Bob Morse

Pubblicato il 3 Aprile 2023 da Veronica Baker

In poche parole, un vero mito.

Veronica Baker


Bob Morse

Questo resta l'autentico ed unico grande slam del basket italiano
Fu sempre presente a tutti gli incontri di quella memorabile squadra di basket che in Italia fino ad ora non ha avuto uguali…

Bob Morse è nato il 4 gennaio 1951 nel Maryland (USA).

Arrivò alla Ignis nel campionato 1972/73 ed il motivo della sua scelta è da ricercare nella mania di perfezionismo dell’allenatore bosniaco Aza Nikolic che, preoccupato di ristabilire la supremazia sull’Olimpia Milano e, di conseguenza, sul Campionato Italiano, ritieneva necessario trovare un’ala di statura superiore rispetto a Manuel Raga.

Sostituire il messicano, amatissimo dal pubblico varesino, sembrava un’iniziativa completamente errata ed a molti un vero affronto.

Oggi sappiamo che Nikolic aveva ragione.

Sarà forse un caso, ma lo statunitense nel suo primo anno alla Ignis vinse tutti i trofei in palio : Coppa dei Campioni, Campionato Italiano, Coppa Intercontinentale e Coppa Italia.

Solo per la cronaca occorre sottolineare che questi successi vennero ottenuti dal 22 marzo ’73 (finale di Coppa dei Campioni a Liegi contro il CSKA Mosca, 71-66) all’11 maggio ’73 (finale di Brescia di Coppa Italia con il Saclà Asti, 94-65), con l’intermezzo del vittorioso spareggio scudetto  di Bologna il 25 aprile : 74-70 sul Simmenthal, e della conquista della Coppa Intercontinetale a San Paolo del Brasile davanti a Sirio (BRA), Bayamont di Portorico, Yugoplastika di Spalato (YUG) e Marathon Oil (USA).

Questo resta l’autentico ed unico grande slam del basket italiano, in quanto conquistato nella stessa stagione sportiva : stessi giocatori e stesso allenatore.

Morse iniziò la sua attività a Varese a ventuno anni di età.

Nelle prime cinque gare del torneo ’72/’73 : 27 punti ad Asti contro il Saclà (81-70) ; 45 in casa con la Fortitudo Bologna (89-53) ; 30 a Napoli contro la Partenope (92-65) ; 39 a Varese contro la Reyer Venezia (89-66) e 35 a Milano contro il Mobilquattro (101-64).

Fu sempre presente a tutti gli incontri di quella memorabile squadra di basket che in Italia fino ad ora non ha avuto uguali.

Questi dati sono un po’ il viatico e la norma per i suoi nove anni a Varese, anche se, dopo il ’79, per l’indebolimento dopo al passare degli anni della formazione non fu più possibile il ripetersi di così tanti successi.

Morse giocò 645 incontri, vincendone 504 e perdendone 141, con una percentuale di vittorie pari al 78.14%.

Bob lasciò Varese al termine della stagione ’80/’81, ultimo anno della gestione Guido Borghi, quello più travagliato e difficile per le note difficoltà finanziarie.

Giocò per tre stagioni ad Antibes, nel campionato francese, anche per una norma cervellotica del regolamento italiano di allora che vietava il cambio di squadra ai giocatori stranieri già tesserati per società di basket italiane di serie A1, cedibili solo a squadre neo-promosse nella massima serie.

Qui si fermò per tre anni prima di tornare in Italia a chiudere la carriera da giocatore tra le file della Cantine Riunite Reggio Emilia dopo altre due stagioni da protagonista.

Il 27 maggio 1986 Morse presentò presso la libreria Veroni di Varese il suo libro “Io, Bob Morse” e tre giorni dopo giocò a Reggio Emilia la sua partita di addio in una gara amichevole davanti ad un pubblico di 4000 persone.

Nel primo tempo si schierò con i vecchi compagni della gloriosa Ignis e nel secondo tempo con la Cantine Riunite, sua ultima squadra, contro la DiVarese.

Un grande cestista, con un tiro formidabile, eccellente rimbalzista e difensore come pochi.
Un atleta correttissimo, serio e meticoloso negli allenamenti così come nella vita quotidiana.

In poche parole, un vero mito.



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