia domanda di rimozione dei miei dati sensibili.
Ed il forum in questione diventò immediatamente privato.
28 Settembre, 2009
Alcuni passi fondamentali tratti da un articolo del dott. Valentino Spataro sulla diffamazione via web.
Prima di tutto sgombriamo il campo da tanti equivoci.
Offendere è reato per strada, alla televisione (!) o sui giornali, ma altrettanto è su internet.
Come quando qualcuno vi offende per strada il problema è provare quello che è stato detto e chi l’ha detto.
Alcuni aspetti pratici
Se denuncio qualcuno per oltraggio o diffamazione o ingiuria o molestie devo stare attento : se non dimostro il reato non otterrò una sentenza favorevole ma peggio chi è stato citato può farmi causa. Ed in questo caso la vince perchè è provato che io ho sostenuto una accusa infamante non provata. Quindi prudenza.
L’indirizzo IP è un mito che aiuta molto volte ma non sempre : in ogni caso le indagini le fa polizia postale, lasciate perdere di farvi le indagini in casa.
Su internet spesso ci si presenta con uno pseudonimo : sia chi offende che chi è offeso potrebbe non essere riconoscibile. E’ vero anche che lo pseudonimo è protetto come il nome, se identifica una persona all’occhio della comunità : quindi valutare caso per caso[…]
Il gestore del sito però può aiutare a rimuovere il messaggio : non facendolo se ne assume ogni responsabilità. Prima però di agire contro il gestore del sito dovete mettervi in contatto con lui. Risolvetelo con una richiesta educata. Se siete esasperati dalla non collaborazione del gestore solo una raccomandata vi aiuterà. Se la scrive il vostro avvocato è meglio.
In linea di massima considerate che su internet la vita è la stessa di quella reale[…] […]scrivere con una tastiera al computer sembra sempre qualcosa di più vicino al parlato che allo scritto, e le reazioni immediate, senza filtri dovuti dalla presenza della “controparte”. In un caso su tre è la pessima lettura di qualche scritto (a volte in buona fede equivoco) che fa nascere antipatie dure ad essere debellate. Una telefonata risolve di solito ogni discussione. Sia il parlato che lo scritto sono comunque fonte di reato : lo si ricordi. Il difficile come sempre è dare prova dei fatti per ottenere protezione in giudizio.
Se in una comunità non siete ben accetti, non c’è santo : cambiatela[…]
[…]Siate determinati nell’usare il vostro potere legittimo di cancellare ogni testo contra legem. Ma soprattutto fatelo. Anzi, a mio parere, meglio cancellare tutta la discussione che se già una volta ha portato a conseguenze nefaste, potrebbe farlo ancora. E comunque occhio alle copie di sicurezza. Da fare, da tenere, per il non si sa mai.
E nella pianificazione dei sistemi di gestione della comunità prevedere i meccanismi più idonei per tracciare l’attività degli utenti per darne informazione alle forze dell’ordine. IP, data e ora, non altri dati che sarebbe violazione della privacy, ma questi sì. Informatene i vostri lettori e fate capire che non darete spazio a nessuno rompiscatole. Non potrete impedire gli abusi, ma certo ne vedrete sempre molti di meno.
C’è una cosa che l’avvocato fa giustamente notare.
In Internet – come esattamente nella vita reale – è pieno di maleducati, quindi inutile cercarli od arrabbiarsi se nelle loro “communities” di imbecilli scrivono corbellerie.
O se si vede che nei loro gruppi non si è graditi.
La cosa migliore è lasciarli perdere e non averci a che fare a nessun titolo.
Tanto poi dopo un po’ si dedicano ad altro.
Più li cerchi peggio è.
Nemmeno leggere quello che scrivono, si perde tempo e basta.
Tutto cambia
Ancora mi domando come ho fatto in passato a buttare via così tanto tempo prezioso in quest’ambiente.
In fondo la risposta è semplice.
Tutto cambia.
Ciò che non cambia, muore.
E se vuoi vivere, cambia.
Ottobre 6, 2009
Fino ad alcuni anni fa gli scacchi in Italia avevano un’immagine culturale decente.
Ma oggi che rimane ?
L’ambiente si è riempito di veri e propri hooligans.
Ed anche le riviste di scacchi, chi riesce più a leggerle ?
Chi me l’ha fatto fare di avere sprecato una parte della mia vita – sia pur piccola – con questa gente.
Ma da molto tempo avevo capito che sarebbe finita così.
Dovevo sin da subito avere una linea durissima .
Ed evitare qualsiasi confronto verbale.
No, grazie
Ogni tanto mi piace riaprire gli archivi e (ri)postare articoli molti vecchi.
Interessante davvero vedere come il modo di fare – sempre improntato all’elitarismo sfacciato ed alla mancanza totale di comunicazione – di certi personaggi che si ispirano ad una certa ideologia non cambia davvero mai nel corso degli anni.
Non importa l’ambiente, il progetto.
Nessuno di loro mai si degna di dare alcuna spiegazione ufficiale.
Accettate acriticamente quello che vi viene detto, e “tappatevi la bocca”.
E se notate qualcosa che non va bene : “non vedo, non sento, non parlo”.
La mia risposta nei loro confronti non poteva (ovviamente) che essere una.
No, grazie.
8 Novembre, 2009
Scontata – ma non certa inaspettata – breaking news.
Che fine ha fatto la Punto Esclamativo, nota cabarettista del settore ?
Sospesi tutti i tornei, sede non pervenuta, sito abbandonato da mesi, nessun torneo di quelli promessi in pompa magna all’inizio più organizzato.
Questo è uno dei più spettacolari e più veloci crack mai visti.
Altro che scoppio della bolla delle dot.com o di Lehman Brothers.
C’è da dire che io sin dal primo giorno che ne avevo sentito parlare fra me avevo detto fra me e me, parole testuali :
”Questi se fossero una società quotata li avrei venduti allo scoperto sin dal primo minuto di contrattazione del primo giorno.“
…beh, qualcuno commenterà (pochi, ma tutti coloro che hanno un impiego serio nella Real Life) che non c’erano dubbi.
Vero.
Ma è l’ennesima dimostrazione sia della stupidità della maggior parte della gente facente parte dell’ambiente scacchistico.
Sia del fatto che managerialmente valgono zero (anzi, sottozero).
Ma d’altra parte bastava leggere la loro home page per capire che questo sarebbe stato uno short sicuro da effettuare ad occhi chiusi senza dubbi :
Punto Esclamativo è un’associazione, un insieme di persone con un progetto comune.
La nostra Associazione è un insieme di persone aperto alle esigenze della società e dei soggetti più deboli.
Per questo Punto Esclamativo ha deciso di lanciare il progetto :
Punto Esclamativo PER GLI ALTRI.
Con questa progetto (scritto proprio così !), nell’ambito delle sue manifestazioni, Punto Esclamativo intende, in collaborazione con le Amministrazioni Comunali locali, individuare le Associazioni di Volontariato o Onlus del territorio e aiutarle attraverso un contributo economico e sociale.
E’ solo un modo, “il nostro modo”, di relazionarsi con il territorio, lasciando un segno d’amicizia che rimane anche quando la manifestazione è finita e abbiamo ritirato le scacchiere.
Ma in tutto questo ciarpame inutile di parole, cosa volevano arrivare a dire ?
Nulla.
Ma in tutto questo ciarpame inutile di parole, cosa volevano arrivare a dire ?
Nessun riferimento a nessuno sponsor, nessun accordo con gli enti locali, nessun nome di società onlus interessata, nessuna società di volontariato.
Nessun link nel sito internet e nessun riferimento mai visto in tutto questo tempo.
Insomma niente di niente.
Per altro le quote di iscrizioni ai tornei dovevano essere versate in una carta Postepay.
E non in un normale conto corrente bancario o postale come qualunque società che vuole avere sia visibilità, sia dare una immagine di serietà farebbe ad occhi chiusi .
Per di più nemmeno intestata non alla società medesima.
Ma ad un personaggio cui non si è mai capito quale sia la sua professione.
E soprattutto che solidità economica potesse fornire, non avendo mai lavorato in vita sua.
Ed è noto anche ai polli che per aprire una carta di credito Postepay non occorre nemmeno avere i requisiti per possedere un normale conto corrente.
Quindi è evidente che il titolare della Postepay in questione non è in grado di aprire nemmeno un c/c a suo nome.
Quindi bastava solo leggere – e nemmeno tanto attentamente – per capire che il progetto era inesistente (se non proprio una truffa) sin dall’inizio.
Ho una certa esperienza di comunicazioni societarie vie internet e non.
Quando i siti non sono più aggiornati da mesi e le società cancellano qualsiasi tipo di comunicato – oltre al fatto che il consiglio direttivo a questo punto non può esistere mancando il presidente sin da Marzo, qualunque statuto societario deve possedere questo fondamentale requisito – le società sono strafallite.
O quantomeno in coma profondo.
Ed era un progetto sponsorizzato nientemeno che dalla federazione in pompa magna.
Con tanto di iscrizione al portale da effettuarsi in modo non anonimo ed esclusivamente per gli iscritti con tessera agonistica.
Bruciato pure l’accordo con una primaria banca nazionale (e di quelle molto note, quella che gira intorno a te).
Credo ci penserà due volte prima di sponsorizzare ancora un evento scacchistico.
Complimenti davvero.
Sanno vendere molto bene il loro prodotto.
Si sono giocati probabilmente per sempre uno sponsor potenzialmente importante.
Visti gli indubbi legami che ci sono fra la nostra disciplina ed il mondo sia bancario, sia soprattutto della finanza per l’utilizzo della medesima forma mentis.
Ma mica lo capiscono gli ottusi.
Si sono giocati per sempre uno sponsor potenzialmente molto importante…
D’altra parte una società che mette come immagine per le public relations un personaggio (il medesimo citato prima) noto per i rutti, i peti o per avere dichiarato in più di una occasione e pubblicamente (anche in rete firmandosi con uno pseudonimo facilmente riconoscibile) di avere venduto partite e che avrebbe continuato a farlo in futuro senza problemi (dopo alcuni anni è stato riconosciuto colpevole a squalificato in quella che fu definita “Scaccopoli”, N.d.A) , non poteva che fare questa fine.
Ma c’è un aspetto ulteriore che mi sorprende.
I tesserati sono sempre tenuti all’oscuro di tutto.
Trattati come dei poveri sfigati e nulla più.
E gli stessi mai protestano e mai si domandano certi quesiti.
E se lo fanno, tutto avviene sempre dietro le quinte.
Come nella peggiore loggia massonica.
Nulla è mai fatto alla luce del sole.
Un movimento del genere non può avere un futuro.
Nè lo potrà avere mai.
Perchè non ha un presente.
La lobotomizzazione delle loro menti è arrivata al punto di non ritorno.
Agli occhi di una qualunque persona dotata di buon senso quelle che ho scritto sono deduzioni normalissime e logiche.
Chiunque abbia gestito almeno i conti di casa propria con un minimo di raziocinio avrebbe capito che il progetto sarebbe stato abortito a breve .
Ma per loro invece no.
Continuano a credere di essere nella ragione in qualunque situazione e – soprattutto – si rinchiudono sempre di più a fare quadrato su loro stessi.
A me non interessa, lo ripeto.
Ho rotto con l’ambiente e con tutto ciò che lo riguarda.
Quindi le loro reazioni non mi fanno nè caldo nè freddo.
Credono di farmi incazzare con il loro comportamento.
Mentre invece non mi suscitano alcuna emozione.
Anzi, mi fanno proprio divertire.
Fra l’altro – nella loro idiozia – generalizzano e fanno commenti salaci su di me attaccandomi da un punto di vista personale.
Senza capire che i miei post ed i miei commenti sono improntati riguardo una visione esclusivamente manageriale e nulla più.
Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Nonostante cerchino in ogni modo di dimostrare il contrario.
Ed in fondo, pur se tentano in tutti i modi di minimizzare, questo blog a loro dà proprio fastidio.
Ma proprio molto.
Perchè addirittura alcuni di loro si preoccupano di venire a leggere gli aggiornamenti addirittura a notte fonda.
Inoltre questa gente crede di essere al centro dell’attenzione e dei miei pensieri.
Ma chi crede costantemente in questo spesso non riesce a distinguere fra realtà e fantasia.
Soprattutto crede sempre e comunque di essere sotto gli spotlights.
Ma loro non lo riusciranno mai ad esserlo.
Mentre io lo sarò sempre e comunque per tutto il corso della mia vita.
Ed è questo ciò che a loro ruga di più.
Essere dei falliti nella vita.
E per di più non essere considerati proprio da nessuno al di fuori del loro ristretto circolino.
Super superman
Per tornare (per l’ultima volta) al discorso della comunicazione negli scacchi, mi è venuto in mente un altro esempio di cattiva comunicazione.
Riguarda il famoso scrittore Giuseppe Pontiggia
“Lei ha mai conosciuto i campioni ?”
“Ho studiato le loro partite a tavolino” mi rispose.
“Ho rifatto le loro mosse di apertura, ho spiato le combinazioni nel loro nascere”.
“E non si può ripeterle ?” gli chiesi.
“Sì” mi rispose.
“Ma è l’altro che non le ripete”.
Pontiggia racconta che da ragazzo era più bravo dei suoi amici…
Pontiggia era – come molti sanno – un appassionato scacchista.
Infatti nei suoi libri parla spesso del gioco.
Tuttavia abbandonò subito il gioco agonistico.
Il perchè lo spiegò in uno dei suoi libri più famosi : “Il giardino delle Esperidi“.
Pontiggia racconta che da ragazzo era più bravo dei suoi amici.
Ed aveva battuto alla cieca un cugino.
Allora prese appuntamento col maestro Giovanni Ferrantes – che all’epoca dirigeva l’Italia Scacchistica – e gli chiese come diventare un campione.
Ferrantes gli disse che occorreva studiare molte ore al giorno.
Mentre stava parlando, Pontiggia vide il titolo di un libro della sua biblioteca : “Strategia degli avamposti” di Esteban Canal.
Forse lo ritenne troppo complesso, e si convinse che l’obiettivo era troppo difficile.
Allora – scrive Pontiggia :
“…confusamente capii che la mia battaglia con gli scacchi era perduta.”
Boh!
Non l’ho mai capita questa cosa.
Ma come ?
Pontiggia era entusiasta.
Ma poi gli bastò un’occhiata ad un libro di scacchi, e la conversazione con un maestro per demoralizzarsi ?
Non voglio accusare Ferrantes – ci mancherebbe – che ha fatto moltissimo per gli scacchi.
Però forse era il caso di dire al povero Pontiggia :
“Ragazzo, ma chi te lo fa fare di volere diventare per forza un campione ?
Cerca di giocare e divertirti, gli scacchi sono belli a qualunque livello.
Poi, se avrai passione e costanza, vedrai che probabilmente i risultati verranno.
Se no non importa, non è mica necessario diventare campioni per divertirsi giocando a scacchi.”
Ecco, ho un po’ la sensazione che ancora una volta la mentalità elitaria dell’ambiente scacchistico, che forse negli anni ’50 era ancora più forte di oggi, avesse fatto un’altra vittima.
Anzichè convincerlo a giocare a scacchi per divertirsi, che è la cosa migliore, la conversazione con Ferrantes spinse Pontiggia a lasciarli per sempre.
E Pontiggia non giocò mai agonisticamente.
Ecco cosa volevo dire quando scrivevo che gli scacchisti non conoscono il marketing e la comunicazione.
Non sanno vendere il loro “prodotto”.
E chissà quante altre volte è successo…
Un lento ed inesorabile declino
Per curiosità ho recuperato un vecchio articolo di dieci anni fa sul movimento scacchistico (italiano).
Ed ho raffrontato i dati con quelli del 2018.
Crescita del numero totale degli iscritti (15879 contro 14159, +11%), ma netto calo del numero degli agonisti (5182 contro 5882, -12%).
Numeri facilmente interpretabili.
Dicembre 21, 2009
Non era certo difficile da prevedere…
La fine di ciascun anno solitamente coincide con l’inizio del tesseramento per quello successivo, con il consuntivo dell’attività nei 365 giorni precedenti.
Non è facile districarsi tra le cifre effettive del numero di iscritti.
Esistono infatti vari livelli di tesseramento, sia in funzione dello status anagrafico, che in relazione all’approccio che lo scacchista sceglie di dare alla sua pratica del gioco.
Dalla rivista della federazione “Blitz”(dati pubblicati al Novembre 2009) risulta che il totale dei giocatori tesserati è 14.159.
Gli agonisti (coloro che giocano nei tornei) sono 5861.
Gli ordinari (coloro che frequentano i circoli o svolgono altra attività promozionale, ma non agonistica) sono 2416.
Gli juniores (giocatori minorenni, tra i 6 e i 18 anni) sono 5882.
E’ possibile effettuare una ricerca ancora più accurata.
Nel periodo dal 30 Novembre 2008 al 30 Novembre 2009 i giocatori agonisti con Elo Italia (Metodo ideato nel 1970 dal Prof. Arpad Elo ed utilizzato per calcolare la forza relativa di un giocatore di scacchi) tesserati per il 2009 sono 3430, mentre i giocatori con Elo Fide 2198, per un totale di 5628 giocatori agonisti.
Il “nocciolo duro” di tutto il movimento scacchistico italiano.
Infatti rappresenta i giocatori di scacchi italiani (anche juniores) che hanno realmente praticato il gioco/sport, partecipato ad almeno un torneo nell’anno in corso, ed ottenenuto un punteggio (elo) agonistico.
I giocatori tesserati come ordinari sono sicuramente importanti.
Però una pratica del gioco che si limita solo alla frequentazione di un circolo non contribuisce sostanzialmente ad una crescita effettiva del gioco.
Naturalmente non si può fare a meno di citare i 5882 tesserati junior del 2009.
Ma il settore giovanile non è certo una scoperta di questi ultimi anni.
Già a metà degli anni ’70 la federazione organizzava vari campionati studenteschi.
Sempre con lusinghiero successo.
E la stragrande maggioranza dei giovanissimi tesserati si perde costantemente per strada.
I numeri lo dimostrano.
Ecco perché la maggioranza dei giocatori smette…
Ho dato anche una occhiata al numero di giocatori attivi in lista Fide.
Ed ho notato un fatto macroscopico.
Il calo repentino dei giocatori attivi nella fascia 2350/2450.
Proprio questa drastica diminuzione dovrebbe fare riflettere gli addetti ai lavori.
A questi agonisti basterebbe poco per ottenere un titolo internazionale prestigioso.
Eppure smettono proprio a questo punto.
Forse perchè si rendono conto che anche se raggiungessero un titolo internazionale importante la loro vita non cambierebbe affatto.
Anzi conquistare un titolo sempre più alto (anche il massimo assoluto) e rendersi conto di non avere ottenuto nulla dà ancora più frustrazione che non averlo raggiunto.
Ed ecco perchè in molti passano al tanto vituperato poker.
Perchè ci sono premi (e soprattutto possibilità) che negli scacchi non esistono proprio.
Un ambiente malsano
Dicembre 21, 2009
Perché è tutto un circolo vizioso…
La situazione è decisamente peggiore per quanto riguarda i tornei.
Qua è possibile facilmente capire il perché alla lunga la gente si stufa.
E non di rado anche i giocatori migliori e più promettenti dopo alcuni anni smettono.
Perché è tutto un circolo vizioso.
Che ben pochi hanno il coraggio di denunciare.
Se gli scacchi venissero insegnati e giocati in modo sportivo, come un fatto culturale, come un bellissimo gioco del quale valorizzare gli aspetti creativi, educativi, estetici, allora non avremmo tanti frustrati che ammorbano l’ambiente.
Non avremmo ad esempio dei genitori che costringono – nell’indifferenza dei dirigenti federali – dei ragazzini di 8-10 anni con un po’ di talento a giocare un torneo dopo l’altro come trottole, nella speranza di farne dei grandi maestri.
Ed invece ne fanno dei nevrotici infelici, rovinando loro l’età più bella.
Non avremmo dei “talponi” ammuffiti che anche in vacanza passano la mattina chiusi nella loro stanza in una località turistica, a preparare la partita del pomeriggio (anche negli open).
Anziché fare un po’ di attività fisica e godere delle bellezze naturali e culturali della località in cui si gioca.
Non avremmo degli squilibrati che magari per alcuni anni giocano come pazzi, un torneo dopo l’altro, nella speranza di ottenere le norme necessarie per un titolo internazionale.
E poi non riuscendovi smettono per sempre di giocare nei tornei.
Non avremmo gli atteggiamenti ignoranti e snobistici di quanti – troppi – identificano il valore dei giocatori sulla sola base del punteggio Elo.
Dimenticando che l’Elo è solo un sistema di valutazione sportiva e relativa, di medio-lungo periodo.
Che però nulla può dire sulle possibilità di un giocatore in una singola partita.
Né delle risorse di idee, conoscenze, intuizioni di quel giocatore.
Più volte ho parlato della mentalità esasperatamente agonistica.
L’errore sta – da parte di istruttori, organizzatori, responsabili federali, dirigenti di circolo, giocatori – nel non divulgare un’immagine rilassata e piacevole del gioco, insistendo sulla sua importanza formativa, sulla bellezza delle partite, delle combinazioni spettacolari e dei piani geniali.
E invece domina un approccio al gioco nevrotico e ansiogeno, in cui ogni sconfitta diventa quasi un dramma.
Ecco perché poi la maggioranza dei giocatori smette.
Non si deve privilegiare esclusivamente lo spirito agonistico.
Altrimenti prima o poi la pressione diventa insostenibile.
Oppure semplicemente perchè per fare progressi occorre molto più tempo di prima.
Anche perchè molto spesso altri interessi sono sopraggiunti all’orizzonte.
Copy and Paste
C’è chi brilla di luce propria.
E chi da sempre copia ed incolla.
I cosiddetti “giornalisti professionisti” sono i massimi esponenti del copy&paste.
Ed a nulla sono mai servite le segnalazioni di plagio.
La risposta ricevuta è stata sempre più o meno di questo tenore :
“Io non devo alcuna spiegazione a nessuno”
Inutile ovviamente insistere.
Soprattutto quando ci sono di mezzo testate giornalistiche importanti con dietro apparati legali che le difendono anche quando dichiarano spudoratamente il falso.
Naturalmente non l’articolo citato in seguito, pubblicato infatti su di una testata semi-amatoriale.
Ma il malcostume di saccheggiare gli articoli altrui rielaborandoli come propri la fa anche in questo caso da padrone.
Però questa volta qualcosa andrà storto, e l’articolo diventerà involontariamente comico.
Gennaio 3, 2010
Imparate a copiare…
E’ noto che questo blog sia saccheggiato da sempre nei contenuti.
Spesso vengono copiati di sana pianta dei miei post senza menzionare in alcun modo nei credits la fonte.
…ma almeno imparate a copiare bene :
[…] Nell’autunno 1972 è stato per diverse puntate campione di Rischiatutto, trasmissione televisiva condotta da Mike Buongiorno […]
Mike Buongiorno ?
Buonanotte (anzi, bonanotte) ai suonatori !
Almeno scrivere il nome corretto di uno dei personaggi che hanno fatto la storia della televisione italiana.
L’ennesimo esempio che non ci si può improvvisare ciò che non si è.
Non serve il copy and paste se non si capisce il significato.
Tornate a scuola.
Anzi, a squola !
E chi sarà la prossima guest star ?
Pippo Miaudo !
Vietato ai minori
“Vietato ai minori”…
C’è stato un lunghissimo periodo in cui sono stata più casta e pura della neve appena caduta…
…ma nonostante questo il mio vecchio blog Metropolis era stato definito da alcuni “vietato ai minori” per alcuni suoi contenuti ritenuti “difficili”.
E forse proprio a causa di tale giudizio il suddetto blog fu linkato da un giornalista – citando addirittura il mio nome e cognome ! – in una comunità di Yahoo (allora erano molto in voga) che si occupava del problema della dipendenza dall’XXX, fornendo addirittura particolari su di me assolutamente inutili e non inerenti all’argomento come le mie vicende di vita ed i miei risultati agonistici nelle attività sportive.
Appena lo facevo notare semplicemente con una innocente battuta, immediatamente mi sentivo rispondere con “…il solito vittimismo…”, ” …cosa ci puoi fare…”, ”è giusto così” ed altre espressioni simili.
E già allora compresi come fosse diventato ormai impossibile scherzare e soprattutto sdrammatizzare con la stragrande maggioranza delle persone.
Inoltre molto spesso ero presa dallo sconforto e dalla malinconia.
Oggi invece – quando ripenso sia a quei momenti, sia alla evoluzione successiva della mia vita – sorrido.
Rimanendo stupefatta di quanto stupida fossi allora.
Dove tutto inizia tutto finisce
Si dice che dove tutto inizia tutto finisce…
Si dice che dove tutto inizia tutto finisce.
E’ vero.
A volte nella vita ci sono delle coincidenze molto particolari.
Dei cerchi che si chiudono.
Da poche settimane sono diventata un personaggio semi-pubblico.
E non più conosciuta esclusivamente in un ambito ristretto come quello scacchistico.
La gente comune mi ferma per la strada, nei bar, nei locali, chiedendomi invariabilmente se fossi davvero io “quella delle foto sul giornale”.
Ed io, con un sorriso, rispondo :
“Sì, certo, sono io”.
Mentre altri non trovano di meglio che “recapitarmi” nel mio appartamento una spilletta con scritto “Gens una sumus“.
Come per ricordarmi che loro “sanno”.
Certo, ai loro occhi avevo appena compiuto una scelta molto dubbia e soprattutto ben poco ortodossa.
Una variante perdente che a gioco corretto avrebbe dovuto portarmi rapidamente ad una rovinosa sconfitta.
Ma la vita non è una retta via.
Piuttosto una strada piena di curve.
Appunto dove tutto inizia, tutto finisce.
Novembre 3, 1996
Ho un solo risultato utile…
Open Ticino, ultimo turno.
Ho il B, e di nuovo incontro un avversario nettamente più forte di me (Elo 2295).
Ma questa volta ho un solo risultato utile.
La vittoria.
Altrimenti in una sola partita sarebbero sfumati il primo premio di categoria, il primo accesso in lista Fide, la promozione a CM che mi era sfuggita nel torneo precedente a causa di una inopinata svista costatami mezzo punto in un finale stravinto.
1.d4 Apro 1.d4, come sempre in questo torneo quando ho avuto il Bianco.
1…d5 2.Nf3 Nf6 3.Bg5 L’attacco Torre, scelta prudente in virtù della forza del mio avversario.
3…c6 4.Nbd2 h6 5.Bh4 Bf5 6.e3 Nbd7 7.c3 Qb6 8.Qb3 e6 9.Be2 Be7 10.0–0 0–0 11.Ne5 g5 12.Bg3 Ho ottenuto facilmente la parità, ma ovviamente non è sufficiente.
28…Nf5 Situazione di perfetta parità.
Ma devo vincere, ed allora provo a complicare in una posizione da trattare in ben altra maniera.
E come capita sempre in questi casi, subito la punizione arriva.
29.Rxd5
Per pareggiare sarebbe bastato semplicemente 29.g4 Ne7 30.Rc2=
30…Nf5! Il N ora guadagna una qualità, inoltre ho dieci minuti scarsi per arrivare al controllo della 40a.
31.Rxb6 axb6 32.Rd1 Rac8 33.g4!? Unico modo per giocare attivamente.
33….Ne7 34.Rd7!? Prima di giocare questo tratto utilizzo nove dei miei rimanenti dieci minuti di tempo.
La mia posizione è ormai assolutamente compromessa.
Ma ho intravisto una interessante possibilità…
34…R8c7 35.Rd6 Kf7 36.Ng3 Rxc3 37.Nh5! Un tratto che manda completamente in crisi il mio avversario, che ovviamente si aspettava 37.Ne4 Rc1 38.Rxf6+ Kg7 39.Rxb6 Nc6 con finale forse salvabile.
La mia risposta sembra in effetti assolutamente illogica : anzichè recuperare del materiale muovo un Cavallo sul bordo della scacchiera…
37…Ng8? Il punto di domanda ovviamente non si riferisce al tratto giocato, evidentemente forzato.
Ma il mio avversario, non capendo il perchè avessi giocato uno “strano” tratto, inizia a pensare, sprecando tutto il suo tempo a disposizione e finendo in un terribile Zeitnot.
38.Kg3 Rispondo immediatamente, senza riflettere nemmeno un secondo.
38….Ke7?
Mossa spontanea, ma di certo non la migliore. Vinceva immediatamente 38…Rc1 39.Rxb6 Rd1–+
Dove tutto inizia tutto finisce…
39.Rxb6 R3c5 40.Ng7 Ho passato la 40a.
Ma il mio avversario non lo sa.
Allora speculo selvaggiamente sul tempo, giocando velocemente altri due tratti fino alla caduta della sua bandierina.
40…Kd7?
Una svista clamorosa. 40…Rd7 41.Nf5+ Kd8 42.Ne3 lasciava in evidente vantaggio il Nero
41.Nf5?
Con le due bandierine appese ad un filo, sta a me restituire il favore.
Ovviamente migliore 41.Ne6! Ra5 42.Nxc7 Kxc7 43.Re6=
41…Kc8?
41…Ra5 42.Nd6 Rcc5! 43.Nc4 Kc7
42.Nd6! La sua bandierina cade, e da regolamento si deve ricostruire la posizione prima di riprendere a giocare.
Ma la situazione ormai si è completamente capovolta.
Il Nero perde forzatamente la qualità che ha guadagnato nel mediogioco.
E soprattutto scosso dagli eventi perderà in pochi tratti !
45.Rb6 f5 46.Rxh6+- e4 47.fxe4 Rc3+ 48.Kf2 fxe4 49.Rh7 Kd6? Un ultimo grave errore in una posizione ormai persa.
50.Rxe7 1–0 Una partita convulsa e ricca di colpi di scena, che mi ha reso nota in ambito locale.
Ben so, frate
Sfogliando le pagine del mio vecchio blog ad un certo punto mi sono imbattuta in questa composizione :
Sic !
Giri ginocchioni
damerino carino.
Ben so, frate,
mite rinascerai
a cercar bandi,
o branco malvagio !
Anagrammi dei nomi della squadra dell’ASM con cui giocai il Trofeo Lombardia (ed in seguito il CIS promozione) nell’ormai lontanissimo 2007.
Di tutti loro non ho più saputo nulla.
Il mio vecchio “compagno di squadra” – come lui stesso si definì quando mi telefonò un bel giorno del Gennaio 2013 – che aveva voglia di scambiare quattro chiacchiere con me.
Inoltre avrebbe voluto “regalarmi” del materiale scacchistico in ricordo di Renato, un nostro comune amico purtroppo deceduto alcuni anni prima a causa di un male incurabile.
Accettai di buon grado la proposta, nonostante fossi perplessa sulle reali motivazioni della sua telefonata.
Sospettavo infatti che le ragioni potessero essere un po’ diverse.
Al momento della visita il buon “Ben so, frate” si presentò con una piccola scatola da scarpe contenente due (datati) libri di scacchi in lingua spagnola (più un improbabile orologio BHB appartenuto anni prima al DLF) : “Aperturas Abiertas” e “Gambito de Dama“.
Un lapsus freudiano ?
La serata proseguì in modo tranquillo, fra aneddoti e vecchie storie.
Ma il momento top doveva ancora arrivare.
Mentre ero in pigiama sul punto di andare a nanna squilla improvvisamente il telefono.
Era “Ben so, frate”.
“Ciao Veronica, sono io”.
“Ciao, dimmi, hai per caso dimenticato qualcosa da me ?”
“No, è che avevo da farti una domanda…”
“Chiedi pure.”
Ovviamente a questo punto avevo già capito dove voleva andare a parare…
“E’ che ho un dubbio…”
“Che dubbio, spiegati.”
“Sei per caso tu quella che ho visto in una locandina pubblicitaria (in realtà era un depliant pieghevole scritto in francese…) che ho visto alla Bottega dei Desideri qualche giorno fa ?”
“Sì, certo che sono io, direi che mi si riconosce bene.”
“E’ che non lo avrei mai immaginato che saresti diventata così…”
“Il mondo cambia, tutto cambia. Anche io sono cambiata, e molto da allora.”
Tutta invidia la loro…
“All’Accademia tutti facevano battute poco piacevoli su di te. Invece hai delle belle tette, e non solo…”
A questo punto scoppio fragorosamente a ridere…
“Tutta invidia la loro. E grazie del complimento, molto gradito”.
“Senti non è che…sai, mia moglie è molto anziana ed ormai con lei non posso fare nulla, quindi…”
“Quindi…cosa ?”
“Non è che puoi venire con me, per amicizia, però si intende, non come…”
“Ti ringrazio della proposta, ma purtroppo devo declinarla.”
“Ah, ok, (silenzio)…va bene.
Però sappi che su di te attualmente in Accademia si dicono cose che non ho nemmeno il coraggio…”
Altra fragorosa risata da parte mia.
“Oh sì, lo immagino.
Ah, dimenticavo, salutami calorosamente il “prosciuttaio” e soprattutto la sua consorte, quelli che ai tempi mi avevano proposto una cattedra presso un collegio delle suore Orsoline.”
A questo punto la comunicazione si interrompe improvvisamente.
E di “Ben so frate” da allora non ho più saputo nulla.
Ah, la mia non era una battuta.
Il “prosciuttaio” – in combutta con il presidente dell’Accademia (protagonista della storia raccontata in precedenza in fondo comica) – a ‘mo di sfottimento mi avevano davvero proposto in forma ufficiale quella cattedra.
Incarico che – nonostante allora fossi davvero casta e pura come la neve – ovviamente rifiutai.
Sweet dreams
Nel corso degli anni ho imparato a conoscere l’ipocrisia delle persone.
Questo mi è servito non per accumulare sassolini.
Ma per avere la possibilità di usare un bazooka.
Siempre con mucho gusto.
Lo tengo sempre ben carico perchè ci sono sempre persone che mi danno l’occasione di usarlo.
Le stesse che si meravigliano del mio comportamento.
Ecco perchè averne uno di scorta è sempre necessario.
Maggio 4, 2014
Così come sai benissimo che la stragrande maggioranza delle persone è sui livelli di F********G******* oppure V***** C****, appena sente quella parola o vede qualcuno in quella situazione, scappa, o si gira dall’altra parte, o lascia il premio sul tavolo, o si tiene alla larga come con gli appestati…
Ci sono moltissime persone che sono dei perdenti e sono felici di esserlo.
Anche se apparentemente sembra che vogliano essere dei vincenti.
Ma non è ciò che desiderano.
Infatti hanno una forte propensione a diventare dei martiri.
In questo modo si trovano al centro dell’attenzione, ed ottengono ciò che vogliono.
È molto bello il fatto che la natura susciti forti desideri e poi fornisca i mezzi per poterli soddisfare.
Coloro che vogliono vincere e non possiedono le competenze possono trovare qualcuno in possesso di queste ultime che li possa aiutare.
Infatti per loro vincere è un dramma.
Provano eccitazione, piacere solamente quando sono umiliati, sottomessi e perdenti.
Tornando alla frase precedente…è proprio vero che si gira dall’altra parte…
… scappa o si tiene alla larga…
…o lascia il premio sul tavolo…
Talvolta ripenso alle 64 caselle.
Al tempo dedicato a giocare, ad analizzare, a studiare.
Ed al freddo distacco che invece provo ora nei confronti di tutto ciò che sta intorno al cosiddetto Nobil Giuoco.
In passato gli scacchi erano considerati contemporaneamente sia sport che arte.
In quel periodo vedevo gli scacchi in una maniera poetica, oserei dire tenero.
Ma il sentimentalismo se ne è ormai andato da un bel pezzo.
Raffiguravo la scacchiera come la persona amata, esattamente come il primo giorno.
Bella, sorridente e felice.
Anche quando il peso degli anni si faceva sempre più sentire e la sua bellezza stava ormai sfiorendo nel tempo.
Oggi invece che sono completamente estranea a quel mondo la vedo per quella che è in realtà è.
Sfiorita, invecchiata ed in sovrappeso.
Infatti quando guardiamo il mondo solo dall’interno percepiamo quasi sempre una visione distorta della realtà.
Mentre dall’esterno, ahimè, ne osserviamo l’oggettività.
In passato gli scacchi erano considerati contemporaneamente sia sport che arte.
I cardini della scuola sovietica che nel corso degli anni ha prodotto centinaia e centinaia di magnifici giocatori.
Ma oggi è diverso.
Non più manovre armoniche, non più geometrie perfette, idee fantasiose, combinazioni brillanti.
Ma esclusivamente puro calcolo matematico.
Va molto di moda oggi dire che gli scacchi non sono più poesia.
Solo ricerca della verità assoluta.
Le valutazioni della macchina in centesimi sono leggi inalienabili.
Ed un uomo può (anzi deve !) raggiungere la perfezione solo eguagliando la macchina nel calcolo.
Ormai nessuno è interessato al fattore estetico.
Ma esclusivamente al risultato finale.
Da ottenere in qualsiasi modo possibile.
Nessuno è più affascinato dalla bellezza del gioco.
Ma solo a tirare pugni sull’orologio.
Oggi infatti spesso si assiste a partite fra Grandi Maestri – anche di alto livello – dove predomina esclusivamente il fattore tempo.
Le speculazioni sullo Zeitnot ovviamente ci sono sempre state ed hanno sempre fatto parte del gioco.
Ma i Grandi Maestri di un tempo – quelli con la M maiuscola – nella stragrande maggioranza di queste situazioni piuttosto che muovere i pezzi senza costrutto per ore ed ore si sarebbero accontentati di un pari.
Questo è uno dei motivi (non certo l’unico, ma il più importante sicuramente) per cui gli scacchi sono degenerati in qualcosa che non si può più chiamare sport (anche se la presenza di un esasperato agonismo rende la questione molto complessa e non trattabile in poche righe) né tantomeno arte.
Ma semplicemente un gioco, sia pur interessante e – per certi versi – ancora molto affascinante.
Un lento (ma inesorabile) declino
Con questo articolo chiudo definitivamente il capitolo delle mie “esperienze” in un ambiente che – come ho già affermato più volte – a mio avviso è diventato talmente malsano che ritengo sia meglio per chiunque mantenersene alla larga.
Ovviamente – e ci mancherebbe altro – questa è esclusivamente la mia opinione personale.
Novembre 27, 2014
Addirittura criticare sprezzantemente i più forti giocatori del passato…
A quanto pare, fra gli scacchisti le maggiori preoccupazioni sono :
Doping informatico e cheating in generale
Paura di perdere contro un giocatore dall’elo inferiore
Avere un rating il più alto possibile
Spartizione di premi previo accordo fra giocatori prima dell’ultimo turno
Compravendita di partite al fine di ottenere una norma
Le polemiche fioccano sterilmente.
Temi triti e ritriti.
Ma si è mai visto qualcuno proporre qualche cosa di concreto ?
No.
Quindi significa che alla maggioranza va bene così.
Naturalmente non esiste una panacea per tutti questi mali.
Ma il primo esempio di lealtà e correttezza sportiva dovrebbe venire dai giocatori di punta e dagli istruttori.
Ma sono proprio queste due categorie a brillare spesso per la scarsa eticità.
Ed a dare cattivi esempi di imitazione per le nuove generazioni.
Purtroppo sin dall’inizio non si insegna la sportività, il fair play, la correttezza.
Ma si induce una ambizione esagerata che inevitabilmente sfocia in un agonismo esagerato.
Non importa come.
Ma occorre sempre e comunque vincere.
Non più manovre armoniche, non più geometrie perfette.
Nè idee fantasiose, combinazioni brillanti.
Ma esclusivamente calcolo matematico.
Va molto di moda oggi dire che gli scacchi non sono poesia.
Ma solo lotta e ricerca della verità “assoluta”.
Le valutazioni della macchina sono leggi inalienabili.
E che un uomo può (anzi deve!) raggiungere la perfezione (a scacchi come in altre attività) eguagliandola nel calcolo.
I commenti ormai sono più o meno sempre di questo tenore.
Ed i risultati erano piuttosto prevedibili da immaginare.
Gente che non ha mai spinto un legnetto – quindi potenzialmente chiunque, anche chi non conosce nemmeno le regole del gioco ed il movimento dei pezzi, ma sa solo leggere la notazione algebrica – può sentenziare commenti da top-GM con supponenza e spocchiosità.
Addirittura criticare sprezzantemente i più forti giocatori del passato.
Una domanda spontanea.
Che interesse potranno destare nei mass-media ?
Zero, ovviamente.
Perchè il primo che passa per la strada può atteggiarsi da campione del mondo solo perchè possiede un PC – od anche solo uno Smartphone – con Stockfish od Houdini.
Che interesse ha nel lettore medio di un qualsiasi giornale (online o cartaceo, poco cambia) la pagina degli annunci economici ?
Oppure la pagina dedicata alla variazione dei titoli azionari in borsa ?
Come la pagina degli annunci funebri.
Dove sono scritte più o meno sempre le stesse frasi, al massimo con una foto ricordo del proprio caro che si è addormentato.
Quindi cosa ci si può aspettare come percezione del movimento da parte della alla gente comune ?
Soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo ora dove l’immagine è tutto, mentre i contenuti hanno valore zero.
Nulla.
Nessun ritorno di immagine, nè ovviamente di popolarità.
Questi giochetti erano un vero proprio gioco d’azzardo…
Ci vuole poco a comprendere che è proprio il tipo di messaggio completamente sbagliato.
Già pensare di praticare uno “sport” dove è noto già in partenza che sarai più debole di una macchina è frustrante di per sè.
ll “woodpusher” comune infatti non vuole più ascoltare alcuna valutazione proveniente da una persona in carne ed ossa.
Anche nel caso di un GM di fama mondiale.
Inoltre gli allenatori non fanno che ricordare che occorrono tantissime ore di studio e che è tassativo iniziare in tenera infanzia.
Chiudono il cerchio gratificazioni finanziarie nulle o quasi tranne che i primissimi del mondo e nessuna possibilità di avere visibilità mediatica fuori dal proprio ambiente.
Con queste basi chiunque capirebbe che semplicemente non c’è speranza alcuna di aumentare il numero dei proseliti.
E soprattutto perchè mai si dovrebbe dedicare così tanto tempo alla pratica agonistica di un gioco ormai ridotto solo ad un calcolo numerico/spaziale, per di più completamente astratto ed avulso da qualsiasi aspetto pratico della vita reale ?
Quali potrebbero essere i motivi per spingere un neofita ad avvicinarsi ad un gioco come questo ?
In passato gli scacchi erano considerati contemporaneamente sia uno sport che arte.
Questo è stato uno dei cardini della scuola sovietica che in passato ha prodotto centinaia e centinaia di magnifici giocatori.
Ma oggi è diverso.
Un altro esempio della degenerazione attuale.
Le nuove generazioni – ma anche molti degli storici frequentatori di tornei che ancora bazzicano l’ambiente – nella grande maggioranza dei casi non sono per nulla interessate al fattore estetico degli scacchi.
Ma esclusivamente al risultato finale.
Da ottenere in qualsiasi modo, corretto o scorretto che sia.
Non sono interessati alla bellezza del gioco.
Ma a tirare pugni sull’orologio e nulla più.
Preferendo in molti casi di provare a vincere solamente andando avanti ed indietro con i pezzi senza fare nulla aspettando la caduta della “bandierina”.
Oggi il fatidico 0.00 dell’orologio digitale, che permette speculazioni sul limite dei centesimi.
Un tempo con gli orologi Garde (o peggio con i BHB con la bandierina piccola) non era possibile capire quanto fosse il tempo effettivo che mancava.
E quindi questi giochetti erano un vero proprio gioco d’azzardo.
Oggi invece si assiste a partite fra GM – anche di alto livello – dove l’unico fattore che spesso è presente in una posizione è la mera speculazione sul tempo.
Le speculazioni sullo Zeitnot ovviamente ci sono sempre state ed hanno da sempre fatto parte del gioco.
Ma al di là dell’etica scacchistica, i Maestri di un tempo (non a caso con la M maiuscola) nella stragrande maggioranza di queste situazioni si sarebbero accontentati di un pari piuttosto che muovere a casaccio su e giù i pezzi sulla scacchiera in posizione strapatta.
In questo modo – e con la diffusione del gioco in rete quest’aspetto si è allargato in modo inesorabile – il gioco è viavia degenerato in un qualche cosa che non si può certo più chiamare né sport (quantomeno non nella accezione più popolare del termine, mentre se si mette in conto l’aspetto puramente agonistico è ben altra cosa e chi ha giocato agonisticamente anche un solo torneo lo sa molto bene) né tantomeno arte.
Concetti come creatività e fantasia sono andati viavia scemando.
La causa ?
La crescente forza dei programmi per PC – che come si sa si basano esclusivamente sulla velocità di calcolo delle posizioni, sull’enorme libro di apertura implementato in precedenza e sulla tablabases in finale – sicuramente ha influito pesantemente.
E l’effetto ?
Nell’ambiente sono rimasti (ovviamente tranne i pochi professionisti di altissimo livello) solo coloro che hanno dedicato in passato talmente troppo tempo dietro al gioco che hanno trascurato ogni altro tipo di rapporto o di attività sociale.
Oppure che nel frattempo non hanno appreso alcuna altra professione ed in qualche modo devono pur campare.
O che semplicemente non dispongono di un’altra vera alternativa nella vita.
Anche se ad una domanda specifica risponderebbero che il motivo è la passione per l'(ex) Nobil Giuoco.
I primi che negli anni ’90 si sono resi conto di questo sono stati Bronstein e Fischer.
Due colossi della scacchiera che hanno sempre avuto il massimo rispetto per il gioco.
E che soprattutto hanno sempre visto gli scacchi prima arte e poi sport.
Infatti per poter provare a risolvere questo genere di problemi avevano inventato le cadenze ad incremento (prima Bronstein e poi Fischer) e la disposizione random dei pezzi in apertura (la 960 o Fischer random).
Ma con l’andare del tempo, anziché procedere in questa direzione, si è preferito dare la priorità alla lotta al cheating (pur essendo ovviamente importante vista la crescente diffusione di potentissimi mezzi di analisi informatica e di trasmissione) che invece è solo un problema collaterale.
I bari in qualunque ambiente ci sono e ci saranno sempre.
Soprattutto se i giocatori sono “educati” sin dall’inizio al raggiungimento del risultato con ogni mezzo piuttosto che cercare di vincere sulla scacchiera con il bel gioco.
Non è certo una questione di finanziamenti che mancano.
Sento spesso dire che la crisi economica e la mancanza di fondi nei tornei distolgano l’interesse di molti potenziali appassionati al gioco.
Ma nella vecchia URSS la stragrande maggioranza degli agonisti (dall’amatore a molti fortissimi giocatori che ai tempi non hanno mai varcato la cortina di ferro) non guadagnavano nulla dal gioco.
Tranne i pochissimi di vertice.
Che comunque in ogni caso avevano soddisfazioni finanziarie assai misere.
Tranne il prestigio di avere giocato una bella partita.
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